Battaglia senza fine. Le Terme di Caracalla omaggiano la fotografa siciliana

Le Terme di Caracalla inaugurano alla fruizione due nuovi spazi espositivi con una mostra dedicata alla carriera militante della fotografa

Letizia Battaglia Senza Fine, exhibition view, Terme di Caracalla, Rome, 2023. Photo F. Caricchia per SSAABAP

Nel trentesimo anniversario degli attentati a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro la Soprintendenza capitolina dedica una mostra alla fotografa siciliana, paladina dei diritti civili, Letizia Battaglia, inaugurando alla fruizione due nuovi ambienti delle Terme di Caracalla.
Letizia Battaglia Senza Fine, curata da Paolo Falcone e organizzata da Electa in collaborazione con l’Archivio Letizia Battaglia e la Fondazione Falcone per le Arti, presenta al pubblico 92 fotografie di grande formato che riassumono cinquant’anni del lavoro fotografico di Battaglia con immagini iconiche, meno conosciute o inedite. La mostra si lascia scoprire attraverso la visita al monumento: a un focus narrativo all’interno della monumentale natatio, le Terme di Caracalla aggiungono con questa esposizione due nuovi ambienti dove sono esposti altri nuclei fotografici. «Questo nuovo progetto mantiene la tradizione di comporre un’opera unica, atematica, atemporale e priva di gerarchie dove fotografie iconiche, appunti di viaggio, vita quotidiana costruiscono una narrazione aperta per conoscere e scoprire i tanti aspetti di Letizia Battaglia. E la sua grandezza – racconta il curatore – una costellazione di fotografie dove amore e dolore, dolcezza e dramma, passione e impegno, raccontano momenti della nostra storia». 

L’iniziativa si inserisce nel Caracalla Festival 2023 del Teatro dell’Opera, così nei giorni 25 e 28 luglio e 1° agosto presso il Teatro del Portico si terranno degli incontri dedicati a Letizia Battaglia e alla ricorrenza dell’attentato. In questa occasione sarà presentato il volume “Letizia Battaglia Senza Fine”, edito da Electa, dedicato alla fotografa siciliana. La mostra inoltre offre l’opportunità di ricordare i trent’anni dagli attentati a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro a Roma, avvenuti nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1993. Una ferita nel cuore della città storica, che si lega alle immagini più note della fotografa, quelle della spietata guerra di mafia degli anni Settanta e Ottanta, una delle pagine più sanguinose, poetiche, struggenti e drammatiche della Sicilia, ma soprattutto allo spirito di Letizia Battaglia che ha sempre guardato alla fotografia come strumento di intervento e denuncia sociale.

«Con questa mostra si allargano gli spazi di fruizione per i visitatori – dichiara Mirella Serlorenzi, Direttore del sito – La Soprintendenza ha ripristinato un ingresso originale alla palestra occidentale e nell’altra sala, con la vasca, individuato il sistema di riscaldamento e un lacerto di mosaico geometrico. La continua attività di restauro delle Terme di Caracalla è una occasione di studio, ricerca e scoperta su questo incredibile monumento». 

L’allestimento all’interno dell’area archeologica delle Terme rende omaggio a un’altra grande artista: l’architetta Lina Bo Bardi. A lei si devono gli espositori in lastre di cristallo temperato del Museo de Arte de São Paulo, in Brasile. Ai suoi famosi cavaletes del 1968 si ispirano le strutture espositive delle fotografie di Letizia Battaglia. 

Pur offrendo una visione unitaria di un lavoro durato cinque decenni, la mostra ricalca il suo modo di rompere gli schemi con un progetto unico, distribuito su più spazi, dove una selezione ampia di fotografie narrano in modo atemporale, non cronologico, atematico i molteplici aspetti del suo modo di fare fotografia. Le sue immagini più note consegnano alla storia una delle pagine più sanguinose, poetiche, struggenti e drammatiche della Sicilia. Ma questa mostra intende aprirsi a un universo di fotografie realizzate fuori dalla sua terra, tappe di viaggi fondamentali per comprendere in modo più profondo l’insieme della sua opera e del suo pensiero. Fotografia, cronaca e vita privata confluiscono in unico percorso, che mette in luce la straordinaria sensibilità e umanità della fotografa palermitana. Alla sua città è dedicata una selezione di lavori realizzati all’ospedale psichiatrico, dove Battaglia coinvolgeva e rendeva protagonisti i pazienti. Un appuntamento che ha rinnovato più volte negli anni. Graziella del 1983 è uno di questi scatti e apre la mostra. 

Fotografa autodidatta, Letizia Battaglia comincia l’attività di fotoreporter agli inizi degli anni Settanta, a Milano. Collabora con la rivista Le Ore e con il periodico ABC. Di quegli anni gli scatti della prima manifestazione del movimento femminista, Pier Paolo Pasolini al Cinema Turati ritratto durante un doloroso dibattito contro la censura. Franca Rame e Dario Fo sul palco della Palazzina Liberty. A Genova Fotografa il processo contro il quotidiano L’Ora. Nel 1974 torna a Palermo. Da quel momento, e fino al 1991, dirige il team fotografico del quotidiano pomeridiano L’Ora. Dalla cronaca nera agli incidenti d’auto, dai comizi politici allo spettacolo nulla sfugge al suo obiettivo. Nel 1975 conosce a Venezia il giovane attore milanese Franco Zecchin. Nasce un grande amore. Franco raggiunge Letizia a Palermo. Anche lui inizia a fotografare e, insieme, durante diciotto anni, scrivono una delle pagine più struggenti della storia della fotografia italiana. 

La fotografia scaturisce come una necessità e un’esigenza. Si trova al centro della scena, a contatto diretto con il soggetto da fotografare, a distanza di un cazzotto o di una carezza – come siamo soliti ripetere – ma sempre con rispetto e dignità. Usa una Pentax K 1000 e con un grandangolo fotografa in modo incisivo. Negli anni cresce la sua abilità tecnica e approfondisce la conoscenza dei grandi maestri. Il suo stile, però, rimane molto personale. Plasticamente è più vicina alla scuola americana e alla fotografia d’autore francese, piuttosto che a quella italiana. 

Letizia Battaglia Senza Fine, exhibition view, Terme di Caracalla, Rome, 2023. Photo F. Caricchia per SSAABAP

Dopo le stragi di Falcone e Borsellino e dei loro agenti di scorta nel 1992, e dopo la barbara uccisione di Padre Pino Puglisi a Brancaccio, Battaglia decide di non fotografare più i fatti di mafia. L’ultima immagine, un ritratto che diventa icona contemporanea nella lotta alla mafia, è del 1993 e ritrae Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani ucciso nell’attentato contro il giudice Giovanni Falcone, il 25 maggio 1992, al funerale del marito nella cattedrale di Palermo.

Dopo gli anni delle immagini di mafia, le bambine tornano ad essere tra le protagoniste della costellazione visiva della fotografa. Immagini e sguardi pieni di dignità, con cui Battaglia e le “sue” bambine costruiscono un dialogo empatico, intimo e profondo. Le bambine e i bambini sono protagonisti non solo in Sicilia. Dalla Russia alla Turchia Battaglia insegue il loro sogno, i loro sguardi, la profondità di una giovane e fragile esistenza. Tra gli ultimi progetti di Battaglia, prima della sua scomparsa nell’estate del 2022, una serie di nudi femminili: immagini poetiche e d’amore. Tra queste Olimpia a Mondello, del 2020, che chiude il percorso di mostra.

Battaglia senza fine
fino al 5 novembre
Terme di Caracalla – Roma