Dal 20 Settembre in Italia la mostra diffusa dedicata a Capogrossi. L’esposizione a La Galleria Nazionale di Roma

Il 9 ottobre 2022 la Fondazione Capogrossi celebra l’artista nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa

Il 9 ottobre 2022 la Fondazione Capogrossi celebra l’artista nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. 

In quest’occasione l’Italia diventerà sede di una mostra diffusa, tanti sono gli eventi che si svolgeranno. Tra i più rilevanti segnaliamo la mostra che si terrà nella Galleria Nazionale di Roma, dal 20 settembre al 6 novembre. 

Giuseppe Capogrossi

Grazie a questa iniziativa, le opere di Giuseppe Capogrossi tornano a Roma, in una mostra tematica a cura di Francesca Romana Morelli. L’esposizione Capogrossi. Dietro le quinte – che inaugura il 20 settembre – celebra la parabola della carriera dell’artista. La mostra è arricchita da documenti biografici conservati nell’archivio storico. Le opere esposte, dalle tele agli arazzi, insieme a numerosi ritratti fotografici dell’artista, a documenti di allestimenti di mostre storiche, a cataloghi d’epoca, a lettere e articoli di giornale, garantiranno un’immersione interessante e coinvolgente. Lacorrispondenza visiva tra le opere d’arte e i documenti consentirà di avere uno specchio unitario e completo della vita e della produzione dell’artista. 

Giuseppe Capogrossi è una figura anomala nella Roma degli anni Cinquanta: artista indipendente, non coinvolto in manifesti o proclami, tanto da risultare quasi isolato. Il suo distacco dalla “Scuola romana” si consuma irreversibile nel dopoguerra. Il suo lavoro subisce una svolta innovativa all’età di quarant’anni, dopo due anni di sperimentazione, durante i quali si concentra sulla liberazione della sua arte da rapporti rappresentativi o metaforici.

Giuseppe Capogrossi , Superficie 28 (ex Superficie 25), 1950-52. Olio su tela, 74 x 220 cm.

Le opere che lo contraddistinguono danno un immenso potere al rapporto tra forma e spazio, tra semplicità del significato e complessità espressiva. Esse si distaccano da quelle, più coerenti con il periodo, che aveva esposto nelle biennali di Venezia e nelle Triennali di Milano negli anni ’30, reduce dal suo soggiorno parigino. La forma rappresentata diviene ripetitiva, ma le sue opere non hanno nulla di seriale: ognuna di esse è in grado di toccare le corde emotive degli spettatori. In altre parole, il dialogo tra la primordialità della forma, la semplicità del colore e la complessità dell’intenzione, creano in ciascuna opera un effetto diverso. Dalla “superficie 8” alla “superficie 124” non viene mai mutata la struttura della sua invenzione, ma ogni opera ha un ritmo nuovo e provoca nuove sensazioni.

Certamente un ghiotta occasione per gli amanti del periodo e dell’artista.