Giovanni De Angelis, un percorso di ricerca tra creatività e conoscenze scientifiche

Da reporter a artista, De Angelis nella sua carriera ha attraversato l'immagine fino a superare i suoi confini spazio-temporali

courtesy immagine Daniele Tozzi

Una rubrica (p)artecipattiva che racconta di arte, artisti e sostenibilità

Tutto inizia con il regalo della sua prima comunione, quando riceve in regalo una Olympus OM2 Spot Program. Se gli chiedi perché proprio una macchina fotografica la risposta è che non lo sa, l’ha voluta e basta. Ma è andata così. Studia pagina per pagina il libretto delle istruzioni e acquisisce le prime nozioni tecniche, non solo attraverso il testo del manuale per usare la Olympus, ma anche tramite le immagini delle riviste di fotografia che sfoglia e risfoglia a casa dello zio, dal quale riceve altresì tutta la strumentazione per sviluppare le foto creandosi una vera e propria camera oscura nel bagno di casa.
E così partecipa ai primi concorsi fotografici, vincendone alcuni.

Abbandona per un certo periodo la fotografia per studiare ingegneria, diventare papà molto giovane e iniziare a lavorare seguendo la sua compagna a Roma, dove poi passerà alcuni anni in completa solitudine durante i quali la fotografia tornerà in soccorso, unica amica e unico modo per affrontare la realtà e la vita.

E da mezzo di soccorso si trasformerà in una nuova professione, in un primo momento come reporter di grandi agenzie di stampa dimostrando la sua grande capacità di cogliere l’attimo con i suoi scatti sempre buoni la prima (riesci a vedere la foglia prima che arrivi il vento), successivamente con la fotografia d’arte quale assistente di Elisabetta Catalano e poi fotografo di Villa Medici succedendo a Claudio Abate. In parallelo alle sue foto prevalentemente di performance e ritratti, Giovanni inizia a realizzare progetti come artista, intraprendendo un percorso di continua ricerca in cui si combinano la sua creatività e le sue conoscenze scientifiche di ingegnere.

Luceveloce #01, Lambda print, 120×90 cm, © Giovanni De Angeli 

Il primo progetto è sulla luce, dedicato a quanto l’occhio non vede nel momento in cui il cervello è concentrato sull’obiettivo nell’atto visivo, perdendo tutto quello che sta intorno. Successivamente inizia una lunga ricerca antropologica che lo porta in Brasile, a Candido Godoi, il paese con il più alto numero di gemelli e base way out dei tedeschi nel secondo dopoguerra, dove Mengele portò avanti vari esperimenti scientifici alterando la genetica. Le sedici coppie di gemelli hanno tutte uno sguardo molto intenso e quasi cattivo, che ricorda i ragazzini biondi con gli occhi chiari del film di Carpenter “Il villaggio dei dannati”, visto da Giovanni durante la sua infanzia da cui deriva la necessità di esorcizzare una grande paura vissuta da piccolo.

Altro progetto frutto della sua ricerca sulla alterazione della genetica viene portato in mostra all’Istituto Italiano di San Paolo, laddove leggenda e scienza si fondono nella esposizione dei pedigree genetici delle famiglie locali.

Il tutto verrà poi esposto nella mostra Water Drops al MACRO di Roma, grazie al supporto dell’allora presidente Luca Massimo Barbero.

Arta Vanga, ICKU project, Fine art print 50×50 cm, © Giovanni De Angelis

ICKU – I Can Kill You è il progetto con cui Giovanni continua il suo percorso di ricerca antropologica, questa volta in Nord Europa con una residenza d’artista a Riga in Lettonia, dove la mancanza di luce è un grave problema per l’essere umano, specie in primavera quando la luce torna causando un alto numero di suicidi e omicidi. Giovanni realizza una serie di ritratti di giovani che impugnano una vera (e pesante) pistola che ti puntano contro quale gesto per dirti ICKU, cogliendo la reazione in ognuna delle persone nel momento in cui è armata, tutte con uno sguardo molto intenso, ragazze e ragazzi introversi selezionati sul profilo Facebook dell’assistente locale.

