«L’idea del graphic novel nasce da un esame per il biennio di illustrazione all’accademia di Belle arti di Firenze, che aveva come tema Pinocchio. Durante il corso abbiamo approfondito l’opera, leggendo “Pinocchio: una storia parallela” di Giorgio Manganelli. Quanto tempo ho impiegato a realizzarlo? Circa un anno tra l’ideazione e la messa in opera, in concomitanza con la prima fase della pandemia». Così Elia Mazzantini, autore per Kleiner Flug di “Pinocchio, il colore della notte” (brossurato con bandelle, 176 pagine, 24 euro). Liberamente ispirato al romanzo di Carlo Collodi, è una storia a fumetti di formazione che reinterpreta, in chiave dark e orientaleggiante, numerosi avvenimenti del romanzo originale dal punto di vista della fata dai capelli turchini, aggiungendo elementi onirici e dando risalto alle atmosfere più cupe della fiaba pubblicata a Firenze nel 1883.


Una figura, quella della fata, che lo sceneggiatore e illustratore spiega così: «Creatura polimorfa, allo stesso tempo bambina, strega, dea pagana, madonna, sorella, madre, capretta dal vello turchino e chissà, forse lumachina o vecchietta; la fata è modello di comportamento per Pinocchio ed allo stesso tempo una mentitrice seriale, tanto che non si è ben capito se sia viva o morta». Pertanto, prosegue l’autore , «era il personaggio perfetto per infilarsi nei non detti della vicenda e cercare di tirarne fuori qualcosa di nuovo, tentando però di non svelare troppo. Rendere chiaro un personaggio così legato al mistero non mi sembrava la giusta direzione». Disegnato in bianco e nero («inizialmente il progetto prevedeva che tutto il volume, ad eccezione del finale, fosse realizzato completamente in “turchino”, un blu molto scuro; ma per problemi di leggibilità, con l’editore ci siamo visti concordi a cambiare»), “Pinocchio, il colore della notte” è una trasposizione in cui Mazzantini percorre sentieri del tutto nuovi.


«Ho scelto una strada completamente diversa – ammette –, riversando tutta l’ambiguità di un mondo narrativo che dà del bugiardo all’unico personaggio che non riesce a mentire, mentre gli altri lo fanno spudoratamente, fata in primis. Era la suggestione di “Pinocchio, storia di un bambino” di Ausonia o di “Corpicino” di Tuono Pettinato, che però scaturisce anche nel testo originale. Immaginando la crescita della fata come anch’essa menzognera, tutto è venuto di conseguenza». Un lavoro complesso e affascinante, in cui l’autore ha riversato buona parte delle sue influenze artistiche.
«In generale sono stato influenzato dall’estetica delle opere a fumetti e di animazione giapponesi: dal Miyazaki fumettista, ad autori come Yoshitoshi ABe. Per quest’opera in particolare, oltre ai saggi già citati – al quale però aggiungo anche la trasposizione teatrale di Carmelo Bene che mi ha ispirato per la figura dell’omino di burro – sono stati importanti dal punto di vista dell’estetica “Hansel e Gretel” di Lorenzo Mattotti e Neil Gaiman». Infine, pPer la componente onirica ho tratto ispirazione da L’uovo dell’angelo di Mamoru Oshii con i disegni di Yoshitaka Amano, mentre per la parte finale ho preso spunto dal silent book L’onda di Suzy Lee. Spulciando gli illustratori storici di Pinocchio, è stato Carlo Chiostri che mi ha ispirato per la fata adulta», chiosa Mazzantini.

Info: www.kleinerflug.com