Yuxiang Wang, intervista al secondo classificato al Talent Prize 2023

L’acqua che erode il tempo, la dialettica della memoria negli spazi del quotidiano. Yuxiang Wang, secondo classificato al Talent Prize 2023, racconta la propria estetica

Venticinquenne di Anhui (Cina), a Roma dal 2017 – anno in cui si è trasferito per frequentare la RUFA (Rome University of Fine Arts)Yuxiang Wang è un artista orientato all’assemblaggio oggettuale e all’installazione site-specific. La sua formazione, in patria, avviene nel solco della pittura realista: «Da bambino – ricorda – il mio dipinto preferito era la rappresentazione di un contadino davanti alla porta di casa».

Giunto in Italia, ha ampliato le sue rotte d’indagine, rivolgendosi al cinema neorealista per un sondaggio puntuale, capillare della terza dimensione nei luoghi del vissuto quotidiano: «A Roma – spiega – ho iniziato a vedere film neorealisti. Ero interessato a come gestiscono lo spazio reale». Pellicole come Roma Città Aperta di Rossellini, o Il Conformista di Bertolucci sono poi presenti nei titoli, o come espedienti letterari di alcuni suoi lavori: Il Conformista è il titolo della sua ultima opera, esposta allo Shanxi Contemporary Art Museum di Taiyuan; la scritta Roma Città Aperta compare in Door Stop, fermaporta in legno esposto a Piazza Poli che fa eco alla poetica di Gino De Dominicis: «De Dominicis – afferma Wang – ispira il mio lavoro, nella dimensione oggettuale e per ciò che riguarda l’uso del linguaggio». Door Stop, infatti, tiene ferma una porta invisibilel’invisibilità è stata una delle ossessioni dell’artista negli Anni Sessanta – e crea un campo di tensione più ampio.

Roma, però, è anche la città in cui, negli stessi anni, l’avventura dell’Arte Povera, per una felice congiuntura tra artisti, critici e galleristi illuminati, ha potuto raccogliere i suoi frutti più maturi. L’apporto di De Dominicis e quello dell’Arte Povera è quindi decisivo per l’economia dei vuoti e dei pieni dell’opera, che è un campo abitato da oggetti. Quella poverista è un’estetica scarna, in cui l’esibizione dei materiali risponde a quell’esigenza di “impoverimento dei segni” tramite cui, scriveva Germano Celant, «cadono le convenzioni iconografiche e si sbriciolano i linguaggi simbolici e convenzionali».

Tuttavia, pur recuperando gli ingredienti dell’edilizia urbana (mattoni e pietre), Yuxiang Wang come De Dominicis sembra lontano dalle tautologie del poverismo. Al contrario, Wang sviluppa una poetica in cui la selezione e la disposizione dei materiali intrecciano un discorso coerente e minimale sul peso della memoria storica e sui simboli che la fondano, prelevati dall’artista e riscattati a nuova vita. Un metodo, spiega, non dissimile alla logica estrattiva del Manierismo e della Transavanguardia: «Gli artisti della Transavanguardia avevano dei punti di riferimento, e li hanno fatti loro, allo stesso modo io prendo spunti da tutto ciò che è stato per me prezioso per ricostruirlo, donandogli un senso tutto nuovo».

Una procedura non iconoclasta, quindi, che non cancella il passato, rendendolo disponibile all’arte al fine di riscriverlo: «Zarathustraper Nietzsche – non vuole perdere nulla del passato dell’umanità», bensì «gettare ogni cosa nel crogiuolo». E a finire nel crogiuolo di Wang sono gli emblemi di un’eredità millenaria: nel Lavaggio (2021), file di sampietrini(i blocchi di pietra impiegati nel manto stradale romano), pendenti da una cornice in acciaio, vengono ripulite dalle scorie e dalle polveri che, depositandosi sulla piattaforma di una vasca, liberano la materia dalle sovrascritture simboliche: compito dell’acqua è dunque, specifica l’artista: «lavare via il tempo, la storia e i simboli della cultura che l’oggetto ha vissuto».

