«Andremo poco lontano da qui», diceva Alessandro Dandini de Sylva quando, con José Angelino, Marco Emmanuele, Luca Grechi e Diego Miguel Mirabella, ha dovuto abbandonare gli studi d’artista al Lanificio per affitto non rinnovabile. Da qui – siamo alla fine del 2023 – Angelino si è spostato a Milano, Grechi al Quadraro. Dandini de Sylva, Emmanuele e Mirabella, invece, inaugureranno proprio nella serata del 17 settembre i loro nuovi studi a Tor di Quinto. Ad aggiungersi ai tre artisti provenienti dal Lanificio c’è anche Fabio Barile.

Curatore e artista, Alessandro Dandini de Sylva (1981) indaga nella sua ricerca l’ambiguità della fotografia, che contiene tanto il soggetto della rappresentazione, quanto il pensiero di chi ha fotografato. L’artista intreccia così nelle proprie immagini documentazione e immaginazione, dando vita a mondi impossibili che sono l’esito di un lavoro scenografico in studio, oltre che della manipolazione della stampa e delle luci. È quanto accade, per esempio, nella serie Paesaggi, in cui emerge anche un elemento pittorico. Tra gli altri temi di ricerca, Dandini de Sylva si è dedicato anche all’indagine sul vuoto e sulle relative modalità di rappresentazione attraverso l’obiettivo.
Anche la ricerca di Fabio Barile (1980) passa per la fotografia, mezzo privilegiato per indagare i fenomeni complessi. A partire dall’osservazione dell’erosione delle coste e del paesaggio geologico, la fotografia per Barile ha preso le forme di uno strumento filosofico di analisi della realtà. In una delle sue serie, Works for a cosmic feeling, l’artista esplora infatti l’interconnessione tra gli elementi del paesaggio: un lavoro in cui la fotografia prende le forme di uno strumento stratigrafico.


Marco Emmanuele (1986) costruisce i suoi paesaggi cospargendo tele e sagomati in legno con polvere di vetro, materiale ottenuto artigianalmente macinando i residui che si possono trovare sulle spiagge. Le tele, intitolate ISO e seguite da un numero progressivo, sottolineano la componente artigianale del lavoro dell’artista, oltre ad essere l’esito di un lavoro di recupero di materiali di scarto, investiti così di nuove potenzialità espressive. Tra gli altri lavori di Emmanuele, anche le Drawing Machines, macchinari, a volte di dimensioni ambientali, per realizzare opere collettive.


Con alle spalle un corpus eterogeneo di opere, Diego Miguel Mirabella (1988) focalizza la propria poetica sul rapporto tra poesia e linguaggio, traducendolo visivamente. Caratteristica costante nelle sue opere, n molti dei suoi progetti Mirabella si avvale dell’immaginario, degli usi e della cultura di altri artisti o artigiani. Scopo della ricerca, indagare i limiti tra sé e “l’altro”.
L’apertura degli studi d’artista, situati a Tor di Quinto, in via Camposampietro 135 (Roma), è prevista per martedì 17 settembre dalle ore 18 alle ore 22.