And Rose, la mostra personale di Monica Bonvicini, aperta al pubblico fino al 14 dicembre 2024, «aggiunge un ulteriore tassello alla pratica dell’artista incentrata sull’interazione tra opera, spettatore ed architettura. Con le imponenti sculture della serie Chainswings che dominano la navata, Bonvicini continua infatti la sua incisiva esplorazione delle dinamiche di potere insite negli spazi architettonici, portando la sua indagine a nuove vette di complessità e risonanza».

Il titolo stesso della mostra è un groviglio di stratificazioni: d’impatto, fa pensare ad un’attesa, come se, alla fine, potesse arrivare Lei, Rose, o ancora, richiama ai fiori del video Requiem di Jonas Mekas che hanno riempito la navata nei primi mesi del 2024. Nulla di tutto ciò, in realtà, viene dall’espressione “And Rose” usata dunque come verbo, come testimonianza di una ribellione. Una sottigliezza che si può intuire osservando attentamente dal fondo dello spazio espositivo la posizione e l’estetica che assumono le catene di acciaio galvanizzato usate per creare l’opera. Alludendo provocatoriamente, per il materiale scelto, ad un mondo industriale e subculturale, i tre gruppi scultorei, concentrati tutti nell’incrocio tra navata e transetto prima dell’abside, si innalzano verso il soffitto della chiesa (to rise up, appunto) esattamente come i baldacchini barocchi che troneggiano nelle più sfarzose cattedrali.

Esse sono sia sculture performative, che contemplative. Creano riflessi, suoni, possono oscillare come altalene e far echeggiare il loro tintinnio da un capo all’altro della struttura e della sala. Con la luce del sole, poi, rendono lo spazio liquido, intensificando la loro natura di oggetti divisivi, in grado di generare scandalo, ma anche invitare alla contemplazione. «La scelta di una chiesa sconsacrata come contesto espositivo amplifica l’importanza dell’opera, creando un dialogo tensivo tra sacro e profano, istituzionale e sovversivo. Questo solleva inevitabili questioni cruciali sulla riappropriazione degli spazi pubblici e sulla fluidità dei confini tra arte, architettura e critica sociale, temi cari a Bonvicini, e che, in questo caso specifico, invitano ad una riflessione sulla persistenza delle strutture di potere anche in spazi apparentemente desacralizzati».
Se da un lato, però, si invita a “spezzare le catene”, dall’altro lato emerge – o piace pensarlo – un aspetto poetico e mistico che ha nel moto ascensionale dell’installazione il suo vero punto di forza.



Monica Bonvicini, AND ROSE
5 ottobre – 14 dicembre, 2024
Chiesa di San Carlo, Cremona, un progetto di Form The Creative Group
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