Il minimalismo

Il minimalismo è una corrente artistica nata negli Stati Uniti all’inizio degli anni sessanta, come reazione all’astrattismo e all’espressionismo astratto e per questo considerato da molti critici come un  movimento di collegamento tra il moderno e il contemporaneo.

Caratteristica comune delle opere appartenenti a questa corrente, influenzata dal Concettualismo, sono il ricorso ad uno stile essenziale, a tratti rigoroso. Si impiegano pochi e semplici materiali spesso di derivazione industriale (in antitesi a quelli artigianali) facendo un uso assai parco del colore. Molta geometria nessuna leziosità, molte linee rette poche curve.  L’esecuzione, sottratta alla mano dell’artista e affidata alla precisione dello strumenti meccanici,  è una scelta voluta per rimarcare la lontananza dall’espressionismo, anche quello astratto. In questo senso il minimalismo è un vero ponte verso il postmoderno .

Il primo a parlare di Minimal Art era stato Richard Wollheim uno studioso dellarte inglese autore del saggio Minimal Art. Ma il termine prese piede grazie ai giornalisti e a una parte della critica che ribattezzò così quegli artisti che, dall’architettura o alle arti plastiche, cominciarono a produrre opere composte da pochi elementi, minimi per l’appunto.

Partito da lì, questo genere ha accompagnato tutta la seconda metà del ’900 ed anche nella prima decade del 2000 ha trovato nuova vitalità, con affermazioni su larga scala nel design, nell’architettura d’interni e anche nella moda

Partendo dagli Usa, i tre nomi da ricordate sono  Jackson Pollock, Mark Rothko e  Barnett Newman. Artisti di primaria grandezza che, come vedremo meglio appresso (Pollock), cambiarono radicalmente il modo di concepire la pittura.  Altre due stelle di primaria grandezza di questo genere furono Frank Stella, padre dei Black Paintings, le opere senza cornice fatte di strisce nere parallele, simbolo di una produzione industriale come negazione dell’ego artistico, e  Jasper Johns, autore di formazione concettuale le cui opere hanno influenzato le generazioni successive perché come poche altre sono state considerate il simbolo della negazione della soggettività dell’artista e della sua vanità.

Tra gli italiani non si può non ricordare Enrico Castellani, da alcuni considerato addirittura il padre del minimalismo, e poi Manzoni e Piacentino.

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