Emiliano Maggi e Cosimo Damiano, artisti e musicisti. Insieme per il loro progetto musicale i Canzonieri, il duo artistico ha chiuso la stagione 2024 di Hypermaremma con la live performance Crown yourself with the stars at night, Sorrow comes ever with delight, primo evento ospitato all’interno dell’installazione Prospettiva-Cielo di Mauro Staccioli presso località Giardino (Capalbio). Suoni elettronici dall’anima crepuscolare, creati attraverso la manipolazione sperimentale di diversi strumenti acustici, modificati o realizzati ad hoc dagli stessi artisti che hanno suonato tra le geometrie piramidali in cor-ten. Carlo Pratis, tra i fondatori di Hypermaremma insieme a Giorgio Galotti e Matteo d’Aloja, ha intervistato i due artisti.
Entrambi venite da due mondi apparentemente lontani dal progetto Canzonieri. Damiano dalla scena rave dei primi 2000, Emiliano dall’arte figurativa e in particolare dalla scultura / pittura. La prima domanda che mi sento di farvi è questa: cosa in questo progetto avete trovato di nuovo e cosa invece avete portato dal vostro bagaglio del passato?
I due mondi lontani ci hanno dato la possibilità e l’accesso ad una visione ancora più completa, la naturale condivisione di idee e crescita. Non è facile, bisogna saper ascoltare e imparare in modo reciproco. In un progetto come Canzonieri sono fondamentali le esperienze musicali diverse perché portano stimoli e cresce la curiosità. Entrambi abbiamo trovato qualcosa di nuovo, prima di tutto la fase delle nostre vite che questo progetto rispecchia, trasformandosi e mutando insieme ad esse, oltre a questo per uno può essere un incontro con un mondo elettronico più proiettato nel futuro e per l’altro con un mondo passato più umano e legato ad un’interazione fisica e a una presenza materica, tutto ciò con grande fluidità nello anche nello scambio dei ruoli.

Mi diverte molto il totale cambio scenario rispetto all’ultimo vostro acclamatissimo live al festival Atonal di Berlino: dal ciclopico Kraftwerk, l’ex centrale elettrica della città, suonare invece totalmente immersi nel paesaggio maremmano circondati dalle tre piramidi di Mauro Staccioli. Come incide su chi performa passare da 4000 spettatori a un atmosfera più soffusa e totalmente rurale?
Come ogni performance e come ogni mostra lo spazio è fondamentale sia sull’assetto installativo visivo che quello sonoro. È importante conoscere il nostro linguaggio e la nostro musica in modo tale da poter plasmare e trasformare il live ed il rapporto con il pubblico, che siano 4000 o un singolo individuo, che sia una grotta o un museo.
Una domanda apparentemente banale ma che spero generi delle risposte non altrettanto banali: come nel progetto Salò, di cui entrambe avete fatto parte, anche in Canzonieri c’è una volontà di trasfigurazione, un presentarsi al pubblico come personaggi surreali e fiabeschi. Cosa significa per voi appunto questa trasfigurazione?
I nostri costumi e i nostri colori esprimono i sentimenti racchiusi nella nostra musica, si completano con gli strumenti e con noi stessi; accompagnano la poesia e la teatralità di ogni performance. Il passaggio stesso tra i due progetti è una trasfigurazione che accompagna il nostro percorso interiore.



Rispetto alla vostra prima performance a Palermo nel 2022 a Palazzo Abatellis di fronte al Trionfo della Morte, qual è la direzione che il progetto sta prendendo? Cioé quali sono state le evoluzioni in questi due anni?
Le evoluzioni sono molte, legate alla crescita musicale e non solo. In due anni circa abbiamo composto diverso materiale, stiamo lavorando sulle ultime parti di un disco album che uscirà l’anno prossimo, dove saranno presenti registrazioni eseguite in studio e field recordings tra natura e altri ambienti, siamo passati attraverso varie fasi che ci hanno permesso di raccogliere materiale eterogeneo, abbastanza da poter raccontare il nostro mondo.
Un lato interessantissimo del vostro progetto, ma meno evidente, è quello della grande ricerca che sta dietro il suono e gli strumenti che avete sul palco, molti dei quali addirittura autoprodotti. Mi piacerebbe saperne qualcosa di più.
Stiamo costruendo diversi strumenti che potranno accompagnarci in questo viaggio. All’Atonal abbiamo utilizzato una tavola in legno con microfoni a contatto dove i passi di danza vengono elaborati digitalmente per creare sonorità che evochino tempi e mondi lontani; un ukulele baritono con elementi in bronzo anche questo per creare percussioni insieme alle corde. Altri strumenti sono in fase di studio e costruzione, altri invece modificati per dare loro un’ulteriore esistenza.

Ultimissima domanda: Ho avuto la fortuna di aver assistito alla maggior parte dei vostri live. Ma per Hypermaremma c’è stata un incredibile e inaspettata sorpresa: una traccia cantata in italiano e soprattutto una cover di uno dei cantautori più iconici della nostra storia.
Sballi Ravvicinati del terzo tipo… un ripetitivo riff di chitarra, il canto quasi parlato, recitato, tutto racchiuso in una preghiera di speranza non in un Dio, in un salvatore, ma nel matto di turno, o negli alieni ma nella consapevolezza dell’essere semplicemente umani e fondamentalmente soli, che a proprie spese impareranno che “dovevano fare da loro“, trovando volta per volta e “da soli” la soluzione ai problemi e alle avversità della vita, senza declinare a “quelli che sarebbero venuti in volo” la risoluzione delle cose, la remissione dei propri peccati e delle proprie responsabilità. Vasco ci dice che proprio nella scoperta dolorosa possiamo prendere il volo. Abbiamo chiuso la performance con questo brano rivolto al cielo.