«Venire da un Paese in cui abbiamo tanta censura e tanto deve essere ancora nascosto e, al tempo stesso, c’è tanta sovversione nell’aria. Questo è ciò con cui il popolo iraniano ha imparato a fare i conti: l’assenza di libertà di espressione significa trovare modi di parlare senza davvero aprire bocca». Sono le parole dell’artista iraniana Shirin Neshat che è tornata a parlare sulla questione dei diritti umani in Iran, in seguito alla morte di Mahsa Amini.
Nella serata del 4 ottobre, contemporaneamente al Piccadilly Circus di Londra e al Pendry West Hollywood di Los Angeles, è stata svelata l’opera d’arte digitale Woman Life Freedom. Il lavoro racchiude al suo interno da due opere di Neshat della serie Women of Allah (1993-97): Moon Song e Unveiling. Due mani rivolte in segno di offerta, ricoperte da scritte in calligrafia persiana, stringono due proiettili da fucile, mentre nell’autoritratto in bianco e nero Unveiling (1993), l’artista è coperta di versi della poetessa e documentarista persiana Forough Farrokhzad.
«Per me, il significato del testo e dei punti elenco [in Moon Song] suggerisce la realtà moderna e contemporanea dell’Iran, mentre il motivo cachemire e altri motivi floreali sono il simbolo della ricca storia persiana antica degli iraniani», afferma Neshat in una nota.
E aggiunge: «Secondo me questa contraddizione culturale è stata il più grande dolore e dilemma degli iraniani che stanno lottando tra queste due identità opposte. La maggior parte degli iraniani non si identifica, né si sente a proprio agio nel rispettare codici e leggi islamici così oppressivi».
Mahsa Amini. è morta in un ospedale iraniano all’inizio di questo mese dopo essere stata detenuta dalla polizia morale del regime con l’accusa di non aver rispettato le norme sull’hijab del paese. Le autorità iraniane affermano che Amini non è stata maltrattata ma ha subito “un improvvisa insufficienza cardiaca”. La morte della ragazza ha scatenato proteste di massa a Teheran e nelle altre città dell’Iran, coinvolgendo anche registi e attori iraniani tra cui la stessa Neshat, Ali Abbasi e Bahman Ghobadi, che in una lettera aperta dichiarano: «Il governo iraniano ha limitato l’utilizzo di Internet e bloccato l’accesso alle piattaforme dei social media per sopprimere ulteriormente le voci delle persone. L’ultima volta che tali misure sono state attuate nel 2019, il governo iraniano ha ucciso 1.500 persone. I registi iraniani indipendenti stanno al fianco di queste donne e uomini iraniani senza paura e si stanno sforzando di catturare e documentare la storia mentre si svolge con risorse limitate».
Neshat ha anche creato una raccolta di NFT, Loss for Words, commissionata dalla piattaforma Artwrld. In ogni pezzo, un paio di mani si aprono lentamente in un gesto di preghiera, rivelando un frammento di poesia iraniana scritta da vari poeti come Farrokhzad, Sohrab Sepehri, Ahmad Shamlou e Nima Yushij. Il dieci percento delle vendite andrà all’organizzazione senza scopo di lucro The Brooklyn Rail.