«Per cambiare bisogna investire». Con queste parole, Enea Righi, collezionista di fama internazionale, ha introdotto il suo intervento in occasione della conferenza stampa di apertura della quarantaseiesima edizione di ArteFiera, un’edizione che si annuncia, dal 3 al 5 febbraio 2023, nel segno di un cambiamento sentito come necessario dallo stesso Simone Menegoi, che – giunto al quarto anno della sua direzione artistica – ha parlato dell’evento nei termini di rilancio e di riscossa. Una svolta che passa, in primis, dalla scelta, da parte di Menegoi, di avvalersi della collaborazione dello stesso Righi nel ruolo di Managing Director, dalla definizione di obiettivi ben precisi, e dalla predisposizione di strategie in grado di agganciare innovazione e tradizione, slancio sperimentale e coscienza della storia.
La definizione di un’agenda, l’approntamento di un programma, prende però il via da una constatazione amara e fortunatamente tempestiva: «ArteFiera – ha chiarito Righi – stava lentamente morendo». Per recuperare una centralità nel panorama fieristico nazionale, la necessità sta nel potenziamento dell’apparato comunicativo (raddoppiati gli sforzi finanziari) e nel saper far leva su un parterre di investitori estremamente ricco – l’Italia è il paese europeo col maggior numero di collezionisti – e altrettanto differenziato.
Tra le tante novità, dunque, come la creazione di un Centro Servizi disegnato da Mario Cucinella, l’introduzione di nuove sezioni curatoriali (Multipli, curata da Lisa Andreani e Simona Squadrito e contraddistinta da esordi illustri, come quello della Litografia Bulla di Roma) e la progettazione di un Percorso, dedicato alla ceramica e sponsorizzato da Mutina, che attraversa la Main Section, molte sono le riconferme: Pittura XXI, curata da Davide Ferri, o Fotografia e Immagini in movimento, che passa a Giangavino Pazzola, curatore di Camera a Torino. Da quest’anno, poi, la Fiera è tornata ad occupare i padiglioni storici, il 25 e il 26, più ampi e luminosi, garantendo ai visitatori e agli espositori un’esperienza di visita indubbiamente più gratificante.
Una scelta di continuità e di rispetto storico che, constatata la soddisfazione generale delle 141 gallerie coinvolte e l’affluenza visibilmente più ampia anche da parte della stampa di settore e del pubblico dei collezionisti – ingrediente principale per la riuscita di una fiera («la fiera funziona se i galleristi vendono», ha ammonito Righi) – non poteva non coinvolgere la performance, storicamente legata alla città dalle mitiche Settimane Internazionali del ’77. Quest’anno, la scelta è ricaduta su Rescue, del collettivo Public Movement, selezionato da Bruna Roccasalva, direttrice artistica di Fondazione Furla, da quest’anno nuovo partner dell’evento. Altro elemento di continuità, il sodalizio con Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo e alla guida di ArtCity, l’art week bolognese che ha nel Main Program la mostra Atlantide 2017-2023, di Yuri Ancarani (curata dallo stesso Balbi), inoltre protagonista di un video proiettato su un maxischermo all’ingresso del Quartiere Fieristico.
Sia in un’ottica eminentemente culturale, sia da un’angolazione più pratica, che mancava, ArteFiera sta studiando una rimonta a medio termine, un progetto di tre anni in cui la sfida, più che ad Artissima e a Torino, è a Milano e a Miart.