Pinocchio was a girl: Curva Pura, nel quartiere Ostiense, ospita la mostra di Carola Spina e Alexandra Fongaro

L’atmosfera che si respira è fiabesca, fantastica e il tema sotteso è il corpo femminile, ma anche la trasmutazione e la vita

È ancora aperta alla galleria Curva Pura, nel quartiere Ostiense, la mostra “Pinocchio was a girl”, a cura di Davide Dormino, con testo critico di Nicoletta Provenzano. Si tratta di una bi-personale che vede protagoniste Carola Spina e Alexandra Fongaro, giovani artiste iscritte entrambe alla RUFA (Rome University of Fine Arts), e specializzate l’una in scultura e installazione, l’altra in pittura.

L’atmosfera che si respira non appena entrati è fiabesca, fantastica, femminile. Il tema sotteso a questo incontro tra poetiche è il corpo femminile, ma anche la trasmutazione e la vita. Ad avvicinarci con lo sguardo e un delicato cenno di accoglienza è l’opera di Carola Spina Oh mia bella! che si trova sulla destra dello spazio espositivo: una scultura-installazione realizzata in legno e ceramica e contenente un inaspettato ospite, un piccolo pitone reale.

Spina (classe 1998) si è ispirata alle statue delle Madonne che vengono portate in processione in un paesino dell’Abruzzo da lei visitato (tradizione di origine spagnola consolidatasi in alcune realtà italiane), realizzate come dei manichini di legno completamente vestiti e imparruccati. Inizialmente attratta dall’apparenza kitsch delle stesse, da lei osservate nella chiesa principale di questo piccolo paese, ha successivamente rielaborato il tema e la trama fisica dell’oggetto-statua.

La scultura appare come una Madonna svelata, esposta, mostrata nella sua ossatura, senza merletti e abbellimenti, si presenta come un manichino ligneo dalle braccia snodabili, calvo, con mani e volto in ceramica rifinita. Il reale soggetto dell’opera non è tanto l’archetipo della Madonna da cui è stato tratto lo spunto iniziale, ma più propriamente la donna, l’essenza femminile.

La gonna della figura mantiene la forma “a gabbia” che queste statue abruzzesi presentano, l’artista ha però aggiunto delle lastre di vetro che dunque trasformano la base della statua in una teca, ravvivata dalla presenza del serpente. Quest’ultimo nell’iconografia cristiana, in quanto simbolo delle persuasioni del male, viene schiacciato dal piede della Vergine. In questo caso, spogliato anch’esso del suo significato allegorico, viene accolto e incluso sotto il manto del personaggio, ad esprimere forse un messaggio di riconciliazione, ma più probabilmente a sottolineare oltre ogni facile pregiudizio il suo carattere di essere silenzioso e riservato, rispettoso degli spazi altrui, per certi versi mansueto, che cerca rifugio e comprensione. La stessa “Oh mia bella!” assume d’altronde un atteggiamento simile al serpente: le mani timidamente rivolte verso lo spettatore in segno di cauta accoglienza, i lineamenti dolci e il volto leggermente inclinato in un accenno di malinconia, un gesto cortese e fiabesco, forse d’altri tempi.

Carola Spina ama creare dei cortocircuiti nelle sue opere, degli “sgambetti” – così li definisce l’artista – conducendo lo spettatore in percorsi che fanno riflettere su categorie a priori, simboli e stereotipi, per poi tornare al punto zero: il corpo, l’identità delle cose.

Alla muta del serpente (il pitone infatti sta attraversando la fase della “muta”) rispondono le metamorfosi in atto nei quadri di Alexandra Fongaro (classe 1993), presenti sull’altra parete della galleria. Si tratta di lacerti di corpi – un seno, un piede, mani, avambracci, un corpo senza volto, degli occhi – tutti colti in un momento di trasformazione in creature fitomorfe (girasoli e cardi).

La pittura ad olio dell’artista italo-americana si distende morbida su tavole di diverse dimensioni di legno d’abete. Le venature dell’albero hanno ispirato l’artista, la quale in una delle tavole ha trovato tanti “nodi” che nella sua immaginazione si sono concretizzati negli occhi di Santa Lucia. La santa è legata ai ricordi d’infanzia dell’artista, quando nel paese d’origine della madre, vicino Palermo, lasciava delle particolari offerte sulla statua di Lucia e osservava ogni volta con stupore gli occhi tenuti tra le mani in una patena.

La storia di Santa Lucia e il mito di Dafne sono i due fil rouge che accompagnano queste opere di Fongaro, riletti in una chiave personale e autobiografica. La trasformazione e la fuga dal mondo maschile sono alla base dei due racconti: Dafne diventa alloro nel rifiuto di un amore non corrisposto, Lucia (secondo una tradizione) sceglie di privarsi dei propri occhi, molto ammirati per la loro bellezza, per non essere desiderata dall’uomo che la corteggiava e prendere i voti. Anche la santa viene associata dall’artista ad una pianta, il cardo – altro ricordo di infanzia siciliano, legato questa volta alla nonna – le cui spine rievocano la lama della spada che le trapassò il collo (secondo un’altra tradizione agiografica). Ma il riferimento botanico preponderante è quello del girasole, una sorta di autoritratto dell’artista, come lei stessa spiega: un fiore che nasce solo in un terreno freddo e per converso segue il calore e la luce del sole per tutta la sua esistenza, girandosi instancabilmente alla sua ricerca.

Il tema del “mutamento” assume un carattere ancora più reale in un piccolo quadro che si trova sulla parete divisoria della galleria, e che fa da ponte tra gli immaginari delle due artiste. É un’altra tavoletta dipinta simile alle altre, ma presenta un perno ligneo al centro che, a seguito di una spinta, permette alla stessa di girare: l’immagine diventa in movimento, un vortice vivo, una metamorfosi che ci catapulta di nuovo nella sinuosa e ciclica essenza della vita simboleggiata dal pitone nella statua di Spina.

É una struttura a ring quella che ci fa tornare al nucleo della mostra: la donna, il corpo, la vita nella sua dimensione transitoria, fragile, instabile, eppure ciclica e in qualche maniera eterna, quale Ovidio racconta nelle sue Metamorfosi, o culture più primitive testimoniano, come quella degli indiani Pueblo di cui ci parla Aby Warburg ne Il Rituale del serpente.

Pinocchio was a girl
Carola Spina e Alexandra Fongaro
A cura di Davide Dormino
Testo critico di Nicoletta Provenzano
Fino al 10 luglio 2022
Curva Pura, Via Giuseppe Acerbi 1, Roma

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