Arte e impresa, verso una nuova narrazione

Un’alleanza sempre più solida: l’esempio positivo di aziende italiane che hanno saputo stare al passo con i tempi, sostenendo la cultura e dando voce agli artisti

In un’epoca dove le istituzioni pubbliche hanno rinunciato a essere cinghia di trasmissione tra l’arte contemporanea e la società, poiché si dedicano principalmente alla conservazione di frammenti della storia dell’arte o alla promozione di artisti già affermati, in dialogo con il sistema, le aziende assumono sempre più il ruolo di mecenati d’arte. Una volta abbandonata la logica dominante della classica sponsorship, tipica degli anni Novanta e Duemila, ed entrate in un’epoca nella quale devono inevitabilmente mettersi in dialogo sia con il pubblico che con gli stakeholders, oggi l’arte sta diventando un nuovo strumento di branding e di posizionamento aziendale. Per quelle imprese che capiscono che non è più sufficiente veicolare la propria narrazione aziendale in maniera monodimensionale, ma occorre cominciare a interpretare la complessità di quest’epoca, l’arte diventa un potente alleato.

Agostino Iacurci, Fiori diversi al naturale, 2024, Elica Project, courtesy Fondazione Ermanno Casoli, photo Lorenzo Palmieri

In questo scenario, gli artisti riacquistano una centralità e una responsabilità sociale poco percepita all’interno del sistema dell’arte, attraverso un dialogo alla pari con le aziende che lasciano loro una libertà di espressione e di critica fino a pochi anni fa inimmaginabile all’interno di un contesto corporate. In questa panoramica ci siamo concentrati su alcune best practices italiane, legate ad aziende che si sono alleate con l’arte contemporanea per affrontare alcune de le principali sfide industriali del presente, escludendo invece aziende che gemmano fondazioni o corporate collection o fanno sponsorship a grandi eventi. Questa ricognizione parte dalle residenze d’artista, spesso scelte per la loro capacità di sviluppare senso d’appartenenza aziendale e innovazione, grazie allo stretto contatto tra l’artista, gli operai e i ricercatori.

Il caso più significativo è quello di Elica, che da oltre 17 anni porta avanti un progetto annuale per mettere in contatto artisti e dipendenti, al fine di realizzare opere ambientali che entrino a far parte del patrimonio aziendale. Altre realtà simili hanno recentemente sperimentato questo format: la ditta tessile Ugolini con Valentina Furian, il Cementificio Colacem con Alice Paltrinieri in occasione della XXVII Biennale di Gubbio, la Giovanardi S.p.A. che ha invitato in occasione del proprio centenario dieci artisti nella sua sede, e tutte le aziende coinvolte recentemente nel progetto Ultravioletto come Venetian Gold, Plastopiave, Nord Resine, Masutti e Tecnodinamica. In altri contesti l’artista entra in azienda per modificarne gli ambienti di lavoro, soprattutto in situazioni industriali dove l’arte può rappresentare uno squarcio temporale, durante gli intensi orari di lavoro di industrie pesanti. Alcuni esempi recenti sono la Malagoli Aldebrando che accoglie un neon di Ryts Monet, Bolton che ospita un murales di Giulia Mangoni nel refettorio aziendale, Irinox con un lavoro in fabbrica di Matteo Attruia e la galleria in ufficio realizzata da Leonardo Assicurazioni con UNA Gallery. I premi di impresa continuano a essere uno strumento estremamente efficace per comunicare il proprio posizionamento attraverso l’arte contemporanea: primo fra tutti il premio MAXXI Bvlgari Prize che si è conquistato negli anni la fama di Turner Prize italiano e poi a seguire il premio Furla, il premio Cairo, Carapelli for Art, Artisti per Frescobaldi e Ala Art Prize, tra gli altri.

Kelly Akashi, Inheritance, 2021, Furla series, courtesy Lisson Gallery, photo Paul Salveson

Interessante è il Max Mara Prize for Women, per la collaborazione espositiva con la Whitechapel Gallery di Londra e il premio Arte Circolare, nato nel 2021 e promosso dal consorzio CONAI, che vede coinvolti ogni anno dieci giovani artisti italiani, chiamati a interpretare il tema dell’economia circolare: si tratta della prima iniziativa a livello internazionale dedicata esclusivamente ai temi della sostenibilità. Altri gruppi industriali invece si affidano allo sguardo di curatori per costruire progetti di mostre che possano indagare in maniera non convenzionale il proprio mondo. Tra questi citiamo Ghella, che per il secondo anno ha presentato al MAXXI Nuove avventure sotterranee, una grande mostra fotografica dove cinque artisti interpretano i cantieri e i paesaggi della ditta di costruzione, mentre ROAD, il distretto di innovazione di ENI che ospita la scuola per l’imprenditoria ENI Joule, ha da poco inaugurato Energie Contemporanee, una mostra negli spazi del Gazometro di Roma, in cui 17 artisti contemporanei emergenti indagano il futuro dell’energia, anticipando le sfide che l’umanità dovrà affrontare nel prossimo futuro. Altra tipologia di collaborazione tra arte e industria è legata alle aziende che invitano attivamente gli artisti all’interno della loro produzione industriale, come Mutina, Illy e Alcantara, che promuovono collaborazioni con grandi artisti internazionali, come Maurizio Cattelan o Francesco Clemente, realizzando attraverso i loro prodotti progetti d’artista. Samsung invece, con la sua Art Room, mette a disposizione degli artisti tecnologie innovative per produrre opere che entrano a far parte di una gallery virtuale.

Camilla Alberti, The Adoubement. Ceremony for Extremophiles Bodies, 2022, detail, Energie Contemporanee, photo Omar Golli

Due menzioni internazionali vanno a Hyundai e Swatch: la prima ha preso il posto d’onore all’interno della Turbine Hall della Tate Modern e ha promosso la realizzazione di opere legate a una nuova produzione automobilistica commissionate ad artisti emergenti, tra le quali l’italiana Camilla Alberti. Swatch invece è partner storico della Biennale, e continua a coinvolgere artisti internazionali nella realizzazione di orologi d’artista, concentrandosi sulle ultime generazioni. Oltre ai grandi progetti rivolti alla comunicazione esterna è interessante menzionare quelle aziende che investono nel potere trasformativo dell’arte per far crescere internamente i propri dipendenti o clienti. La divisione salute di AXA ha dato vita al Contemporary World Observatory, un’analisi dei principali megatrend del futuro attraverso il potere anticipatorio degli artisti del presente.

Per concludere grande risalto va dato alle istituzioni come Fondazione CDP, che stanno adoperandosi per attivare il tessuto industriale delle aziende partecipate di Cassa Depositi e Prestiti a contaminarsi con l’arte contemporanea. È il caso del progetto We Love Art, un primo capitolo di una strategia che ha coinvolto multinazionali del calibro di Webuild, Terna, Snam, ENI, Ansaldo, TIM, Open Fiber e CDP Immobiliare nella progettazione di opere d’arte che hanno raccontato l’industria italiana all’estero, e nel futuro mira a intensificare lo scambio di know how tra artista e azienda attraverso progetti capillari sul territorio italiano.

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