La galleria Mucciaccia Contemporary riapre le sue porte per la seconda edizione di 12 Artists of Tomorrow. La mostra curata da Giulia Abate offre l’opportunità di sbirciare tra gli artisti emergenti del 2022 e quindi offre una panoramica sull’arte contemporanea che è e che verrà. Dalla pittura alla scultura, dall’installazione alla fotografia, dalla ceramica alla tessitura, questi sono i diversi linguaggi e indirizzi che vengono svelati durante la collettiva.
Mettere in discussione, scorgere il proprio presente attraverso l’osservazione e il dubbio, intraprendere un viaggio all’interno dell’immaginario segreto degli artisti contemporanei è quindi l’obiettivo della mostra. Difficile è però parlare di contemporaneo in quanto un’opera dal momento in cui è pensata diventa inevitabilmente parte del passato ed è sicuramente difficile raccontare un’immaginario off-limits in un mondo dove tutto è apparentemente accessibile e fruibile.
Sia la lampada di design di Uno in collaborazione con Danilo Sacco, Verticalia sia le sculture di Victor Fotso Nyie, Malinconia sono valorizzate bene nel contesto della mostra, lasciando il pubblico libero di divagare tra le stanze in una vera e propria passeggiata di colori. Proprio i colori compongono la tensione e la comunicazione di questi spazi. È infatti interessante osservare all’interno di questa selezione di opere e di immagini la mancanza di opere a colori o comunque neutre.
Ogni opera sembra avere scritto sopra di sé “guardami”, eccentriche colorate multiformi, ma forse troppo?
Da questa piattaforma di osservazione possiamo chiederci se l’artista eccentrico, strano, colorato, appariscente con la sua conseguente arte similare a lui sia tornato di moda e possiamo anche chiederci se questo ci vada bene.
Sembra che di moda però non passi mai cavalcare le onde dell’etica e della posizione politica per rendere le proprie opere le lenti di ingrandimento su questioni sociali del nostro mondo, ed è il caso ben riuscito dell’artista di Victor Fotso Nyie con le sue opere Malinconia e dell’Europa di Francesco Ideale Vullo, Shooting Starse.
Viictor Fotso indaga la condizione dell’uomo africano contemporaneo, alienato e sofferente a causa di una passato non concluso di asservimento e sfruttamento. Contro l’invisibilità a cui è soggetto il corpo nero occidentale l’artista produce due sculture di ceramica dorata. Oro come il primo posto del podio, metafora della necessità di rimettere al proprio posto i volti, la storia e i bisogni ignorati di questa comunità. Anche il titolo Malincolia, afferma la sfinita e quasi rassegnata voce di scoraggiamento che da generazioni cerca di prendersi il proprio spazio e le proprie forme, una voce stanca ma dorata come la voce che racconta una storia al bambini prima di farli addormentare.
Shooting Stars, parla di un’Europa che cerca di prendere la mira su se stessa, un gioco al lotto di un futuro incerto, una questione di fortuna e direzione, di cui non è prevedibile figurare il destino. Francesco Ideale Vullo Nella sua ricerca artistica reinterpreta oggetti comuni per raccontare aspetti dell’essere umano e della società moderna. Affascinato dal potere simbolico che gli stessi possono assumere, l’artista, indaga la loro capacità di rievocare sentimenti e scenari affettivi. La ricerca dei materiali gioca un ruolo primario, incontrando la pratica scultorea cui si dedica e distinguendosi per una multiforme varietà formale e tecnica.
Valeria Secchi, sfrutta invece il rapporto soggetto-oggetto nella società dei costumi con particolare attenzione ai social media attraverso video, fotografia e manipolazione digitale. Nel suo Group photo with imaginary friends or I miss my friends so I did this siamo di fronte a dei corpi ordinati con delle maschere. Potrebbero essere i suoi amici immaginari o gli amici che a lei mancano, come si scorge dal titolo, e per il periodo storico corrente spige a riflettere su questa pandemia e come ha influenzato i nostri rapporti sociali. C’è chi si è scoperto pieno di personalità, multifaccia, multimaschera. Chi le maschere invece le ha dovute indossare per riadattarsi ad un contesto sociale.
Anche Sveva Angeletti sfrutta l’approccio fotografico e tecnologico dell’arte trovando dei veri e propri manifesti delle relazioni tra gli individui. Temi cardine della sua poetica sono il tempo lo spazio nella misura in cui diventano teatro delle connessioni tra i singoli.
