Una passione a sostegno dei giovani artisti

Dai corredi funerari ai bottini di guerra, dalle corti di Nabucodonosor alle Wunderkammer del XVI secolo, da Petrarca a Di Caprio: quella del collezionare è un’attitudine che viene da lontano e arriva fino ai tempi più recenti. Attraversa i secoli solleticando l’interesse di sovrani illuminati desiderosi di fare mostra del loro raffinato gusto e di ricercatori bisognosi di soddisfare la loro sete di sapere. Il collezionismo d’arte non è solo estetica ma è conoscenza, non è ossessione ma storicizzazione. Il collezionista compie il gesto eroico di contribuire a preservare la memoria andando contro l’oblio del mondo.“Il collezionista – scriveva Walter Benjamin – si trasferisce idealmente, non solo in un mondo remoto nello spazio o nel tempo, ma anche in un mondo migliore”.

Con questa prima intervista inauguriamo la rubrica mensile dedicata ai giovani collezionisti italiani, che sono una parte importante del racconto sulla contemporaneità. Le loro scelte ci offrono spunti di riflessione, non solo sui trend del mercato, ma soprattutto su come le nuove generazioni vivono l’arte nel quotidiano. Oggi entreremo nella casa romana di una giovane coppia eclettica, Raffaele M. Maiorano e Claudia di Canossa, imprenditore agricolo lui, architetto lei, che hanno fatto tesoro della passione per l’arte di entrambe le famiglie d’origine creando un proprio percorso condiviso a sostegno dei giovani artisti.

Tommaso Binga, CinR e RinC, 2017

Come avete cominciato a collezionare? Ci raccontate la prima opera che avete acquistato?
«Entrambi abbiamo una grande passione per l’arte tramandataci dai nostri genitori. Le nostre case, fortunatamente, sono ricche di opere contemporanee e non e abbiamo sempre avuto la fortuna di poter frequentare e ospitare amici artisti sin da piccoli. Da quando stiamo insieme abbiamo avuto il desiderio di arricchire la nostra piccola collezione, in parte “rubata” a casa, con opere che piacessero ad entrambi o che comunque rappresentassero qualcosa, un vissuto. Ci siamo regalati a vicenda piccole opere, disegni o fotografie sin da subito, ma la prima opera acquistata insieme è stato un colpo di fulmine e anche un po’ di testa. Eravamo ad un opening a Roma, alla galleria Orange Garden e c’era una performance in corso di un giovane artista che in quel momento era immerso in una vasca che ricreava un ambiente sommerso, respirando da un tubo e simulando l’Homo aquaticus di Jacques Cousteau. Abbiamo parlato con lei qualche giorno dopo, l’opera che ci piaceva era stata promessa ad un altro giovane collezionista, ma vedendo a casa nostra una biografia di Cousteau nella libreria insieme ad altri libri sul mare, la vela e avventure di navigatori ha deciso di darla a noi. Si trattava di Agnes?, con la quale siamo rimasti molto amici. In ogni caso la nostra collezione nasce e poi si è sviluppata sempre grazie a rapporti diretti e possibilmente sinceri con gli artisti».

Gianni Politi, Bilar Bilar Bilar 2015
Luigi Campanelli, senza titolo

Scegliete un aggettivo per descrivere la vostra collezione.
«Accaparrata»

Spaziate molto nella scelta delle opere: dipinti, fotografie, sculture, lavori concettuali. È sempre stato così dall’inizio o questa trasversalità è nata collezionando?
«Dell’arte ci piace tutto. Ci piace l’arte. La fotografia è stata una grande passione sin da subito: un sogno nel cassetto è la fotografa Noemie Goudal e se qualche amico leggesse questo articolo, lo tenga a mente! Da qualche tempo prediligiamo la scultura o comunque il tridimensionale e abbiamo un occhio attento al design. Non abbiamo visual art né nft, ma stiamo tenendo d’occhio diversi giovani artisti e collettivi interessanti. L’arte della Scuola romana fa parte della nostra cultura e nell’infanzia anche della nostra quotidianità».  

Herbert Beck, Landschaft am meer, 2017
Osanna Visconti (candelieri in bronzo)
Gianni Politi, senza titolo, 2017
Namsal Siedlecki, Trevis Maponos, 2020

Gli artisti che avete in collezione sono per lo piu’ italiani: raccontateci la vostra idea di arte contemporanea italiana
«Esiste l’arte contemporanea italiana? Esistono degli artisti, nati in Italia, che producono arte contemporanea. Il tema della provenienza è un vezzo squisitamente geografico, ma non esistendo più Movimenti definiti, chiari e riconoscibili, il solo limite è il bar in cui si conosce l’artista o la galleria che si frequenta. L’estero delle fiere è un guizzo culturale, una ricerca guidata dalla passione, un’opportunità che si sta sviluppando nel tempo. Con criteri sempre legati al gusto personale». 

Alessandro Piangiamore, Cera di Roma, 2017
Adele Prosdocimi, Trittico, 2020
Agnes?, Petroselinum, 2018

In entrambi scorre del sangue “artistico” in famiglia, chi per professione chi per grande passione. Quanto ha influenzato il percorso che avete iniziato?
«Molto, moltissimo. Serafino Maiorano (zio di Raffaele),  è un artista che lavora a Roma da più di 40 anni; conosce e ha frequentato praticamente tutti gli artisti e li ha portati a casa. Sigifredo di Canossa, invece (padre di Claudia)  è attivo come collezionista e propulsore di sinergie tra numerosi artisti, gallerie, fondazioni e musei. Claudia è architetto, ogni mostra e studio di artisti è fonte di ispirazione per il suo lavoro».

Piero Pizzi Cannella, Bella cuore mio, 2002


L’ultimo artista che avete scoperto? Che canali utilizzate per fare scouting di giovani artisti, fiere, visite in studi e gallerie o altro.
«I canali sono vari, i soliti, da quelli più standard come le gallerie e i musei oppure le riviste: siamo abbonati ad Inside Art da anni, per esempio. Il canale più affascinante è quello delle relazioni personali che si creano tramite amici collezionisti, artisti e appassionati di arte come lo siamo noi». 

Fotografia di Simon d’Exea, A strati VII, 2016
Alfonso Saverio Maiorano – “alfi ” by Raffi e Clo 14.01.21

L’opera che più vi rappresenta o più significativa per voi.
«Quasi tutte le opere che abbiamo hanno qualcosa di significativo. Ad esempio un dandelion dello Studio Drift è stato il primo regalo di Raffaele o la scultura Zenobia di Isabella Angelantoni è la prima di una serie di opere che richiamano Le Città invisibili di Italo Calvino e che abbiamo comprato nel tempo. La grande cera di Alessandro Piangiamore è un regalo di matrimonio che avevamo commissionato noi dopo aver prima visto due sue mostre e poi aver conosciuto Alessandro. Abbiamo due piccole opere di Gianni Politi: una è stata uno scambio con una vecchia Honda Cx500 del 1979 dopo una cena insieme e l’altra ce l’ha regalata qualche anno dopo. Le Palme di Pietro Pasolini le abbiamo viste e riviste insieme a lui in Maremma. Nel tempo abbiamo collezionato tante foto di Simon d’Exéa o di Ala d’Amico, due amici fotografi che conosciamo da sempre. Sono tutte opere, piccole o grandi, che hanno immenso valore per noi; opere che ricordano una fase della vita o un momento preciso della nostra relazione». 

Pietro Pasolini, Livistona Chinensis #2, 2018
Mimmo Rotella, ArtYpos, 1966
Serafino Maiorano, senza titolo

Photo Adriana Abbrescia