Visto negato al team di Lesley Lokko dal Ghana. Polemiche all’alba dell’apertura della Biennale di Architettura

Infuriata la curatrice della Biennale 2023 per il trattamento riservato a tre dei suoi collaboratori ghanesi

A poche ore dall’apertura al pubblico della Biennale di Architettura di Venezia 2023, la curatrice Lesley Lokko dichiara pubblicamente che tre dei suoi collaboratori ghanesi invitati a partecipare non hanno avuto il visto dall’ambasciata italiana in Ghana.

Si tratta di tre persone che lavorano con la curatrice per l’African Futures Institute e che hanno preso parte attiva alla realizzazione di quest’edizione della Biennale e delle quali era stata espressamente richiesta la presenza dalla curatrice anglo ghanese. Alla guida dell’ambasciata italiana in ghana c’è Daniela d’Orlandi che, come riporta il Post, li avrebbe definiti “giovani non essenziali all’Europa“, respingendo i loro visti.

«Ho messo insieme (e raccolto fondi) affinché quattro team lavorassero alla Biennale, ad Accra, Dublino, Johannesburg e Londra. Ogni squadra è stata centrale per la mostra», ha affermato Lokko durante la conferenza stampa di presentazione.
La Biennale di quest’anno, inoltre, vede proprio come centrale l’architettura africana e sulla sua influenza nel resto del mondo. Metà degli architetti invitati a contribuire alla mostra principale è di origine africana.

Non è tardata ad arrivare una nota dalla Farnesina (qui la versione completa): “Per quanto riguarda il team del padiglione alla Biennale di Venezia, curato da Lesley Lokko, sono stati rilasciati visti ai tre collaboratori, su un totale di sei richiedenti, che soddisfacevano i requisiti previsti dalla normativa. L’Ambasciata ha seguito le procedure previste dalla legge, che richiedono un attento esame dei requisiti individuali, come indicato dalla normativa europea che regola il rilascio dei visti Schengen, valido per tutti i paesi inclusi nell’accordo”.

Lokko ha affermato che continuerà ad evidenziare «l’assurdità e l’ipocrisia di una mostra sull’Africa a cui è negato l’accesso agli africani che hanno contribuito a costruirla». Il visto serviva ai collaboratori per arrivare in Italia in vista dei vernissage che si è tenuto a Venezia prima dell’apertura della Biennale, ma ciò non è avvenuto.