Nella Serra Espositiva del Museo dell’Orto Botanico, a Roma, prende posto una nuova mostra che restituisce in un percorso visivo le piante e gli spazi del luogo. Aperta al pubblico dal 24 aprile al 12 maggio 2024, Memoriae include le opere di due artiste, Ala d’Amico e Folly, che con i loro linguaggi hanno esplorato l’Orto Botanico di Roma e ne hanno trascritto le tracce, l’una con delle scansioni a porzioni di suolo, l’altra con la fotografia.

Esito del percorso delle due artiste, la combinazione dei due linguaggi in una sola forma, il cui supporto ideale è stato individuato nella carta di fibra vegetale. “Come riportare questi fotogrammi in forma di disegno? Disegno come atto primordiale per la memorizzazione dell’immagine”, scrive Giuliana Benassi nel testo critico che accompagna la rassegna. “La scelta della carta giapponese di fibre vegetali – prosegue – è il primo gesto che rimanda alle opere come a un’idea concettuale di disegno. Le stampe serigrafiche di Ala d’Amico sono eseguite alcune con grafite e altre con pigmenti naturali che riportano al contatto viscerale con la terra, mentre le immagini di Folly catturano le ombre e l’atmosfera circostante mediante l’uso di un pannello”.

Dialogando tra loro e con l’ambiente dell’Orto Botanico, le due artiste hanno dato vita a una serie a quattro mani, in cui le tracce raccolte da ciascuna, le Memoriae appunto, assumono la forma di un’unica immagine. “Non è un caso, infatti – chiarisce Benassi nel testo – che i titoli scelti per le altre opere esposte facciano riferimento ad una dimensione temporale e spaziale assieme”. “Come spesso l’artista decide di fare per i suoi lavori – prosegue – Ala d’Amico riporta nei titoli la data del giorno della stampa. Queste annotazioni ancorano l’immagine alla dimensione temporale della conclusione dell’atto di memoria, del compimento dell’opera stessa. La spazialità è tutta immersa nell’epidermide delle superfici, porzioni di spazio, tentativi di misurazione. Mentre i titoli delle stampe di Folly riportano l’orario dell’azione fotografica, calando l’impressione dell’immagine nell’atto della sua cattura. In questo gesto lo spazio è colto nel suo stesso riflesso, etereo ed evanescente.”

Unendo tempo e spazio, ma anche passato e presente, le fibre della carta riportano le tracce di un mondo perenne, dal cambiamento non percepibile. Come scrive Silvano Onofri nel suo testo critico, “quel che rimane è l’ombra, l’ultimo dono delle piante”.

Memoriae
Dal 24 aprile al 12 maggio 2024
Museo dell’Orto Botanico – Roma
info: ortobotanicodiroma.it