Il tempo Scortese: la Sabina accoglie la seconda edizione del festival Vacunalia

Il borgo di Vacone diventa palcoscenico della messa in atto di una favola, tra antiche divinità, leggende popolari e mistiche atmosfere reinterpretate secondo le sguardo del contemporaneo

La liaison tra antichi borghi e linguaggi contemporanei continua a far innamorare. Il piccolo comune di Vacone (RI), per il secondo anno consecutivo, apre le porte all’arte dei giorni nostri nella sua cornice dal sapore fiabesco, capace di trasportare nei sogni di anni passati, rimasti a riposare nelle memorie dell’infanzia. 

Vacunalia, la seconda edizione 

Vacunalia è il festival d’arte contemporanea ideato da Benedetta Monti e Niccolò Giacomazzi, curatori già della prima edizione dell’iniziativa realizzata nel 2021. L’iniziativa torna quest’anno nel cuore dell’antico borgo con una serie di installazione outdoor, realizzate site specific per Il tempo scortese, l’esposizione inaugurata sabato 3 settembre rimane disponibile per il pubblico fino al 1 ottobre.

Il corso del tempo è davvero sempre lo stesso? È proprio questo il provocatorio interrogativo posto al pubblico dall’esposizione che si disperde nel sali scendi della strette vie di Vacone. Nell’intreccio di scale di pietra e di pittoresche porte di legno che custodiscono le storie delle famiglie del luogo, si snoda il percorso espositivo in cui si incontrano le installazioni di Verdiana Bove, Martina Cioffi, Valerio D’Angelo, Roberto Maria Lino, Pietro Moretti e Yuxiang Wang.

Il tempo scortese 

L’ozio, inteso come tempo di rigenerazione del corpo e della mente, tema principe della vecchia edizione di Vacunalia, si osserva in questa nuova occasione da una differente prospettiva: è proprio nel lavoro paziente e laborioso che si incontra la possibilità di immergersi nell’intimità della riflessione e del soliloquio. Roberto Maria Lino propone Sutura, un drappo ottenuto dalla cucitura di differenti tessuti attraverso attività manuali e lavoro a macchina. Appeso ad un esile filo, Sutura si lascia trasportare dal vento e resta in attesa, con le sue vaste campiture variopinte, della fine dell’apparentemente improduttiva parentesi dedicata alla dimenticanza di qualsiasi impegno.

I linguaggi contemporanei si mescolano con l’atmosfera fiabesca del medievale borgo sabino rispettandone le peculiarità: in questo tentativo di mimesis si cimenta Valerio D’Angelo, autore di Non ora, scultura polimaterica che osserva il belvedere sabino nelle sue fattezze capaci di incuriosire lo spettatore e renderlo inquieto. Forme grottesche realizzate con materiali industriali si celano dietro un’estetica che osserva il mondo naturale e si cristallizza in un attimo di eterna trasformazione. 

Lo scorrere delle ore si dilata, lentamente, proprio come il propagarsi delle onde che il tonfo di una pietra provoca nella pacifica superficie di uno stagno, propio le stesse che Pietro Moretti sceglie di collocare nella sua serie di acquerelli, nella tipica bacheca destinata agli annunci, piccoli cortocircuiti che interferiscono con la placida tranquillità di Vacone. Sempre sospeso come un funambolo sul filo tra realtà e visioni oniriche l’artista si cimenta nella costituzione di una narrazione in tre atti, una fiaba appunto, folcloristica intersezione tra tangibile e fantastico. 

Le ricerche degli artisti selezionati fanno emergere e rendere palpabile quella sensazione di dolce lentezza che solo i luoghi distanti dall’ipercinetico ritmo delle nostre personali quotidianità metropolitane. È Yuxiang Wang a prendere alla lettera il concetto di rallentamento realizzando all’interno della torre dell’orologio che da secoli scandisce le giornate di Vacone, Vacava, coreografica installazione che lascia il pubblico nella penombra in compagnia del battito degli istanti scanditi da un pendolo, il cui oscillare viene delicatamente frenato dall’acqua in cui questo in parte si immerge. Il meccanismo, legato direttamente agli ingranaggi custoditi nella torre, provocano un metaforico furto del tempo, beffardo e cinico tentativo destinato al suo inevitabile fallimento.

La nostalgia sfiora gli spettatori di fronte alla pittura della giovane pittrice Verdiana Bove, artista fondatrice del collettivo romano Condotto 48. La chiesa d’oro si mimetizza nel borgo, collocata in uno spazio dedicato a manifesti e segnalazione di eventi locali, incontra lo sguardo della collettività raccontando l’intima storia della famiglia dell’artista, porgendola ai visitatori e trasformando il privato in pubblico in una conversazione corale, in cui tutti siamo i testimoni delle fiabesche nozze immortalate dall’artista. 

E proprio proseguendo il cammino attraverso uno scenario dal sapore mistico ed enigmatico, la dea Vacuna sembra accompagnare l’intera visita: il culto dell’antica dea torna ancora una volta a essere celebrato attraverso l’installazione di Martina Cioffi con una reinterpretazione della raffigurazione della divinità – mai realmente rappresentata da schemi figurativi ricorrenti. Due elementi di ceramica vengono inseriti nell’abbeveratoio/lavatoio del borgo, richiamando l’ambigua forma di due seni come quella di due frutti, entrambi ancestrali simboli d’abbondanza e fertilità. 

L’esposizione segna il proseguimento di un efficace dialogo tra presente e passato, converazione aperta e ancora ampiamente aperta alla sperimentazione. La sabina propone una sua nuova versione, si veste a festa e chiama i visitatori a sé per mostrare un volto diverso, pronto ad affacciarsi alle curiose peculiarità dei linguaggi contemporanei. 

Vacunalia: il tempo scortese
Verdiana Bove, Martina Cioffi, Valerio D’Angelo, Roberto Maria Lino, Pietro Moretti, Yuxiang Wang
A cura di Niccolò Giacomazzi e Benedetta Monti
3 settembre – 1 Ottobre 2022
Info: [email protected]