La White Noise Gallery chiude i battenti. Le parole di Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti

Dopo otto anni di attività, la galleria romana chiude i battenti. In una email, le motivazioni dei due fondatori

Oggetto: Titoli di coda.
Con una commovente email Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti, i fondatori della White Noise Gallery, annunciano la fine delle attività della galleria di via della Seggiola.
Riportiamo integralmente il testo con cui hanno deciso di ringraziare gli artisti e i collaboratori che hanno lavorato con loro in questi anni, insieme alle motivazioni che accompagnano una scelta sofferta.

Ci auguriamo che questa non sia una chiusura definitiva, ma che il loro lavoro, accogliendo il cambiamento, possa rinnovarsi in una nuova strada.

«Carissim*,
come tutte le storie, anche quella della White Noise Gallery è giunta al suo epilogo.
In questi anni passati insieme abbiamo costruito da zero un progetto che ci ha reso orgogliosi, a volte stanchi, ma nel quale in ogni momento abbiamo creduto con convinzione ed entusiasmo dedicandogli tutte le energie che avevamo in corpo. Riassumere in poche righe l’intero percorso e ciò che ha significato per noi è impossibile.
Abbiamo cominciato giovanissimi, ma consapevoli delle responsabilità di questo mestiere: il tentativo di innovare, essere un filtro fra le generazioni, trasformarsi in argine e poi in motore propulsivo per gli artisti, contribuire a rafforzare il senso critico del pubblico.
 Nonostante le incognite e gli inciampi lungo il percorso, non ci ha mai abbandonato la certezza che questo lavoro fosse un enorme privilegio.
Tra le mura della galleria si è costruita una piccola famiglia atipica, degna delle migliori sit-com americane degli anni ‘90.
Abbiamo condiviso interminabili viaggi in furgone senza radio, tremendi appartamenti in “zona fiera”, traguardi inimmaginabili, nascite, cancellate di cinque metri issate a spalla, aeroporti, panini plastificati negli angoli ristoro, massimi sistemi eviscerati in pausa pranzo e pomeriggi da Leroy Merlin.
Un microcosmo umano che si è aperto senza riserve a chiunque volesse farne parte.
Abbiamo parlato in prima persona con ogni singolo visitatore, curato ogni mostra, scritto ogni riga dei nostri testi, visto nascere ogni opera.
Eppure, eccoci ai titoli di coda.
La bellezza del contemporaneo è nella sua parte più intima, nelle incertezze degli artisti che diventano universi di possibilità e negli sforzi immani delle gallerie per realizzarle, ma questo genere di cose non balza agli onori delle cronache. In Italia ci scontriamo quotidianamente con un meccanismo che ostacola l’iniziativa privata, con l’insufficienza delle istituzioni culturali a cui fanno da contrappunto degli operatori donchisciotteschi ai quali sono richiesti investimenti a perdere senza fine.
Con un mercato che troppo spesso tende a premiare il massimo profitto e perde di vista il valore sociale del mecenatismo.
Quello che non sapevamo all’inizio della nostra carriera è che un gallerista che voglia lavorare in modo sano sul contemporaneo è chiamato a scegliere se farlo per hobby o per incoscienza. Sono molti, troppi, gli elefanti nella stanza.
Abbiamo scelto di rinunciare a questa battaglia e di deporre le armi, ma senza dichiarare la resa.
Abbiamo deciso di fermarci subito prima che l’amore per questo mestiere si trasformasse in qualcosa di insostenibile.
Per mantenere immutata la nostra fiducia nel valore sociale dell’arte, nella sua capacità di raccontare cosa saremo domani in modi che non immaginiamo, con una lingua che non conosciamo.
Lo faremo rimanendo attivi in questo mondo, prendendo strade diverse ma senza ridimensionare gli obiettivi, con lo stesso spirito del 15 marzo 2014.
Vogliamo ringraziare i colleghi che sono stati un enorme stimolo positivo, i visitatori, i giornalisti, gli amici ed i collezionisti che hanno alimentato la fiamma con la loro costante curiosità ed il loro supporto.
Ringraziamo le artiste e gli artisti che ci hanno accompagnato in questo viaggio, il rapporto con ciascuno di loro rimarrà l’eredità più preziosa di questi anni.
In ultimo, ringraziamo Chiara Garlanda, gallery manager e pilastro della White Noise. Con il suo talento, la sua umanità e la sua abnegazione ha reso migliori anche noi.
In fondo, l’arte contemporanea è prima di tutto saper accogliere il cambiamento.
A presto,
Eleonora e Carlo»