Jacopo Di Cera, le connessioni del mondo

Intervista all'artista su un progetto che indaga il concetto ciclico del tempo e sulle relazioni dell’uomo con l’uomo, ma anche con l'ambiente

Intervistiamo Jacopo Di Cera, artista milanese, con il suo nuovo progetto Infinity, sul concetto ciclico del tempo e sulle relazioni dell’uomo con l’uomo, ma anche con lo spazio e l’ambiente.
La mostra sarà esposta a Milano, da Ninfa Labs, dal 16 marzo al 25 marzo. 

Jacopo Di Cera, Infinity, 2023

Da dove nasce il progetto Infinity e che continuità ha con il tuo procedente lavoro Italian Summer?Italian Summer e Infinity sono due progetti concettualmente molto diversi che hanno in comune lo strumento, il drone, e il punto di vista. Italian Summer è nato 8 anni fa come ricerca, sociale e territoriale. L’obiettivo era quello di andare ad indagare sulla “italianità in vacanza”, nelle sue peculiarità, nei suoi riti e nelle sue contraddizioni. Un’indagine che ci mostra, fotograficamente, le nostre differenze nelle diverse situazioni tipiche del nostro paese e i diversi contrasti che rappresentano le nostre diversità e la nostra forza. Infinity invece è un progetto di arte visiva, che ha lo scopo di indagare sul concetto del tempo. Un tempo che si ripete all’infinito dove manca un inizio e una fine, e solo i rapporti tra le persone e le cose diventano il vero protagonista, il vero soggetto del lavoro. I protagonisti vivono in un loop temporale, infinito ed indefinito. In questo studio che tocca i momenti sociali di svago – come l’estate e i fine settimana, o le pause invernali – il fattore tempo viene eliminato. Le azioni sono un moto perpetuo, costante, la testa e la coda del video si fondono e non permettono a chi lo osserva di capirne più la successione reale. Infinity nasce come progetto sperimentale di videoarte, un nuovo media con il quale sono riuscito ad intraprendere un nuovo viaggio del mio percorso artistico, e che mi ha permesso di esprimermi e di trovare quella formula che la sola fotografia non mi permetteva di raccontare. 

Nel tempo hai ritratto il paesaggio italiano in diverse sue vesti: le spiagge o anche quello che scorre racchiuso nel finestrino di un treno, o un paesaggio di reperti post terremoto. Infinity invece racconta di un paesaggio che non è proprio un paesaggio, come hai fatto per Fino alla fine del mare in cui servendoti delle superfici dei barconi abbandonati dai migranti ritrai luoghi immaginifici. L’astrattismo di Infinity è lo stesso di Fino alle fine del mare?
L’astrattismo, come il materismo, ha un ruolo, un significato ben preciso. In Fino alla fine del mare l’astrattismo voleva lasciare all’osservatore la possibilità di immaginare, di formare una propria idea, una propria coscienza. Il tema, la migrazione, trattato in quel progetto è sempre stato raccontato artisticamente con l’uomo al centro. Io ho voluto eliminarlo, toglierlo, lasciare all’utente quel senso di “libertà” di pensiero che non fosse condizionato, ma solo accompagnato. In Infinity, inveceho tolto il tempo. Il tempo non esiste. Ma esiste un cerchio, un loop temporale, in cui avvengono azioni, relazioni, connessioni, momenti. Questo suscita dei sentimenti, suggestioni, pensieri. I grandi artisti e fotografi che ho incontrato o studiato nel mio percorso, mi hanno sempre insegnato a “togliere” non ad “aggiungere”. Togliere aiuta a canalizzare il pensiero, il sentimento, la percezione.  Togliere il tempo, di una vacanza, di un week end o una sciata in montagna, significa toglierne lo scopo, il motivo per cui si è lì. Significa focalizzare le azioni, le suggestioni.

