Un bambino addormentato, questa l’iconografia di Look Down che ora abita il Thomas Paine Park a New York. Ad inaugurarla assieme a Jago, la celebre artista e conduttrice televisiva Caryn Elaine Johnson, in arte Whoopi Goldberg. Per la realizzazione dell’opera, lo scultore si è liberamente lasciato ispirare dalle contrastanti emozioni che una visita nella Big Apple ha suscitato in lui, profondamente colpito dalle centinaia di senzatetto che dormivano per strada. «Quando ho creato questa scultura avevo un’idea precisa» – spiega l’artista nato a Frosinone – «raccontare la storia di chi non ha un tetto sulla testa».


«Dopo averla esposta a Napoli nell’abbraccio di Piazza Plebiscito, negli Emirati Arabi Uniti nel deserto di Fujairah, a Roma davanti al Colosseo e a Palermo a Palazzo Reale, ho capito che il senso dell’opera è quello che il contesto, le persone e il periodo storico le attribuiscono. Oggi questo bambino, che dovrebbe essere un simbolo della più bella umanità, è un’immagine dell’insensata barbarie di pochi verso i molti che rende i bambini di tutto il mondo vittime sacrificali, numeri, bilanci, a cui si può togliere tutto, la casa, la vita».


Smuovere coscienze, far nascere riflessioni, non dimenticare, sono solo alcuni degli intenti che Look Down – visibile fino a ottobre – intende, delicatamente, provocare. Nel libro I Sopravviventi, l’autore Girolamo Grammatico – da anni a fianco dei senza fissa dimora – parla di un senso, «da ricercare nella relazione fra esseri umani. Solo così la sopravvivenza di chi è senza casa può dirsi la metafora di come tutti noi abitiamo il mondo». Una fragilità che appartiene a ognuno di noi, nel racconto di una storia che riguarda il mondo intero, un mosaico di storie fortissime e intrecciate fra di loro, che Jago è riuscito a raccogliere nel rumoroso silenzio di un bambino che indifeso, dorme. E cosi quel corpicino diventa simbolo di stragi, dell’homeless, delle migrazioni, delle guerre e di qualunque individuo che ha necessità di essere salvato.