Il 22 febbraio la casa d’aste Guernsney di New York presenterà alcuni fra gli oggetti personali di Nelson Mandela. Le offerte partiranno da 3.000 dollari per un paio di scarpe di pelle nera, sino ai 75.000 dollari per un libretto di identità del presidente sudafricano. Il valore totale del lotto arriverebbe a circa 5.000.000 di dollari. Lo scopo della famiglia è quello di finanziare con il ricavo, un giardino commemorativo nel suo luogo di sepoltura e un museo dedicato alla sua vita.
Tra i mirabilia presenti nel catalogo Guernsey che sarà possibile acquistare, troviamo anche alcune sue magliette, diversi regali da parte dei presidenti americani, una cyclette utilizzata durante la prigionia, un disegno in bianco e nero di una catena che si spezza, un dipinto del faro di Robben Island e persino i suoi apparecchi acustici. La vicenda inizia ormai 3 anni fa, nel 2021, quando per la prima volta la figlia maggiore del leader Makaziwe Mandela decide di mettere in vendere significativi effetti personali del padre, scomparso nel 2013. Si tratterebbe in realtà di oggetti banalissimi e senza alcun significato, se non evocassero però drammatiche pagine di storia, ancor più se non si conosce l’utilizzo che un possibile acquirente potrebbe farne: non è la prima volta che la vendita di cimeli legati a personaggi storici provoca controversie.
A ragione di ciò, i funzionari sudafricani ritenendo gli oggetti artefatti del patrimonio nazionale esportati illegalmente dal paese, si oppongono immediatamente e l’asta viene così annullata. La contenziosa vicenda tra le istituzioni sudafricana e la famiglia Mandela, prolungatasi fino a oggi, arriva in tribunale. In particolare, a scatenare accese polemiche è stata l’apparente decisione di inserire nel catalogo d’asta anche la chiave della cella dove Mandela fu rinchiuso per anni. Decisione piuttosto controversa, che ha generato diverse proteste fra la popolazione sudafricana. L’allora ministro della cultura Nathi Mthethwa aveva infatti dichiarato: «è impensabile che una casa d’aste, consapevole della storia dolorosa del nostro paese e del simbolismo dell’oggetto, si permetta di venderlo senza averci consultato.»
La chiave sarebbe stata messa a disposizione da Christo Brand, agente di custodia di Mandela durante la sua detenzione. Attualmente però, visto lo scandalo generato in passato, non ci sono dichiarazioni ufficiali da parte della Guernsney sull’effettiva vendita del cimelio ancora di proprietà del signor Brand. Ad oggi però, chiave o meno, il tribunale si schiera con la figlia, che ha quindi deciso la programmazione dell’asta a fine benefici per il prossimo mese con l’augurio che anche altre persone nel mondo, in memoria del padre, ne possano avere un prezioso ricordo.
«Voglio che altre persone nel mondo abbiano un pezzo di Nelson Mandela e che ricordi loro, soprattutto nella situazione attuale, compassione, gentilezza, perdono».