Bellezza riciclata da Fondazione Prada

Il progetto espositivo racconta di un tempo in cui l'arte classica non era intoccabile ma rimaneggiata e riutilizzata

Fondazione Prada

Milano

Recycling Beauty, Fondazione Prada, Milano. Foto Roberto Marossi, courtesy Fondazione Prada

«Inventare non significa creare dal nulla, ma dal caos; per prima cosa bisogna procurarsi il materiale; si può dare forma a sostanze oscure e amorfe, ma non si può far nascere la sostanza stessa», spiega la conturbante autrice di Frankenstein, Mary Shelley, nel 1831, e ce lo ricorda anche Salvatore Settis, nel saggio in catalogo della mostra che ha curato da Fondazione Prada, a Milano, insieme a Anna Anguissola con Denise La Monica.
Recycling Beauty è un’inedita ricognizione dedicata al tema del riuso di antichità greche e romane in contesti post-antichi, dal Medioevo al Barocco. Un progetto ambizioso, risultato di una collaborazione tra i Musei Capitolini, Fondazione Prada e Factum Foundation, la cui supervisione scientifica è stata seguita da Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali.
La premessa alla base della ricerca espositiva è la necessità di considerare il classico non solo come eredità del passato ma come elemento vitale in grado di incidere sul nostro presente e futuro. Attraverso un innovativo approccio interpretativo e una modalità espositiva sperimentale, il patrimonio antico, quello greco-romano in questo caso, diventa «chiave di accesso alla molteplicità delle culture del mondo contemporaneo», per usare le parole di Settis.
Nonostante la sua rilevanza culturale e la sua ampia diffusione, il reimpiego di materiali antichi è stato al centro degli studi archeologici solo di recente. Solo negli ultimi anni è stata approfondita la relazione visuale e concettuale fra gli elementi antichi riusati e il contesto post-antico, lontano da quello di origine, in cui sono stati inclusi. Recycling Beauty, al contrario, focalizza l’attenzione sul momento in cui il pezzo antico abbandona la propria condizione iniziale o di rovina e viene riattivato, acquistando nuovo senso e valore grazie al gesto del riuso.

Recycling Beauty, Fondazione Prada, Milano. Foto Roberto Marossi, courtesy Fondazione Prada

La mostra ospita oltre cinquanta opere altamente rappresentative provenienti da collezioni pubbliche e musei italiani e internazionali come Musée du Louvre di Parigi, Kunsthistorisches Museum di Vienna, Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, Musei Capitolini, Musei Vaticani e Galleria Borghese di Roma, Gallerie degli Uffizi di Firenze e Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Il progetto espositivo, concepito da Rem Koolhaas/OMA con Giulio Margheri, si sviluppa in due edifici della Fondazione, il Podium e la Cisterna, come un percorso di analisi storica, scoperta e immaginazione. Nel Podium un paesaggio di plinti bassi permette di percepire i pezzi esposti come un insieme, mentre le strutture simili a postazioni di lavoro incoraggiano un esame più ravvicinato grazie alla presenza di sedie da ufficio. Nella Cisterna i visitatori incontrano gli oggetti gradualmente, in una sequenza di spazi che facilitano l’osservazione da punti di vista alternativi. Due sale della Cisterna sono dedicate alla statua colossale di Costantino (IV sec. d.C.), tra le opere più importanti della scultura romana tardo-antica. Due monumentali frammenti marmorei, la mano e il piede destro, normalmente esposti nel cortile del Palazzo dei Conservatori a Roma, saranno accostati a una ricostruzione del Colosso in scala 1:1, mai tentata prima, che evidenzia come l’opera sia il risultato della rielaborazione di una più antica statua di culto, probabilmente di Giove.

Recycling Beauty, Fondazione Prada, Milano. Foto Roberto Marossi, courtesy Fondazione Prada

«Ogni reimpiego implica il miracolo di una resurrezione». In Recycling Beauty si vedono statue apparentemente intatte, composte in realtà da pezzi di epoche diverse, anche molto lontane tra loro. La cosiddetta Minerva Orsay ha il torso dell’età dell’imperatore Adriano, mentre la testa, le mani e i piedi di bronzo sono stati aggiunti all’inizio del 1600 per poi essere sostituiti da versioni di marmo nel 1766. La Santa Ifigenia di Vicenza, che in questa mostra si vede ricomposta per la prima volta, ha un corpo datato intorno al I secolo dopo Cristo, la testa e l’iscrizione del 1501 circa. Spesso queste nuove creazioni, o i nuovi usi di oggetti ritrovati, sono frutto di un fraintendimento, in altri casi, il riciclo è prodotto di una manipolazione consapevole, come nel caso del bassorilievo della sepoltura di un eroe diventa una deposizione di Cristo con la semplice aggiunta di aureole. Evidenziando l’importanza dei frammenti, del riuso e dell’interpretazione, la mostra contribuisce a considerare il passato come un fenomeno instabile in costante evoluzione.

Recycling Beauty, Fondazione Prada, Milano. Foto Roberto Marossi, courtesy Fondazione Prada

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