Laika, Banksy italiana, in mostra a Roma

La galleria romana presenta la prima personale della street artist italiana, con una serie di opere ironiche e dissacranti

La galleria Rosso20sette arte contemporanea presenta al pubblico, sabato 11 marzo, la prima personale di Laika, street artist nostrana, definita dalla stampa come la “Banksy italiana”. Art is (not) a game, è il titolo della mostra curata da Tiziana Cino e Stefano Ferraro e accompagnata dal testo di Edoardo Marcenaro. Una serie di opere ripercorre la sua “arte senza filtri”, contraddistinta da un’ironia a dir poco unica. Oltre ad alcuni dei lavori sopra menzionati, troviamo innanzitutto le opere dedicate ad Angela Davis (“Sweet Black Angel”), Patrick Zaki e Giulio Regeni (“L’abbraccio”), Gino Strada (“Le lacrime di Kabul”), e poi la serie “No eyez on me project” con i ritratti di Greta Thunberg – Barbie girl e Matteo Salvini – Baywatch. In secondo luogo, opere che sono veri e propri manifesti (e non nel senso cartaceo del termine) come “Iustitia” con la statua dal braccio spezzato, “Es ley”, laddove il braccio resta intero, “Mir” con un invito alla pace e al disarmo, il cui sfondo è stato dipinto lanciando sulla tela palle di carta impregnate di vernice: un gesto da intendersi come artistico e non violento. Altri lavori sono dedicati ai migranti, tra questi “Life is not a game”, realizzato sulla cartina geografica dei Balcani, ed “Enea was a refugee” con la figura di Enea che sovrasta la mappa della Grecia. Da ultimo, l’installazione “Futuro”, una tavola optometrica realizzata su legno smaltato, presentata per la prima volta nel 2021 a Francoforte, con le lettere che si riducono sempre più mettendo a dura prova la vista nel leggere il “futuro”.

Laika, No eyez on me projet

«Laika ama definirsi una “attacchina romana”, attiva dal 2019, con un nome omaggio alla cagnolina Laika, primo essere vivente nello spazio. Usa la maschera per esprimere la propria arte senza filtri, preservando la sua vita privata. Non è importante sapere chi c’è dietro la maschera: davanti c’è una donna che con ironia interpreta la realtà. Le sue opere parlano da sé, facendo venire in secondo piano la curiosità di sapere chi sia “la Banksy italiana”, come spesso la definisce la stampa internazionale: una studentessa dell’Accademia di Belle Arti particolarmente brava o una top manager di qualche multinazionale che a un certo punto ha deciso di cambiare vita? Se guardiamo i lavori di Laika comparsi su muri, stampe e adesivi negli ultimi quattro anni potrebbe essere entrambe le persone», racconta Edoardo Marcenaro nel testo critico che accompagna la mostra.
Mentre Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, commenta: «Scarpinando e attacchinando di notte nei centri cittadini come nei luoghi dove camminano, dolenti, uomini e donne in cerca di salvezza o dai quali si avvertono i rumori lugubri e mortiferi delle guerre, Laika denuncia violazioni e racconta resistenze, ci indica – realizzandone i volti, ridando così vita a muri fradici e sgretolati – le storie importanti, le persone da difendere. Ogni notte che esce di casa e ingaggia una lotta contro i guardiani del decoro, Laika vince: per quanto un suo ritratto possa essere cancellato, resta nella memoria».

Laika, Fight for you right

Laika ha deciso di non svelare la propria identità indossando una maschera. L’anonimato, infatti, le garantisce una maggiore libertà espressiva e distoglie l’attenzione dagli aspetti della sua vita personale facendoci concentrare solo ed esclusivamente sui suoi messaggi. Il suo nome d’arte nasce come richiamo al primo essere vivente giunto nello spazio – la cagnolina Laika, appunto, nata nel 1954. Puntare allo spazio, quindi, permette di osservare il mondo da lontano, avere una visione più ampia, senza limiti.
Inizia la sua attività nella primavera del 2019, cominciando ad attaccare degli sticker nella sua città, Roma, ma la fama internazionale arriva all’inizio del 2020 con le sue due opere più famose: Jenesuispasunvirus, l’opera (una delle prime al mondo dedicate al COVID19) che denuncia gli atti di razzismo contro la comunità cinese prima dello scoppio della pandemia; L’Abbraccio, il celebre poster dedicato a Patrick Zaki e Giulio Regeni attaccato nei pressi dell’Ambasciata egiziana di Roma.
Il riscontro ottenuto è stato grandissimo: D di Repubblica l’ha inserita tra le “100 Donne che cambiano il mondo” del 2021, e la sua attività è stata oggetto di un docufilm dal titolo, appunto, Life is (not) a game, diretto da Antonio Valerio Spera, presentato alla 17a edizione del Roma Cinema Fest nella sezione Freestyle. Alcune sue opere sono tuttora esposte a Bologna presso Palazzo Albergati nella mostra collettiva Jago, Banksy, TV Boy e altre storie controcorrente, e a febbraio 2023 stata premiata come “Protagonista 2023” ai Nastri d’Argento per i documentari. 

Laika, Donna vita libertà