Va in scena la Commedia Umana di Ai Weiwei

Presentata alle Terme di Diocleziano l'opera del grande artista, a Roma anche con l'opera La Turandot e con una mostra alla Galleria Continua

Dal 25 marzo al 3 aprile 2022 il Museo Nazionale Romano ospita alle Terme di Diocleziano l’opera La Commedia Umana di Ai Weiwei, uno dei più grandi artisti contemporanei che esprime i suoi principi nelle forme d’arte più disparate, dalla scultura alla fotografia, dall’architettura alle installazioni, fino alla pubblicazione della sua biografia e alla regia teatrale della Turandot, in scena al Teatro dell’Opera dal 25 marzo in concomitanza all’evento espositivo. L’opera prende il titolo dal celebre e omonimo libro di Honoré de Balzac e inaugura la collaborazione tra il Museo Nazionale Romano e il Teatro dell’Opera di Roma: l’installazione è infatti complementare alla Turandot di cui il maestro cura regia, scene, costumi e video – e non è un caso che Ai Weiwei abbia fatto la comparsa nella Turandot di Zeffirelli al Metropolitan di New York. La Commedia Umana, è un lampadario dalle dimensioni colossali, largo oltre 6 metri e alto circa 9, mentre il peso è di circa quattro tonnellate; è tutto realizzato in vetro di murano dal colore nero: è l’opera in vetro più grande al mondo ed è anche originale il fatto che non si siano seguite solo le tecniche tradizionali, ma anche quelle più avanguardistiche come la fusione a cera persa.

Il lampadario è composto da oltre duemila pezzi che rappresentano una cascata di ossa, teschi e organi, un monumento tortuoso che ricorda il barocco romano, infatti, Ludovico Pratesi, nel suo intervento in conferenza stampa, ricorda la Cripta dei Cappuccini nella Chiesa dell’Immacolata a Roma, omaggio al memento mori, come d’altronde si presenta l’installazione di Ai Weiwei. «L’opera è il simbolo del tempo che passiamo e del tempo che passa» dalle parole di Stéphane Verger, Direttore del Museo Nazionale Romano. Mentre l’artista afferma: «tenta di parlare della morte per celebrare la vita – e aggiunge – il lavoro è stato iniziato prima della pandemia ma assume un nuovo significato diventando una metafora della pandemia stessa». Essa riproduce attraverso il vetro il contenuto di un corpo quando viene liberato dalla pelle, quando viene messo a nudo e le viscere esposte alla vista; è la nostra mortalità espressa dalle molteplici parti che definiscono la nostra stessa forma perché le viscere messe a nudo liberano il corpo umano. L’oggetto gigantesco, essendo un lampadario, ed essendo composto da ossa, teschi e organi, unisce festa e lutto, quotidianità e dramma.

L’oggetto è posizionato nell’aula 11 che si trova al centro di quelle che erano le Terme di Diocleziano formate da 200 vasche per una superficie di 13 ettari. E proprio lì, al centro, era situato un lago di 4000 mt quadri. Ora vi è l’opera di Ai Weiwei che dialoga con il grande mosaico dell’aula, il mosaico dalla via Appia, dove uno scheletro sdraiato punta il dito sull’iscrizione “gnōthi sautón”, ovvero, conosci te stesso. Gli scheletri snodabili d’argento nell’antichità erano un addobbo morale utilizzato nei banchetti per ricordare il memento mori. Ma il messaggio de La Commedia Umana non è negativo, bensì è un invito a pensare al futuro e a lavorare con gli altri affinché di noi non rimangano solo le ossa. È stato possibile realizzare l’installazione grazie al lavoro del Berengo Studio di Murano. Vi è poi stata la collaborazione della Galleria Continua che ospita la mostra Change of Perspective di Ai Weiwei nella sua sede romana al St. Regis. La passione di Ai Weiwei per Roma ha origini lontane, egli racconta che, nel 1967, quando aveva dieci anni, il padre poeta era stato condannato ai lavori forzati e la famiglia doveva abitare in un seminterrato senza nutrimento sufficiente, senza luce, senza carta. E infatti il padre, che non avrebbe potuto scrivere, si trovava a riportare poemi, pensieri e riflessioni sugli scontrini. In quel periodo sentì parlare per la prima volta dell’Antica Roma, il padre aveva un’enciclopedia che ne narrava la storia, ricorda il tempo degli imperatori, e anche della loro crudeltà. Quando il padre fu riabilitato scrisse lunghi poemi sulla romanità. Dalle sue parole: «Si sono verificate coincidenze fortuite, ma anche fauste e misteriose, intrecci, segni, come facessi parte della città di Roma». E grazie a queste coincidenze ora Roma ha aperto le braccia a questo straordinario artista.

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