Più di 900mila visitatori nel 2022 e un trend in crescita quest’anno. Un bilancio quasi totalmente autonomo di 14 milioni, in risultato positivo dal 2015, e solo 800mila euro annuali di contributi dai soci fondatori. Senza contare le mostre: organizzate nei 5 continenti, di cui 7 in Cina, 4 in Brasile, 4 in Usa, una serie di esposizioni iniziata nel 2017 all’Ermitage di San Pietroburgo.
Questo è il bilancio positivo del Museo Egizio di Torino, un dato che evidentemente a Fratelli d’Italia e alla Lega non sembra importare. Dopo la volontà espressa qualche giorno fa dall’assessore regionale di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone di non riconfermare il direttore Christian Greco, adesso è la Lega ad andarci giù ancora più pesante. «Christian Greco – ha affermato il vicesegretario della Lega Andrea Crippa – faccia un gesto di dignità e si dimetta. Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui».
Un attacco personale quindi, che dopo 5 anni vede ancora Christian Greco nel mirino della destra.
Ma perché?
La storia dei biglietti scontati per i cittadini musulmani e lo scontro con la Meloni
La storia risale al 2018 quando Greco decide di scontare, per un periodo, l’ingresso per i cittadini di lingua araba. Un gesto che fece andare su tutte le furie anche l’attuale premier Giorgia Meloni che, indignata, contestò in conferenza stampa l’iniziativa, minacciando, tra l’altro di cacciare il direttore in caso di vittoria elettorale.
È evidente quindi che la Meloni quella storia se la è legata al dito e non è un caso che nei giorni passati anche la Lega abbia ritirato fuori sui social il botta e risposta di quell’antica discordia, accusando Greco di aver gestito il polo in modo ideologico e razzista nei confronti di italiani e cristiani.
Come se non bastasse Andrea Crippa usa tutte le armi in suo potere, lanciando perfino un appello al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per un provvedimento di allontanamento, se non sarà Greco a dimettersi. Ma Sangiuliano intanto fa spallucce e si rifiuta di commentare: “Sono a Milano, non parlo di Torino”, dice a Repubblica mentre nel capoluogo lombardo visita il polo museale “Grande Brera”.
Le risposte di Greco e della politica agli attacchi
Intanto anche Greco non sembra interessato a rispondere agli attacchi: “Non rispondo alle polemiche – si limita a dire –faccio l’egittologo e continuerò a farlo anche se dovessi andare a servire cappuccini in un bar di Porta Nuova». La politica, sorride, non è il suo pane: «Mi dedico all’antico e non alla contemporaneità».
Per fortuna a difenderlo c’è il consiglio di amministrazione del museo oltre alle istituzioni locali e al mondo degli egittologi che si schierano compatti.
Ma anche dal mondo della politica c’è chi lo appoggia: la leader del Pd Elly Schlein interviene duramente sui fatti dei giorni scorsi sottolineando la gravità degli attacchi al direttore: «Greco dirige il Museo Egizio con grande professionalità e competenza, portando risultati concreti. Da settimane è sotto l’attacco delle destre per un’unica ragione, non essere, secondo loro, allineato alle posizioni del governo. È un fatto grave nel merito e nella sostanza, e tradisce la mania di controllo che ha Giorgia Meloni. Lo abbiamo visto con l’occupazione della Rai, con Inps e Inail, con il centro sperimentale di cinematografia. È una concezione proprietaria delle istituzioni e della cultura che noi non possiamo accettare».
Anche il critico d’arte e sottosegretario Vittorio Sgarbi ci tiene a sottolineare quanto le dichiarazioni contro Greco siano opinioni personali che non possono influire sulla nomina del direttore che, anzi, dopo queste critiche ne esce, a detta di Sgarbi, addirittura rafforzata: «La nomina di Greco non dipende da me, non dipende da Sangiuliano e dal Ministero. Ma dalla presidente della Fondazione del Museo delle Antichità egizie, Evelina Christillin, nominata da Franceschini. È inutile chiedere la sua cacciata. Greco non può essere cacciato e anzi potrebbe anche essere riconfermato».
Conclusione della storia? Le parole di Alberto Cirio: «Lasciamolo lavorare»
Ma alla fine di questa infelice storia, a mettere il punto e a capo è proprio la Lega stessa che con il vicesegretario Crippa aveva agitato le acque nei giorni scorsi. Il governatore Alberto Cirio, invece, commenta la vicenda indirizzandosi unicamente all’assessore ai Servizi Sociali, Maurizio Marrone di FdI e sottolineando quanto le parole di Marrone abbiano espresso un’opinione assolutamente personale: «Non si può costruire una caccia alle streghe sulla base di una opinione personale espressa da un mio assessore – ha detto Cirio –. Opinione che, proprio perché personale, rappresenta un suo legittimo pensiero, che come tale meriterebbe comunque rispetto, ma che non impegna l’istituzione». E ancora in difesa di Greco: «Riconosciamo infatti come Regione al direttore Greco grande preparazione e capacità. Io sono una persona pragmatica, per me contano i risultati e con Greco i risultati sono arrivati. Basta con questi tentativi di dividere sempre in buoni e cattivi. Marrone è un mio ottimo assessore, così come Greco lo ritengo un ottimo direttore. Lasciamoli lavorare».
Possiamo considerarlo un punto a capo oppure la storia non finisce qui? L’appuntamento nelle prossime giornate. Nel frattempo, massima stima e appoggio nei confronti del bravo direttore Christian Greco che in modo audace e inclusivo ha rilanciato il museo nel corso del suo mandato.