Al festival di Glastonbury arriva il silenzio di Marina Abramović

La performer serba ha invitato il pubblico del festival di Glastonbury a un silenzio di sette minuti per la pace. Erano 200mila persone

A pochi giorni dai suoi interventi in Italia, Marina Abramović ha messo in atto una nuova performance. Ma stavolta lontano dai luoghi e dai contesti delle arti visive. L’artista serba ha infatti calcato il palco del festival di Glastonbury, in Inghilterra, dove nel corso di una delle maggiori manifestazioni musicali ha zittito un pubblico di duecentomila persone per ben sette minuti.

La performance, annunciata con un solo giorno di anticipo, si intitola infatti Seven Minutes of Collective Silence ed è stata messa in scena su uno dei palchi iconici della musica mondiale, dove sono stati protagonisti personaggi del calibro di David Bowie ed Elton John. Con un linguaggio lontano da quello musicale, Marina Abramović ha invitato il pubblico al silenzio, in diretta polemica con le guerre e la violenza del mondo, e con lo scopo di «vedere come possiamo sentire energia positiva nell’intero universo».

L’esperimento è riuscito. La performer, salita sul palco vestendo un abito bianco a forma del simbolo della pace disegnato dallo stilista Riccardo Tisci, ha aperto il proprio intervento con una breve premessa al pubblico, in cui si è dichiarata «spaventata e onorata» «perché, come artista, in tutta la mia vita non ho mai visto questo tipo di pubblico. Non sto cantando, non sto ballando. Questo è un festival musicale e tutto quello che voi volete avere è divertirvi e ascoltare dell’ottima musica». «Però – ha aggiunto – nei miei 55 anni di carriera, ho sempre fatto tutto con energia, e non c’è un posto migliore di questo, adesso, per far intervenire l’energia stessa».

«Il mondo se la passa veramente di merda», ha proseguito. «Ci sono guerre, fame, proteste, uccisioni, violenza. Cosa accade se guardiamo a questo quadro? La violenza porta più violenza, l’uccisione porta più uccisioni, la rabbia porta più rabbia, la dimostrazione porta più dimostrazione. Qui – ha chiarito – cerchiamo di fare qualcosa di diverso: come essere nel presente, qui e ora, e come possiamo effettivamente tutti insieme darci amore incondizionato l’un l’altro». Poi l’invito al pubblico: nella performance, iniziata dopo il suono di un gong, ogni presente ha posto le mani sul proprio vicino e, con gli occhi chiusi, è stato spinto a un’introspezione collettiva tramite il silenzio. L’intervento al festival di Glastonbury è stato realizzato in collaborazione con CIRCA – Culturale Institute of Radical Contemporary Arts.

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