Due anni senza Franco Battiato. Una mostra lo ricorda attraverso i suoi dipinti

Il 18 maggio 2021 ci lasciava il Maestro. Lo ricordiamo celebrando anche la sua pratica da pittore che firmava come Süphan Barzani

Tutto il mondo conosce Franco Battiato, ma forse non tutti conoscono Süphan Barzani. Tutto il mondo conosce la musica del Maestro siciliano, ma forse non tutti conoscono la sua pratica pittorica. Süphan Barzani è infatti lo pseudonimo che Battiato stesso utilizzava per firmare le sue opere. A due anni dalla sua scomparsa, che ricorreva il 18 maggio 2021, ArchiViVitali omaggia il lavoro artistico del musicista siciliano con la mostra Franco Battiato. La realtà non esiste, nello Spazio Circolo di Bellano (in provincia di Lecco), a cura di Velasco Vitali. L’esposizione, aperta fino al 9 luglio 2023, presenta una selezione di quindici opere del maestro, oli su tavola fondo-oro e oli su tela provenienti da collezioni private che restituiscono i volti, quasi in forma di icona, degli amici più stretti dell’artista catanese che amava ripetere: «Ho iniziato a dipingere vent’anni or sono, spinto dalla mia incapacità. Un bel giorno all’improvviso la figura di un danzatore derviscio si materializzò sulla tela, nel modo giusto, nel modo che volevo. Fu una gioia immensa, anzi di più. Fu un orgasmo cosmico».

exhibition view at Circolo, Bellano. Photo Carlo Borlenghi

«La realtà non esiste», cantava Claudio Rocchi negli anni Settanta e questo è il titolo della mostra che, attraverso una visione inedita e, ingiustamente, laterale rispetto alla vasta mole di produzione musicale, operistica e cinematografica dell’artista, invita lo spettatore a un approccio devozionale e ironico, caratterizzandosi di uno stile “orientaleggiante”, grazie a una serie di preziosissimi tappeti afgani, anatolici e mauritani, in prestito da Altai, ricercatore con sede a Milano, proprietario delle uniche e ultime collezioni al mondo di tappeti primitivi di origine nomadica, creando un’atmsofera meditativa cara a Battiato, un’isola di rispetto e di consapevolezza dove poter sostare e contemplare l’immagine dipinta, sperimentando un momento di intimità con l’opera d’arte.   
L’esposizione si apre con un piccolo disegno, tracciato a biro su carta, eseguito in occasione dell’opera musicale di Battiato Gilgamesh andata in scena all’opera di Roma il 5 giugno del 1992. Lo schizzo tracciato a penna blu, gentilmente concesso da Luca Volpatti, architetto e scenografo, è uno dei primi disegni di Franco Battiato, oltre a essere di promemoria e di suggestione per gli allestimenti de “la casa del siciliano” progettati per la scena del secondo atto di Gilgamesh.

Franco Battiato, Bozzetto di scena per il II atto dell’opera musicale Gilgamesh, 1990.
Photo Carlo Borlenghi

«È una mostra sull’interiorità – ha commentato il curatore – i ritratti di Franco Battiato sono una forma di meditazione, ed esporli è una forma di restituzione ad un artista che ha dato molto». Osservando le sue opere la sensazione è la stessa che si prova ascoltando le sue canzoni: l’immersione immediata in una dimensione sacra, ulteriore, uno squarcio verso qualcosa di altro e profondo. Un senso dell’armonia e del ritmo le cui analogie con la sue applicazioni musicali si sprecherebbero. La mostra è, inoltre, accompagnata da un catalogo edito da ArchiviVitali che comprende, oltre l’approfondimento del curatore Velasco Vitali, un testo di Elisabetta Sgarbi che propone una riflessione sul suo ritratto presente in mostra e un ricordo, in forma aneddotica di Luca Volpatti intorno al dipinto Angelo nell’aria curva.

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