Ha aperto il 4 marzo da Sala 1, associazione culturale romana impegnata nella ricerca sperimentale dell’arte contemporanea, dell’architettura, del teatro e della musica, il vernissage della mostra di Ken Friedman, tra i più giovani ad entrare a fare parte del movimento FLUXUS. All’età di soli 12 anni, l’artista fu infatti invitato dallo stesso fondatore George Maciunas a unirsi al movimento. L’artista propone per la mostra romana 92 “eventi” che hanno caratterizzato la sua produzione a partire dagli anni ’50 e su cui continua a lavorare.
92 Events sono partiture, indicazioni per azioni che potrebbero essere messe in atto dallo spettatore. Il contesto è quello di uno spazio espositivo differente dalla normale galleria d’arte, si tratta di un’associazione culturale non profit nel complesso della Scala Santa a San Giovanni che lascia più libertà all’artista e alla galleria, in piena regola con la ricerca spesso voluta da parte degli artisti; anche Fluxus usava gli spazi non convenzionali.
Abbiamo parlato del progetto con la direttrice della galleria, Mary Angela Schroth, che ci ha raccontato la mostra e i progetti futuri che ha in serbo per la galleria.
Come nasce l’esposizione dedicata a Friedman?
«La mostra è un progetto che avevo già in mente da qualche anno. Ho conosciuto Ken Friedman verso la fine degli anni ‘70 a New York e la nostra amicizia è proseguita durante gli anni».
L’arte internazionale è spesso ricorrente nella programmazione di Sala 1 e, nello specifico, avete dedicato diversi progetti sperimentali lanciando ad artisti internazionali del calibro di William Kentridge, Rodney Graham, Orlan, Steve McQueen, El Anatsui, il gruppo ruanrupa (curatori della prossima Documenta di Kassel). Che altri progetti avete in cantiere?
«Prossimamente Sala 1 si occuperà di un progetto per la Biennale Musica di Venezia 2022, con un programma inedito con i compositori contemporanei Nativi Americani, un tema per la prima volta presente alla Biennale. Tra altro, la direttrice Lucia Ronchetti ha iniziato la sua carriera proprio presso Sala 1 negli anni novanta, con il suo festival “Animato”. Un altro progetto che mi sta a cuore riguarda le “lasciate d’artista”, stiamo lavorando con vari artisti che sono importanti e che hanno lasciato un patrimonio unico: non solo Tito Amodei ma anche Salvatore Meo (1914-2004), Bertina Lopes (1934-2012) (protagonista della nuova galleria di Richard Saltoun a Roma, con testo in catalogo di Mary Angela Schroth), Priscilla Burke (1928- definita la Louise Bourgeois irlandese) e il lavoro impegnato della molisana-romana Cosetta Mastragostino (1949-) che apre la sua fondazione/archivio a Mafalda sotto la direzione di Sala 1.
Anche il suo percorso lavorativo è molto vicino ai temi cari a Sala 1 come per i padiglioni dell’Iraq e del Bangladesh che ha curato per la Biennale di Venezia del 2011.
«Il padiglione dell’Iraq è stato molto importante perché per la prima volta sono stati presentati durante la Biennale i lavori sperimentali di arte contemporanea rispetto al precedente nel quale era presente l’arte moderna del paese. In riferimento a Sala 1 e alla sua storia, ho collaborato per alcune esposizioni come Agli Inizi con Tito Amodei, il fondatore di questa galleria d’arte e tuttora Sala 1 ospita, in semi permanenza, tre lavori importanti dello scultore, per dare luce al suo operato. Tra gli ultimi progetti invece nel 2020 ho realizzato Io e Me – Autoritratti Nel Lockdown con i grandi disegni di 125 artisti internazionali, presentato in anteprima alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e che è ancora adesso itinerante in altre biblioteche. Ma ci sono ancora molti progetti nel cassetto!»
Dal 4 marzo; Sala 1, Piazza di Porta San Giovanni 10, Roma; info: www.salauno.com