Federico Borromeo, cardinale italiano del XVII secolo, in una sua dichiarazione al pittore Jan Brueghel colpito dalla sua opera scrive all’artista dichiarando di poter sentire l’odore della primavera stessa nei minuti petali e nelle foglie che sbocciavano dal pennello del maestro fiammingo. Quattrocento anni dopo, chi ha meno immaginazioni olfattive può recarsi al Museo del Prado di Madrid per riempirsi le narici dei profumi che pervadono il dipinto di Jan Brueghel del 1617-18 Il senso dell’olfatto.
Il museo ha arruolato curatori, ricercatori e la casa di profumi Puig per ricreare le fragranze di 10 dei tanti oggetti che appaiono nell’olio di Brueghel. L’opera, parte di un insieme di pezzi sui cinque sensi, mostra un bellissimo giardino dove abitano piante e fiori, pavoni e porcellini d’India intenti a godersi un picnic. Brueghel si è occupato di dipingere la flora e la fauna mentre Peter Paul Rubens ha contribuito con le figure allegoriche.
Ispirato dalle sue immagini inebrianti, Alejandro Vergara, responsabile della pittura fiamminga del Prado, idea un’iniziativa dal carattere alternativo: «Per un po’ ho riflettuto ad alta voce e ho avuto conversazioni diverse con amici e colleghi circa un anno fa e ci è venuta l’idea di concentrarci sul senso dell’olfatto e di far lavorare un profumiere sul dipinto, identificare cosa c’è dentro e crea 10 fragranze» afferma Vergara.
Una volta che i ricercatori hanno identificato le 80 diverse specie di piante e fiori viste nella foto, Gregorio Sola, il profumiere senior di Puig, ha iniziato a creare alcuni dei loro profumi. I frutti del suo lavoro possono essere assaporati dai quattro diffusori che si trovano nella stanza 83 del Prado, calibrati al tocco di uno schermo. Oltre a gelsomino, rosa, nardo, fico, fiori d’arancio, narciso, un bouquet di rosa, gelsomino e garofano, c’è l’iris e i guanti di capretto profumati all’ambra.
Secondo Vergara, la «mostra strana e innovativa» ha lo scopo di far conoscere ai visitatori il mondo in miniatura di Brueghel e i profumi dei secoli passati. «La nostra memoria olfattiva è più forte della nostra memoria visiva o uditiva: il ricordo del profumo di nostra madre, del nostro primo bacio, della nostra prima macchina o del primo giorno di scuola con l’odore di matite e colori nuovi – afferma Gregorio Sola – Abbiamo tutti la nostra memoria olfattiva e l’idea di questa mostra è che il dipinto di Jan Brueghel lascerà la sua memorabile impronta olfattiva su tutti noi».
L’esempio del Prado di Madrid è ottimo per sottolineare la controcorrente che sta nascendo di conseguenza all’approdo del Metaverso dell’AI e degli NFT nel mondo dell’arte. Se da una parte abbiamo infatti istituzioni pronte nel nome del progresso ad aprire l’arte ad una nuova sponda di realtà, molte altre stanno sentendo con i propri artisti di creare consciamente o no, una sorta di “resistenza del reale”. Il museo diventa così centro di esperienze multisensoriali dove la realtà, con i propri cinque sensi, si districa come opera d’arte totale e assoluta e sempre più interessante.