Contemporary Cluster presenta Displacement: l’arroganza e la goliardia di un’arte urbana che non si accontenta 

Il post vandalismo europeo è oggi una realtà: il Contemporary Cluster lo racconta attraverso una nuova collettiva internazionale negli spazi del Palazzo Brancaccio

Negli Stati Uniti, cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, nasce un nuovo modo di comunicare, arrogante, provocatorio, deciso a far storcere il naso alla elegante e perbenista borghesia bianca, tanto legata ai propri taboo sociali politicamente corretti. Nelle strade qualcosa comincia a incrinarsi, la realtà comincia a essere descritta tramite nuovi linguaggi visivi che da quel momento in poi non arresteranno mai più la loro diffusione. Quell’atmosfera di dissacrante dispiacere che nasce dal fenomeno del graffitismo diventa ispirazione per Displacement, il nuovo progetto espositivo curato da Giacomo Guidi negli spazi del Contemporary Cluster di Palazzo Brancaccio a Roma. 

PH. Giorgio Benni

La mostra raccoglie sette reinterpretazioni di quello che oggi etichettiamo, per comodità formale, come Post vandalismo, naturale evoluzione dello stesso fenomeno che ha ferocemente sconquassato le logiche del modo di fare e leggere l’arte. Rinnegata per decenni, senza mai essere realmente compresa, l’arte urbana ha determinato autonomamente i propri codici, tecnici, visivi e morali. Non accontentandosi della claustrofobica cornice della convenzionalità, questa sconfina quindi nell’inaspettato: ogni ambiente diventa terreno fertile per dare nuova definizione a un’estetica canonica, figlia della convenzione abituale, comoda, non pericolosa. 

Nelle sue continue contorsioni, l’arte nata tra le vie delle metropoli ricerca oggi una nuova dimensione, di cui si trova al Contemporary cluster una sintesi ben costruita, capace di dare lettura di un fenomeno internazionale, tradotto nella selezione delle opere in mostra: Jonas Fahrenberger, Aythamy Armas Garcia, Nils Jendri, Wide, Nicolò Masiero Sgrinzatto, René Wagner e David Von Bahr prendono possesso delle sale, invitando lo spettatore ad abbandonare al di fuori della porta d’ingresso ogni preconcetto. Il corpus della mostra lascia lo spettatore intorpidito in quel “displacement” al quale viene invitato ad abbandonarsi, facendosi corrodere dalla spiacevolezza di un’identità visiva nata dal desiderio di fratturare il conosciuto e non appagare banalmente il senso estetico. 

PH. Giorgio Benni

L’arte urbana, nata in origine senza maestri, prende oggi coscienza di una propria recente storicizzazione che la mette di fronte a nuove sfide: mescolare senza pudicizia quelle che sono le tecniche e gli strumenti del writing, con il patrimonio ereditato dall’arte della tradizione fatta di pennelli, tele e telai. Un’incontro che si è lasciato attendere molto tempo prima che l’una e l’altra parte decidessero di seppellire quell’affilata ascia da guerra, capace di separare di netto universi cresciuti fino a oggi in parallelo.

Siamo di fronte a un nuovo connubio, che nonostante l’apertura verso il diverso, non cede al compromesso: l’arroganza e la goliardia che caratterizzano il post-vandalismo non abbandonano un’esposizione che non si pone l’obiettivo di ingentilire la natura selvaggia di un modo di fare arte, cresciuto nel buio, spesso nel disprezzo, ma figlio di una rabbia corroborante, della quale ha fatto la sua inesauribile ed irriverente linfa vitale. 

Info:https://www.contemporarycluster.com/

DISPLACEMENT, a cura di Giacomo Guidi
16 giugno – 30 luglio 2022
Contemporary Cluster
Via Merulana 248