“Tutto è esatto, tutto è mentito”. Questo affermava lo scrittore Giorgio Manganelli ed è esattamente questo che, pur non conoscendo la citazione o lo scrittore, si pensa quando si entra in contatto con le opere dell’artista Ara Starck. Lo scenario di Made in Cloister, inoltre, ha un’incredibile capacità di accogliere e abbracciare i discorsi e lə artistə più disparatə ed è proprio in questo caso che il magnifico chiostro sembra tramutarsi in un teatro.

“Tramutarsi” è proprio la parola adatta dato che le opere hanno una grande capacità evocativa e il modo in cui sono state posizionate sembra dialogare con lə visitatorə che hanno la sensazione di trovarsi in una stanza in cui si svolge un discorso al quale sono inizialmente estranei. Basterà entrare fra le opere e stare attorno alle opere per capire di cosa si parla.
Poterci girare attorno e guardarne il dritto e il rovescio dà la sensazione di stare a guardare delle persone da un doppio punto di vista, esterno e interno. Un esterno fatto di colori e bellezza, certo, ma anche di stratificazioni, complessità, articolazioni spesso incomprensibili ma sempre evocative e un interno invece fatto dell’esatto opposto, di quello di cui tutti probabilmente siamo fatti, “semplicità”, linee che si intrecciano e incurvano, strutture e architetture semplici o addirittura accenni. Uno scenario che ricorda un mondo “altro”, che richiama alla mente la pittura metafisica di De Chirico e quella onirica e surreale di Dalì ma con una ridotta capacità di colore. Quasi il bianco e nero, pur essendo della stessa natura degli altri colori, fossero in contrapposizione a un mondo colorato e brillante.



La mostra procede in circolo sia all’interno che all’esterno tanto da far diventare questo movimento rotatorio parte essenziale delle opere stesse. È, forse, per questo motivo che l’opera centrale, molto più grande e complessa delle altre, ruota attorno a sé stessa quasi come fosse un pianeta intorno al quale gravitano i suoi piccoli ma complessi satelliti. Essa è, inoltre, una magnifica opera di artigianato che l’artista Ara Starck ha realizzato in collaborazione con l’artigianato locale e del quale Paolo Gambardella ha coordinato vetrai e artigiani del legno. L’opera è infatti realizzata, come le altre opere, con la forma di un quadro ma interamente in vetro. Un mosaico di vetro che riporta alla mente i colori e le tecniche di realizzazione dei rosoni delle chiese medievali.

È sempre complesso riportare a parole ciò che succede quando ci si addentra nel mondo di un artista ma l’arte ha la capacità di rimandarci significati di cui ignoravamo l’esistenza e, spesso, di pensare per noi. Dobbiamo solo permetterle, qualche volta, di farlo.
Ara Starck
fino al 27 gennaio
a cura della Fondazione Made in Cloister
Piazza Enrico De Nicola, 46 – Napoli