Jacopo Di Cera, Infinity, 2023

Pensi che la veste NFT di Infinity aggiunga significato al progetto o asseconda semplicemente le esigenze del mercato contemporaneo?
L’NFT è solo uno strumento di vendita e di principio di proprietà dell’opera. I temi sono due:
1) Opera digitale vs Opera fisica. Io ho iniziato e continuo il mio percorso di Fotomaterismo. La materia di stampa (che sia il legno delle barche dei migranti, il finestrino vero e proprio di un treno per il progetto MiRo, o la carta velina stropicciata per il progetto sul tremendo terremoto di Amatrice) è sempre stato parte e protagonista di tutti i miei progetti artistici. Oggi Infinity vuole, attraverso la “materia” digitale, e quindi uno schermo, poter esprimere una diversa progettualità. Lo schermo è utile al progetto e alle suggestioni che deve esprimere. Un video non lo posso imprimere sul legno, quindi vivo il digitale come “materia” attraverso la quale poter realizzare una nuova forma espressiva.
2) NFT: il sistema digitale in blockchain, espresso tramite il possesso del token “artistico” non fungibile, è un nuovo modo di poter vivere, “possedere” e vendere l’arte. È un sistema di disintermediazione, di “libertà” artistica e di tracciabilità e trasparenza delle vendite (finalmente si può sapere il reale valore delle opere di un artista e delle sue vendite e non per “sentito dire”). Credo molto in questo nuovo approccio artistico che sicuramente ha vissuto una sua esplosione nel 2021 e che da maggio del 2022 invece sta vivendo una sua fase di sano “realismo” valoriale e strutturale. 

Come per Italian Summer, le immagini di Infinity, questa volta video, sono prodotte da un drone. Perché questa scelta?
Il drone mi permette di avere un punto di vista diverso. Dall’alto, allo zenith, come un uccello o, come scrive Massimo Ciampa nel suo testo critico, con “l’occhio di dio”. Il drone aiuta a scavalcare confini, a rompere alcuni schemi fotografici. Ma come tutti gli strumenti deve essere funzionale allo scopo ed in questo caso, la fotografia o il video verticale e l’appiattimento della prospettiva, ha permesso di ottenere delle immagini in linea con l’obiettivo originale del progetto. Ed in tutta sincerità, mi ha permesso di scoprire anche ciò che non sempre ci si può immaginare stando a terra.

Jacopo Di Cera, Infinity, 2023

Che ruolo ricopre l’individuo in Infinity?
L’individuo è il co-protagonista. Le connessioni tra gli individui invece sono protagoniste. Nella ricerca di Infinity non ho voluto indagare e cercare gli elementi eclatanti e differenzianti della scena, che potessero rendere unica l’immagine – come nel progetto di Italian Summer – ma ho cercato le connessioni. L’attenzione è in come gli individui interagiscono, in come vivono il momento, vivono il luogo, in un loop costante, senza tempo.

Chi sono i tuoi riferimenti nella storia dell’arte?
Tanti anni fa, quando assistevo un fotografo di scena nel mondo del cinema, mentre stavo con lui in studio, gli chiesi un suggerimento sulla lettura dell’arte fotografica. Dopo qualche minuto venne da me e mi diede un volume di Caravaggio dicendomi “parti da qui”. Amo l’arte in ogni sua forma, classica, contemporanea, moderna. La amo da quando a tre anni papà la domenica mi portava a Brera a vedere il Cristo del Mantegna e i Diavoli. L’arte è da sempre forma di ispirazione per me e penso per tutti gli artisti che la accolgono. Credo fortemente che la ricerca e lo studio debbano essere sempre alla base del percorso di ogni artista.  Io ho iniziato a studiare fotografia e arte venti anni fa ed ancora oggi ritengo che sia importante dedicare una parte del proprio tempo alla crescita oltre che alla produzione.

Jacopo Di Cera, Italian Summer, Veneto 2, 2019

Jacopo Di Cera, Infinity
Ninfa Labs – via dell’Aprica 16, Milano
info: www.ninfa.io

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