Laureato in Conservazione dei beni culturali con un Master in Business Administration, Mattia Voltaggio ha 15 di esperienza nel settore della comunicazione aziendale Eni (brand management e advertising). È stato Officer del Chief of Human Capital & Procurement Director di Eni e dal 2020 è responsabile di Joule – la Scuola di Eni per l’impresa, coordinando programmi di incubazione, accelerazione e intrapreunership. Nel 2023 ha assunto inoltre il ruolo di Program Manager Officer di “ROAD – Rome Advanced District”, un hub emergente di innovazione tecnologica su nuove energie e transizione digitale fondato da Eni, FS, Autostrade per l’Italia, Acea, Bridgestone, Nextchem e Cisco.
Quale visione del futuro guida le tue scelte quotidiane?
Senza dubbio la possibilità di lavorare per un’azienda leader nel mondo dell’energia, che dal 2014 sta radicalmente cambiando il suo modello di business, ti porta a concentrarti su due driver di futuro. Da un lato il mercato e la sua trasformazione, fortemente legata alla sostenibilità ambientale, dall’altro il driver dell’innovazione, che può certamente aiutare a guidare questo cambiamento. L’innovazione intesa non solo come tecnologie abilitanti ma anche come cultura interna necessaria a “governare” le tecnologie e generare impatto. La mia idea di futuro è un mix tra sostenibilità energetica, innovazione tecnologica e umana.
Che cos’è per te la complessità?
La parola complessità deriva dal latino cum-plica (con piega), che si contrappone alla semplicità, dal latino sine-plica (senza piega). Definirei quindi la complessità come uno scenario non completamente visibile che siamo chiamati a “spiegare”. Abbassare le pieghe e renderlo comprensibile a tutti.
Come affronti l’incertezza?
Affronto l’incertezza cercando di chiuderla all’interno di una matrice a due parametri. Da una parte tutto quello che può portare valore all’interno dell’azienda, in termini di contributo alla strategia, dall’altra, i rischi e le opportunità che ogni scelta si porta dietro. Sono i due cursori attraverso cui veniamo guidati anche nella vita. All’incertezza si può andare incontro solo con strumenti che aiutano a gestire rischi e opportunità.
L’arte e la cultura possono rappresentare uno strumento per portare innovazione e posizionamento all’interno dell’azienda?
Ritengo di sì, a patto che si entri in una prospettiva diversa rispetto al mecenatismo d’impresa che ha caratterizzato l’Italia nella seconda metà del Novecento. L’apertura di nuovi orizzonti, alimentati anche dal boom economico, favorì l’incontro tra il mondo della cultura e quello dell’impresa soprattutto in Italia. Oggi – anche grazie alle nuove sfide della transizione energetica e digitale – stiamo assistendo ad una maggiore permeabilità tra la sfera delle STEM, ( scienze, tecnologie, energie e matematica) e quella dell’arte e della cultura, generando esternalità positive sulla società, sul territorio e offrendo uno sguardo su quelli che potranno essere i mestieri e le competenze del futuro.
Quale consiglio daresti ad un giovane che vuole intraprendere la tua strada?
Nelle aziende serve visione ma anche un grande senso di pragmatismo. Una cosa che mi sento di consigliare è non fermarsi alla superficie: è necessario – soprattutto in alcune realtà complesse – entrare sempre nel merito, approfondire senza la pretesa di conoscere già tutte le risposte. È importante anche assumere decisioni senza avere paura del fallimento così da trasformare anche le esperienze negative in un apprendimento continuo.
Quali sono i progetti artistici in corso e in programma per il futuro?
In questo momento stiamo concentrando i nostri progetti di innovazione e cultura nell’area del Gazometro di Ostiense. Nell’ambito del progetto “Arte al Gazometro” è attualmente in corso la mostra Energie Contemporanee. È certamente un primo passo per consentire l’incontro tra il mondo dell’industria, della tecnologia e dell’innovazione con quello dell’arte e rendere questo patrimonio accessibile alla comunità.