Siamo Popolo Quanto Re, Leonardo Crudi e Collettivo 900 in mostra al Contemporary Cluster

Roma

Mostra coraggiosa quella organizzata nelle sale del Contemporary Cluster. Un’iniziativa che si prende la libertà di riformulare l’acronimo SPQR, senatus populusque romanus, in un vero statement che gronda la voglia di celebrare Roma e in particolare alcuni dei personaggi che hanno saputo aprire la città millenaria alla contemporaneità. Giacomo Guidi cura l’esposizione SPQR, Siamo Popolo Quanto Re, che mette in mostra le opere di Leonardo Crudi e del Collettivo 900, ponendo queste in dialogo con opere autentiche degli anni sessanta e settanta di un altro gruppo che ha segnato l’esperienza artistica di quei decenni, La Scuola di Piazza del Popolo

Come Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa, Cesare Tacchi, Renato Mambor e Umberto Bignardi che negli anni poco successivi al boom economico portano la loro visione di un’arte che vuole svestirsi della sua autoreferenzialità e che possa essere aperta, inclusiva verso un pubblico vasto, anche il Collettivo 900 si muove attorno a una modalità espressiva e un atteggiamento che guarda a quel concetto di arte popolare, che scavalca i muri montati dal vecchio e nuovo panorama intellettuale. 

Leonardo Crudi, Elia Novecento e Marco Riccioni scelgono la via della comunità. Lavorare a stretto contatto e innescare la contaminazione reciproca di un immaginario imbevuto di passione per la storia artistica della capitale è il punto di partenza per la generazione di un linguaggio dalla trasversale leggibilità. Nasce infatti al di fuori dei convenzionali luoghi di fruizione dell’arte il loro approccio creativo. Le strade e i vicoli di Roma sono il palcoscenico prediletto del Collettivo 900 che dal 2016 anima le vie della capitale con manifesti dipinti a mano, legati agli elementi e i simboli dell’ambiente urbano. 

Un sistema narrativo che non si nutre però solo di arte figurativa è quello di Leonardo Crudi e dei suoi colleghi, ma che assorbe anche un’immaginario e un codice prelevato dalla letteratura e dal cinema, in particolare quello d’avanguardia. Osservando le opere esposte infatti è impossibile non rintracciare quell’impronta tipica del cinema d’avanguardia russo, che a sua volta guarda in parte anche all’esperienza artistica del suprematismo e del suo caposcuola Kazimir Malevich.

Nella sala dedicata a Leonardo Crudi fredde geometrie si mescolano ai ritratti dei modelli romani del collettivo. Alcuni dei caposcuola, tra cui Renato Mambor, ma anche Cesare Tacchi e Mario Schifano, che solevano riunirsi al caffè rosati, nel quartiere romano del Flaminio, sono ritratti alla maniera monumentale, chiara e nitida tipica dell’estetica del manifesto politico di stampo sovietico. Nascono per essere diffusi, catalizzare l’attenzione dei passanti che nelle strade, come nello spazio espositivo, sono rapiti dalla rapidità d’impatto che sono in grado di suscitare gli esemplari in mostra. 

La conversazione avviata con le opere dei pittori della Scuola di Piazza del Popolo rimanda al desiderio di nutrirsi del fermento che contraddistingue l’incessante formicolio delle vie capitoline, mai veramente dormienti, sempre calcate dall’incedere di donne e uomini con storie da raccontare e capaci di nutrire l’arte in ogni sua forma. Come Tano Festa e altri membri del gruppo di riferimento, il Collettivo 900 cerca ossessivamente ispirazione nell’estremità, nella realtà romana più cruda. 

Sono passati anni ma risulta ancora impossibile dimenticare la realtà capitolina viziosa, intrisa di eccessi e abuso di droga, raccontata nel documentario NEFASTO, Er mostro de zona, pubblicato nel 2012 dal regista Trash Secco. Nel Film/documentario viene raccontata la vita trascorsa all’estremità urbana di un writer romano, interpretata proprio da Leonardo Crudi. L’esigenza di immergersi nel fango e nella brutalità di una dimensione astratta dalle regole civili e della morale porta a toccare l’animo più puro della Capitale che paradossalmente vive nella totale degradazione. Il punto di raccordo con la Scuola di Piazza del Popolo si coglie proprio in questa attitudine: raccontare Roma non vuol dire solo essere cronisti della sua grandezza ma avere il coraggio di spezzare l’ipocrisia del perbenismo e andare alla ricerca delle sue virtù in una fitta foresta di vizi e degradazione.

© Trash Secco

Info: https://www.contemporarycluster.com/

SIAMO POPOLO QUANTO RE, Collettivo 900, a cura di Giacomo Guidi

Contemporary Cluster [Collective Intelligence]

Via Merulana 248, Roma