Il poeta e il mago. Cucchi al MAXXI

Il museo romano dedica un'enorme retrospettiva, con oltre duecento opere, a uno tra gli artisti più prolifici della scena contemporanea

Maxxi

Roma

La pittura raduna il peso delle cose
Una pittura è una cosa calda
Si vede da lontano che odi la pittura
Mostra e muori
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Enzo Cucchi, Senza titolo, smalto su rete in acciaio, senza titolo, 2008

Si parte dalla fine. Con questi quattro versi, scritti a parete sulla grande vetrata alla fine dell’ultima galleria del MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, si conclude la grande retrospettiva che il museo romano dedica a Enzo Cucchi. Viscerali e provocatori come le tante anime di uno degli artisti più prolifici e innovativi della scena contemporanea.

Poliedrico e visionario, Cucchi è un pensatore libero e controcorrente che da sempre sfugge alle definizioni. La sua ricerca affonda le radici nella parola scritta e fiorisce in una miriade di segni, simboli e linguaggi espressivi diversi. Il MAXXI gli dedica oggi, 17 marzo 2023, un’enorme mostra a cura di Luigia Lonardelli, Bartolomeo Pietromarchi, con un corpus di oltre duecento opere che scandiscono un percorso ondivago, “un racconto per pagine sparse” che rifiuta ogni linearità cronologica e restituisce una creatività in perenne movimento. Lavori monumentali affiancati a disegni e piccoli bronzi, ceramiche insieme a grafiche e libri d’artista intercettano continuamente lo sguardo del visitatore. Realizzata in strettissimo dialogo con l’Archivio Enzo Cucchi, curato dal figlio Alessandro, la mostra conta anche su un progetto allestitivo curato da Claudia Reale, e un graphic design di Alberto Berengo Gardin.

«La mostra è concepita in modo da farvi entrare nella tana di Enzo Cucchi e perdervi nel mondo della sua immaginazione – commenta Bartolomeo Pietromarchi – Un’esperienza immersiva, dove l’immagine liberata trova il suo campo privilegiato di espressione nella libertà di tecniche, riferimenti, rimandi, citazioni, allusioni e illusioni, ma anche con i fantasmi e le ombre di se stessa. Perché il percorso che vi trovate a fare tocca le corde del profondo e dell’inconscio attraverso la luce e l’ombra della rivelazione e dell’occultamento».

Enzo Cucchi, Trasporto di Roma, 1991, courtesy Pinacoteca Civica “F. Podesti”, Ancona. Photo Gaetano Apicella

La mostra si apre con un gruppo di sculture modellate in marmi neri, bianchi, rosa, poste su basi immaginate dall’artista per esaltarne la dimensione spaziale. Queste opere si modificano inaspettatamente in una metamorfosi continua, con putti che trasformano volti in teschi e personaggi che si trasfigurano in visi di anziani dalle lunghe barbe, in una costante riflessione sul tema del passaggio del tempo. In contrasto con questa sorta di memento mori, l’opera America (2016), un grande volto dall’espressione scanzonata incorniciato in un medaglione, sembra invitare ad attraversare la mostra con ironia e leggerezza. «La pratica di Enzo Cucchi – prosegue la curatrice Luigia Lonardelli – si colloca in un limbo in cui ogni ipotesi identificativa diventa subito controversa e contraddittoria. Affrontando la progettazione del percorso espositivo si è partiti proprio da questo elemento accettandolo come parte integrante del lavoro dell’artista e leggendo il détournement che attraversa la sua ricerca come una possibilità di rilettura della storia dell’arte italiana degli ultimi decenni». Il percorso prosegue con un gruppo di opere pittoriche, realizzate nel 2008 su reti in metallo elettrosaldate che scendono pesanti dall’alto, insieme a dipinti di grande formato: Trasporto di Roma (1991), che per la prima volta esce dalla Pinacoteca di Ancona, La Città Incantata (1986) e Miracolo della Neve (1986), opera che richiama una delle funzioni più antiche dell’arte, ovvero quella di tramandare storie e i misteri della religione. In questi lavori, elementi ceramici o metallici, inseriti come estensione dell’immagine al di là dello spazio pittorico, trasformano l’opera in un ibrido tra pittura e scultura, nella più assoluta libertà di linguaggi espressivi.
Proseguendo nei corridoi, emergono dal pavimento gli artigli di un’aquila rovesciata (Il Re Magio, opera del 2018), simbolo del potere capovolto, che trattengono due globi di vetro. Sulla gradinata sono allestite, infine, decine di progetti editoriali, esperimenti tipografici che hanno scandito il percorso artistico di Cucchi: cataloghi di mostre, edizioni, incisioni, libri d’artista.

Il catalogo, bilingue italiano/inglese, edito da Five Continents, punta a restituire la complessità dell’universo dell’artista, con testi di Bartolomeo Pietromarchi, Luigia Lonardelli, Mario Finazzi, Francesco Longo, Giulia Lopalco, Denis Viva e Valerio Magrelli.