Un artista originale, creativo e provocatorio espone dal 18 aprile presso VIsionarea ArtSpace di Roma una serie di opere inedite. É Don’t Worry Don’t Worry Don’t Worry, Be Happy Be Happy Be Happy il titolo della personale di Maurizio Cannavacciuolo curata da Marco Tonelli e che, per l’occasione, presenta un ciclo di dodici dipinti in bianco e nero, realizzati tra 2021 e 2022.

Come spiega il curatore, questa mostra racconta la contemporaneità, in modo complesso e coinvolgente. Le due serie di opere esposte, Metempsychosis, Circle Song 1-6 e marchio VS (nel senso di Versus o scontro), non seguono un filo narrativo comune, ma sono una sovrapposizione intricatissima di suggestioni, superstizioni, magie e rituali del nostro mondo. Il risultato è «un melting pot che, apparentemente e paradossalmente, costituisce una vera radiografia della nostra contemporaneità esplorata attraverso 12 opere, scelte appositamente per questa occasione espositiva e per questo spazio». I lavori, tutti rigorosamente in bianco e nero, perché, come spiega l’artista: «Mi sono posto un problema sempre nel nell’esecuzione di queste opere e ho pensato che volessi togliere più distrazioni possibili: asciugare asciugare e asciugare e quindi trovare uno schema fisso. Volevo che questa mostra fosse solamente di comunicazione che quindi non ci fossero compiacimenti». La scelta del bianco e nero è, dunque, prettamente strumentale, volta a coinvolgere lo spettatore in una realtà psichedelica ed eclettica in cui lasciarsi trasportare.

La mostra si presenta come un’occasione per osservare un’immagine della nostra contemporaneità, senza confini geografici o politici. A questo proposito citiamo il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: «La ricerca iconografica di Maurizio Cannavacciuolo è intrisa di quel certo humor tipico del teatro dell’assurdo ed è caratterizzata da una figurazione che indugia tra il fumetto, la citazione delle pubblicità di un tempo e un vasto substrato di simbologie sacre e profane. Cannavacciuolo stesso definisce i propri lavori come “machine à penser”, in quanto il suo scopo dichiarato è indurre lo spettatore a rallentare la percezione e a godere della narrazione, esaminando ogni singolo dettaglio dell’opera senza il condizionamento di concetti predeterminati. Il tutto, sorretto da un accurato stile pittorico e dall’utilizzo di una tecnica classica qual è l’olio su tela».