Una pietra sopra è il titolo della nuova personale che l’artista riminese Giulia Marchi ha allestito, negli spazi di Matèria Gallery a San Lorenzo, dal 19 febbraio al 23 aprile 2022. La mostra, già dal titolo, sembra porsi come un’esplicita dichiarazione d’intenti da parte dell’artista. Il titolo, preso in prestito dall’omonima raccolta di testi pubblicata da Italo Calvino nel 1980, sottolinea infatti il ruolo primario assunto dai materiali nel corso della carriera artistica di Marchi. La carta, il marmo, la lana, spesso riletti dall’artista attraverso il medium fotografico, tornano in questa occasione a rivendicare una piena autonomia, una totale dignità materica all’interno di una galleria che fa le veci dell’archivio. “Davvero c’è un destino nei nomi – scrive Andrea Cortellessa nel testo critico di accompagnamento – se materia si chiama la galleria che la ospita”. L’esaltazione del materiale grezzo – la carta, la lana, il ferro – individua immediatamente una prima matrice poverista nel lavoro di Marchi: ad esempio, i fogli di carta impilata di È tutto nella testa (2022) richiamano le colonne di Alighiero Boetti (1968), così come la lana nel lavoro L’infallibilità è rigorosamente monocroma, 2022, si pone in continuità con il letto di Jannis Kounellis (senza titolo, 1969). In altri lavori, come Ricettacolo delle forme #01, 2022, tramite la scelta di forme elementari – la sfera, il cubo – Marchi torna invece alla pulizia del lessico costruttivista a lei caro, mentre ancora alla carta è affidata la dichiarazione programmatica, il “manifesto” dell’intera mostra: impilato su di un palo, un piccolo foglio, che reca la scritta in corsivo “questa non è una risposta ma un evento del vuoto”, è la testimonianza definitiva dell’impronta fenomenologica impressa da Marchi alla mostra.
Sempre Cortellessa, mettendo in campo Roland Barthes, ricorda come quest’ultimo sostenesse di “vedere” il linguaggio, e di apprezzarne soprattutto la componente materiale, la traccia lasciata sul supporto. Il critico individua nell’opera di Marchi delle dinamiche analoghe, riconoscendo ad essa la capacità di giocare col linguaggio a partire dal supporto, la carta, vista come supporto di un messaggio illeggibile se non addirittura inesistente (Il paradosso della lettura, 2022) o come “motivo iconografico”, nella presenza ricorrente del foglio o della forma libro (Lo spazio è la deposizione del tempo #01, 2022) che nega la sua ragion d’essere per chiudersi nel mistero. Gli stessi titoli delle opere, del resto, più che porsi come chiavi di lettura interpretativa dei lavori che accompagnano, si manifestano agli spettatori con la stessa sconcertante carica enigmatica, a ennesima riprova della vocazione “crittografica” che Barthes, nuovamente chiamato in causa da Cortellessa, affidava al linguaggio. Senza fornire alcuna indicazione, questi titoli – prevalentemente frasi tratte dalla “biblioteca” personale di Marchi (Emilio Villa, Giorgio Manganelli, Platone) – creano infatti un secondo archivio, letterario e parallelo a quello più propriamente materico delle opere. Entrambi i fondi, per Marchi, rivestono un ruolo di primaria importanza, e la stessa formula scelta, “una pietra sopra”, va così a sancire definitivamente, più che un desiderio di distacco, il “peso” acquisito di queste presenze nella pratica quotidiana, nella genesi dei progetti dell’artista.
Giulia Marchi. Una pietra sopra
Dal 19 febbraio al 23 aprile 2022
Matèria Gallery, via dei Latini, 27, Roma
Info: https://www.materiagallery.com/