L’immaginario omo-erotico di Nicolò Bruno questa volta invece rischia di finire in un grosso cliché. È proprio quando si parla di temi tanto attuali come questo che bisogna stare attenti alla forma che decidiamo di investire per rappresentarli. The kiss, che si rifà alla serie di baci che trafiggono la storia del mondo dell’arte, ora appare come una semplificazione poco esaustiva di qualcosa che sappiamo già. Un bacio, tra una coppia (forse) omosessuale non crea nulla di nuovo e nemmeno lo indaga anzi forse lo semplifica così tanto da fargli perdere valore. Sembra quasi che in questo caso Bruni abbia avuto paura di sporgersi oltre al simbolo lasciando al pubblico un manifesto mancato.
Sono due gli aspetti della ricerca artistica di Ieva Pētersone, la sperimentazione tecnica e la verosimiglianza figurativa del soggetto rappresentato. Il primo elemento l’ha portata a lavorare sulla stratificazione dell’opera che affronta sia con le velate colorazioni ad olio sia con l’uso della tecnica del cucito,mentre la verosimiglianza che si decanta in astrazione è sinonimo di un suo particolare confronto con il mondo. In questo modo l’artista crea un collage di sensazioni tra dispercezione e iperpercezione tra acutezza di osservazione e somiglianza.
GeometrcBang con un lavoro quasi opposto all’acutezza della Petersone, calibra nelle sue opere il giusto mix tra figurativo e astrazione, gioco e spontaneità, in una ritmica del quadro matura e l’uso volontario di tonalità primarie.
Uno, con la sua Verticalia, in collaborazione con Danilo Sacco, parte della Street Art per arrivare al design dando alla sua arte una funzione pratica. L’artista si muove tra la sperimentazione la ripetizione all’infinto e la tecnica pubblicitaria. In un primo momento l’opera appare decisamente eccentrica proprio questo forse è l’obbiettivo. Tanti pezzi e stencil-collages realizzati dall’artista si offrono come rimando alla lacerazione dell’individuo continuamente manipolato fino a perdersi nella molteplicità e nella complessità della società di massa.
Daniele Tozzi, tanto colorato quanto performante, esplora la pratica del lettering. Il risultato è una serie di lettere composte da forme, il processo inverso rispetto al funzionamento del calligramma stesso, un ribaltamento nel modus operandi finora espresso dall’artista. È forse un significato nascosto e malformato quello che ci propina l’artista? Questo non è dato saperlo dato l’illeggibilità delle lettere legnose e del loro ordine. La sensazione di fronte all’opera è di mancanza. C’è tutto: forme, colori tridimensionalità e grafica, ma lo spettatore di fronte l’opera non può fare altro che seguire le onde e le forme delle lettere diventando complice del misterioso significato.
Luca Staccioli intende la pratica artistica come una ricerca sperimentale, orientata alla processualità, che include differenti media tra cui il video, il suono, la scultura, il ricamo, il disegno, il collage. Egli stratifica e combina micro-storie, memorie sradicate, oggetti quotidiani, al fine di ri-narrare i modelli della rappresentazione e scoprire nuove ecologie. Con la sua opera in mostra è il contesto ad assumere forme e colori stravaganti, diventando soggetto del quadro, se si osserva più attentamente si scoveranno nelle apparenti semplici figure di ragno, animali oggettificati ov viceversa, un gioco di collage che si rifà al mondo umano in una contaminazione naturale e un pò patafisica.
La pratica di Alberonero trova forma in installazioni nate dalla volontà di “essere luogo”, di annullare il confine tra il sé e il fuori e di partecipare allo spazio in senso poetico. Alberonero ripensa il suo essere artista portando in secondo piano l’azione creatrice per porsi come ascoltatore del tempo che scorre, della natura come movimento ininterrotto. I colori, la geometria con particolare attenzione al quadrato e la monumetalità sono caratteristiche fondamentali e imprescindibili delle sue opere.
Infine, Greg Jager ha sviluppato un linguaggio multidisciplinare attraverso cui interroga la società contemporanea. Egli utilizzando varie tecniche attiva una costruzione partecipata di un nuovo ecosistema in cui confluiscono arte, antropologia e psicologia. In Dust of becoming 01 utilizza la tecnica del collage, acrilico, pastello ad olio, grafite, spray, muffa su tela e 2 blocchi di tufo.
I lavori degli artisti in mostra sono stati selezionati dalla seconda edizione del progetto editoriale di Exibart 222 artisti emergenti su cui investire | 2021, curato da Cesare Biasini Selvaggi
la mostra è aperta al pubblico dall’ 8 aprile al 20 Maggio 2022 da Mucciaccia Contemporary, Roma.