Ciò che più sorprende dell’arte di Henri Matisse è quella plasticità contenuta, non espansiva ma tattile, in un soggetto pittorico che si definisce nell’alterità dello spazio in cui è compreso. L’atelier rouge, capolavoro dell’artista, è forse la creazione che più ne racchiude la magica sensibilità: alla Fondation Vuitton di Parigi per la prima volta nella storia, una mostra espone l’affascinante quadro che rappresenta il suo studio di Issy-les-Moulineaux e tutte le opere raffigurate in miniatura al suo interno. Ognuna di queste è poi diventata simbolo suggestivo del suo fare artistico tra dipinti, sculture e ceramiche.


Una stanza completamente rossa, chiusa, senza alcun punto di fuga e con una semplificazione ridotta ai minimi termini. Un ambiente irreale e senza contatti con il mondo esterno, dove gli unici oggetti – non a caso – colorati sono proprio le opere realizzate dal pittore. Oltre ogni gioco di spazio, prospettiva e colore, Matisse ha voluto trasfigurare sulla tela la sua più intima essenza: non rappresentando sé stesso, ma ciò che più amava al mondo: l’arte. Eppure, per anni, il capolavoro rimase incompreso, rifiutato persino da uno dei suoi più potenti collezionisti, il visionario Sergej Ivanovič Ščukin, per poi essere acquistato nel 1949 dal MoMA di New York, dove attualmente è conservato.



Riconoscibilissimi all’interno del suo atelier le piccole sculture in serie delle Teste di Jeannette e Il Marinaio del 1906. La Danza, commissionatagli proprio dallo stesso Sergej Ivanovič Ščukin nel 1910, ma anche Ciclamino Viola realizzato pochi mesi prima. Quadri nel quadro insomma, in un gioco di illusioni noto anche alla ricerca di artisti come De Chirico o Magritte. Ciò che però caratterizza L’Atelier Rouge dall’Interno metafisico di De Chirico o da La condizione umana di Magritte, è che in questo caso il dipinto diventa autocitazione dell’artista stesso, modo per rafforzare la sua professione e personalità, perchè come spesso affermava «un pittore non esiste senza i suoi quadri e il luogo in cui vengono prodotti».


Dal 7 maggio al 9 settembre 2024
Fondazione Louis Vuitton, Parigi
info: fondationvuitton.fr