Dai corredi funerari ai bottini di guerra, dalle corti di Nabucodonosor alle Wunderkammer del XVI secolo, da Petrarca a Di Caprio: quella del collezionare è un’attitudine che viene da lontano e arriva fino ai tempi più recenti. Attraversa i secoli solleticando l’interesse di sovrani illuminati desiderosi di fare mostra del loro raffinato gusto e di ricercatori bisognosi di soddisfare la loro sete di sapere. Il collezionismo d’arte non è solo estetica ma è conoscenza, non è ossessione ma storicizzazione. Il collezionista compie il gesto eroico di contribuire a preservare la memoria andando contro l’oblio del mondo.“Il collezionista – scriveva Walter Benjamin – si trasferisce idealmente, non solo in un mondo remoto nello spazio o nel tempo, ma anche in un mondo migliore”.
La nostra rubrica prosegue con Francesco e Sveva Taurisano che ci aprono le porte della loro casa, in centro a Napoli, dove insieme a loro abita una parte della loro importante collezione d’arte contemporanea, che ormai conta più di 400 opere.
La Collezione Taurisano si distingue per essere un’entità dinamica e sempre in forte sintonia con gli artisti, la contemporaneità e le sfide che essa ci presenta. Ciò che rende questa collezione privata così peculiare è la visione lungimirante dei suoi fondatori che promuovono un approccio etico al collezionismo, offrendo ai giovani artisti strumenti eterogenei, utili a emergere ed entrare in relazione con i principali referenti del mondo dell’arte.

Sveva ci racconti quando avete cominciato a collezionare e qual’ è il filo rosso della vostra ricerca?
«Tutto ha avuto inizio oramai dieci anni fa con il nostro incontro. Il nostro collezionare inizia con noi, con la nostra relazione e con la nostra passione condivisa: l’arte contemporanea. Il filo rosso siamo noi, le nostre emozioni, le nostre paure e tutto ciò che ci sorprende. All’arte che collezioniamo chiediamo solo di emozionarci».

Con che frequenza acquisite un’opera e attraverso quali canali fate scouting di nuovi talenti?
«Collezionare per noi è una pratica quotidiana. I canali di ricerca sono quelli tradizionali: le gallerie, le fiere (anche se sempre meno), gli studio visit e Instagram. Instagram durante la pandemia è diventato uno strumento di ricerca che se usato con le dovute precauzioni può diventare davvero utile. Lo consideriamo una vetrina dove poi poter approfondire ciò che ci intriga».

La vostra è una forma di collezionismo che possiamo definire ” responsabile”, che opera non per il puro gusto di accumulare, ma a supporto degli artisti attraverso una serie di attività: ci racconti nel dettaglio quali?
«Le attività della collezione sono molteplici, ma tutte concentrate sul supporto degli artisti. Durante la pandemia abbiamo usato il nostro profilo IG per fare degli studio visit live, così da poter mostrare il lavoro che gli artisti in tutto il mondo stavano portando avanti. Da due anni portiamo avanti il premio Because of Many Suns con la fiera di “Art-O-Rama” a Marsiglia. Il premio, curato da Carolina Ciuti e ideato con il collettivo degli Apparatus22, mira ad individuare pratiche di artisti emergenti per poi donare l’opera selezionata ad una istituzione insieme ad un testo che accompagnerà l’artista per tutto il suo percorso. Quest’anno è stato l’anno del digitale per cui abbiamo deciso di sperimentare con una mostra 3D sulla piattaforma Artland. La curatrice della mostra Mollie Barnes ha scelto 21 opere di artiste donne dalla nostra collezione, ponendo l’accento sulla questione della scarsa rappresentazione di quest’ultime nel sistema arte».

Come è cambiato a vostro avviso il ruolo del collezionista nella nostra contemporaneità? Esiste una figura di collezionista cui vi siete ispirati o che rappresenta un modello per voi?
«Oggi, il collezionista dovrebbe essere una figura dinamica, attenta a nuovi stimoli e curiosa di conoscere ciò che c’è dietro l’opera. Il nostro mentore è stato sicuramente Giorgio Fasol, instancabile amante dell’arte e degli artisti, sempre pronto a raccontare aneddoti e a dare consigli su come comportarsi bene, riconoscendo all’arte il suo valore e il suo potere esplosivo».

Qual è il sogno del cassetto legato alla vostra collezione? Come la vedete crescere nei prossimi 10 anni?
«Il nostro sogno è organizzare una mostra della collezione e soprattutto di poter vedere installate quelle opere non domestiche che per motivi di spazio non vediamo mai».