Per il festival Ladispolaneamente, nel 2022, l’acqua, proiettata sulla parete di fondo di un criptoportico (Be like water), continua a lavare i resti di una civiltà che ereditiamo, senza farsi carico di esperienze pregresse. Lao Tze, padre del taoismo, sosteneva che essa “non ha rivendicazioni”. Essendo in grado di adattarsi ad ogni forma, l’acqua per Wang incarna la sudditanza del popolo cinese nei confronti dell’Imperatore, l’obbedienza agli ordini impartiti dall’alto: «Mentre i filosofi greci trattavano l’acqua nell’ontologia, il popolo cinese, a causa dell’Imperatore, ha sviluppato un pensiero pratico, anche moralistico. La gente, qui in Cina, per vivere ha sempre dovuto sapersi adattare, come l’acqua».

In opere come Vacava, proposta per la seconda edizione del festival Vacunalia, l’acqua è forza d’attrito, un ostacolo che frena il moto continuo di un orologio a pendolo custodito nella torre di Vacone, nel reatino. Agendo, compromettendola, sulla scansione precisa del tempo, Wang ristabilisce il primato dell’ordine naturale su quello dell’artificio e della tecnica, invitando la comunità a ripensare un ritmo di vita stabilito dai centri di potere economico e dal culto della produttività intensiva: anche se «oggi abbiamo tanti mezzi, per andare più veloce, e anche se teoricamente, lavorando di più, guadagniamo del tempo», il guadagno è immediatamente reinvestito nel lavoro.

La critica a un capitalismo che si sferra attraverso il tempo è esplicita, in Ricchiamo (2022). Presentato a Roma (Spazio Y), Ricchiamo sfrutta il gioco linguistico per esprimere uno stato d’allerta verso una forma mentis deviata ma seducente e diffusa. Delle formiche (le masse lavoratrici), vengono attirate dallo zucchero, cosparso su un amo da pesca e collegato a sua volta a un orologio; fuor di metafora, esse cedono alle false promesse del capitale, alle trappole vestite da sogni di arricchimento. Come un corridor claustrofobico, Ricchiamo porta inoltre con sé l’eco dell’infanzia dell’artista, i ricordi di un paesaggio urbano fatto di “legni, ferri e altri materiali di scarto”.

La politica del riuso, dell’ecologia delle risorse, non risparmia neanche gli utensili lasciati ai margini dalla Grande Storia. In La solitudine di cento miliardi di soli di notte, tre finestre di risulta, collocate a parete, si fanno carico dell’incomunicabilità diffusa, della deriva del dialogo, traducendolo nell’assenza di un varco da sfruttare per creare legami. In Nice for you, opera presentata nel 2022 a Ponzano Romano, una porta rinvenuta nei pressi di un magazzino agricolo è mondata ancora una volta dalla forza purificatrice dell’acqua, appare socchiusa, pronta ad accogliere una nuova vita e un nuovo senso. 

Vacava
Vacava (2023) è il prototipo dell’installazione omonima proposta dall’artista, nell’estate del 2022, in occasione de Il tempo scortese, seconda edizione del festival Vacunalia, curato da Niccolò Giacomazzi e Benedetta Monti per le strade del piccolo paese di Vacone, in provincia di Rieti. L’opera prende il nome dal passato del verbo “vacare” e dalla dea Vacuna, protettrice dell’ozio dopo il lavoro, e porta avanti una riflessione sul tempo: sfruttando la meccanica semplice del calore e della forza d’attrito dell’acqua contenuta in una teca di vetro, l’artista rallenta il moto oscillatorio del pendolo collegato al quadrante della torre del paese, incidendo di conseguenza sui ritmi della comunità locale. L’azione di rallentamento è poi variabile, in quanto dipendente dalla quantità di acqua nella teca, a sua volta vincolata allo stato di calore e di umidità dello spazio espositivo. 

BIO
1997 – Nasce il 20 dicembre ad Anhui, in Cina
2017 – Si trasferisce a Roma, dove studia pittura alla RUFA (Rome University of Fine Arts) al Pastificio Cerere
2021 – Realizza installazioni site-specific, come Door Stop e Il Lavaggio
2022 È incluso nella collettiva David Salle/Enzo Cucchi/Wang Yuxiang, a cura di Graziano Menolascina (Ponzano Romano, PRAC Centro per l’Arte Contemporanea). Partecipa a Vacunalia: il tempo scortese, a cura di Niccolò Giacomazzi e Benedetta Monti (Vacone, Rieti) ed espone a Roma, a Spazio Y, dove presenta RICCHIAMO
2023 – Viene invitato alla mostra My generation: The Art of Post -90!, allo Shanxi Contemporary Art Museum di Taiyuan, Cina. Partecipa con l’installazione site-specific Il conformista.

wangyuxiang.net

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