Contigliano #01, Da ASINO, Fine art print 100×70, © Giovanni De Angelis

Dalla Lettonia il progetto successivo è sulla via Francigena nel Rietino, con una mostra organizzata dalla Regione Lazio con Giovanni e dalla Regione Umbria con Steve McCurry. Il protagonista dei ritratti di Giovanni questa volta è Ciuchino, un bellissimo asino le cui immagini nei centri urbani (quindi fuori da un qualsiasi recinto) evocano il viaggio di San Francesco nei vari paesi del Rietino. E per la prima volta compare una linea rossa stampata su ciascuna foto, in una diversa posizione adeguata rispetto al paesaggio immortalato da Giovanni. Questa linea rossa, molto criticata dai puristi della fotografia, è in realtà una apertura per percepire l’immagine oltre ai suoi confini spazio – temporali.

Cito Giovanni: “Quando faccio uno scatto colgo il qui e ora, fermo un istante con l’immagine rendendolo immortale. Ma con la linea rossa supero questo concetto e apro spazio e tempo rispetto all’immagine per andare oltre”.

Come si passa da una linea rossa semplicemente stampata a una linea rossa caratterizzata da una sua fisicità?

Giovanni partecipa al progetto Mezza Galera curato da Giorgio de Finis, altra ricerca antropologica in cui un gruppo di artisti fa una residenza in un carcere. E in mezzo alla sua cella completamente vuota Giovanni dispone un leporello di fotografie, in parte scatti fatti all’interno della prigione in parte immagini dell’ultimo anno, un anno particolarmente doloroso a causa della perdita di suo padre.

Quindi la linea rossa che passa da stampata a fisica nasce da un momento di riflessione in carcere strettamente collegato al trauma derivante dalla perdita di un genitore.

TIME NEEDLE SCULTURA, Dettaglio, leporello di 10 stampe 24×12 cm e acrilico, Edition of 3, 140x14x14x190 cm, © Giovanni De Angelis

Il leporello di fotografie torna in Time Needle, la scultura di un ago temporale che cattura e immortala non più una singola immagine ma una sequenza di immagini, un momento della vita di Giovanni che lancia una pietra sulla superficie della Solfatara in occasione del progetto Volcano.
E qui la linea rossa è tracciata in acrilico, continuando a suscitare le critiche dei puristi della fotografia.
Ora è in mezzo alla foto, la rompe in due, è frattura avendo superato il limite spazio – temporale che c’era all’interno della Mezza Galera.

TIME NEEDLE SCULTURA, mdf + vetro + leporello di 10 stampe 24×12 cm e acrilico, Edition of 3 . 140x14x14x190 cm, © Giovanni De Angelis

E per Natale 2019 Giovanni realizza Nuovo Vivo, un abete che seziona a metà mantenendo l’integrità del tronco e dei rami con un led luminoso rosso all’interno. E la linea rossa ha così rotto lo spazio e il tempo, è diventata luce e passaggio reale, un gate da cui nasce una continuità perenne di spazio e tempo. E in questo modo si torna alla purezza della fotografia, che costringe Giovanni a fotografare la sua stessa linea rossa che era frattura, elemento di rottura.

NUOVO VIVO, Fine art print mounted on aluminium, 200x140cm, © Giovanni De Angelis

E ora una serie di lavori inediti, foto di luoghi imprecisati in cui la linea rossa è sempre gate, apertura verso una continuità perenne verso l’infinito.
Ecco perché entrando nello studio di Giovanni la prima cosa che ti colpisce è un led rosso lungo due metri, che ti invita ad attraversarlo per andare verso l’infinito.  

* Edoardo Marcenaro lavora da venticinque anni come giurista di impresa in società multinazionali e ha come hobby l’arte moderna, contemporanea e post-contemporanea. È collezionista e curatore di mostre, essendosi negli ultimi anni concentrato su opere realizzate su banconote americane rigorosamente originali, dai dollari che Andy Warhol firmava alla fine delle sue feste alla Factory, fino ad arrivare ai dollari distribuiti da Edoardo a tutti i suoi amici artisti per trasformarli in opere d’arte

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