Torino si sveglia sapendo di poter fare un respiro di sollievo. Il fermento che ha contraddistinto la città durante la settimana appena conclusa si dissolve lentamente e i ritmi cominciano a fluire in maniera regolare dopo sette giorni di intensa attività. L’intera città si è mossa per celebrare l’occasione di accogliere in grande stile gallerie, collezionisti e appassionati che sono si sono raccolti in occasione di Artissima. La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, punto focale per l’arte contemporanea a Torino, e non solo, accende l’art week dominata dalla fiera internazionale con tre nuove esposizioni che spaziano tra medium differenti rimarcando, così, il suo primato come istituzione sempre all’avanguardia per le proposte che presenta al suo pubblico.
Il progetto Verso
Con questa “tripletta”, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo inaugura il secondo stadio del progetto Verso, nato in collaborazione con le politiche giovanili della Regione Piemonte con l’obiettivo di attivare un percorso utile alla valorizzazione dei nuovi talenti (si rivolge, infatti, alla fascia d’eta 15-29 anni): attraverso brain-storming e attività di focus group le nuove generazioni sono incluse, infatti, in una serie di attività mirate allo sviluppo degli strumenti utili ad affrontare con nuova consapevolezza l’era post-covid.
L’obiettivo è l’autonomia e la realizzazione delle generazioni più giovani, la loro partecipazione alla vita sociale e politica, la prevenzione e problematizzazione delle “nuove dipendenze”, come ha spiegato Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente dell’omonima Fondazione. L’arte quindi assume una funzione pedagogica. L’esposizione corale organizzata dalla Fondazione propone una moltitudine di scelte stilistiche che fanno attraversare allo spettatore sale in cui medium tradizionali e innovativi si susseguono: la pittura, maestra di tutte le arti, si alterna al mezzo fotografico, alla video arte, giungendo fino alla proposta artistica dell’intelligenza artificiale.
Stretching the body: la donna nel contemporaneo
L’esposizione che apre la visita della Fondazione Re Rebaudengo è composta dalle tele e dalle tavole di una serie di dodici artiste donne – Giulia Andreani, Louise Bonnet, Jaclyn Conley, Celeste Dupuy-Spencer, Jana Euler, Mernet Larsen, Wangari Mathenge, Jill Mulleady, Christina Quarles, Avery Singer, Anj Smith, Ambera Wellmann e Rose Wylie – che indagano il medium pittorico ed esplorano la dimensione figurativa femminile allontanandosi diametralmente dai canoni che tradizionalmente hanno accompagnato tale genere di rappresentazione.
La presenza di artiste appartenenti a differenti generazioni e contesti culturali variegati rende la mostra un insieme di riferimenti poliedrici che costituiscono un innovativo mosaico in cui scorgere il profilo della donna contemporanea, indagatrice del mondo, alla ricerca della propria identità e del modo più corretto per proiettarla verso il mondo. Nessun limite spaziale, istituzionale e di genere è capace di contrapporsi a tale istinto di ricerca e, facendo partire la riflessione dal passato e sulla tradizione iconografica della donna nella storia dell’arte, il gruppo di artiste procede alternando opere che affrontano tematiche personali ed esistenziali, in cui la condizione umana femminile viene indagata attraverso le paure, le pulsioni e la finitudine che la caratterizza.

Il mascheramento di Tobias Zielony
Dalla pittura si arriva alla fotografia e al video con la proposta di Tobias Zielony. Una posizione di passaggio nel percorso espositivo rende possibile l’inciampo del pubblico in una presentazione di immagini che raccontano la condizione dei giovani ucraini in una società sofferente, fortemente stringente nella libertà delle nuove generazioni che, sentitesi oppresse dall’istituzione governativa attuale, hanno cominciato ad adottare pratiche finalizzate al rendersi invisibili.
La dimensione della clandestinità viene descritta attraverso ritratti di giovani ragazze e ragazzi che si muovono nell’ombra, danno sfogo alle loro pulsioni solo in luoghi nascosti dove non possono essere scorti dal lungo occhio del sistema che, nelle metropoli contemporanee, riesce a insinuarsi ovunque, grazie alle telecamere o alla possibilità di appropriamento dei dati. La quotidiana mimetizzazione delle nuove generazioni si scioglie nell’obiettivo dell’artista tedesco che presenta, in un’ atmosfera tormentata e perennemente intrisa di un senso di inadeguatezza e rigetto del sistema, una minoranza adolescenziale che non cede al compromesso e continua a vivere mascherata, ispirandosi alle tattiche militari russe adottate durante il conflitto contro Kiev, auto-organizzandosi e sopravvivendo nell’ombra.
Martine Syms: neural Swamp
Si conclude l’immersione nella Fondazione Sadretto nell’ultima sala che viene totalmente dedicata al progetto dell’artista statunitense Martine Syms, assegnataria della seconda edizione della Future Fields Commission in Time-Based Media, conferita all’artista congiuntamente dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e dal Philadelphia Museum of Art che produce l’installazione Neural Swamp.
L’artista porta avanti da tempo un’indagine focalizzata sullo sviluppo e la percezione dell’identità nel mondo contemporaneo attraverso medium variabili tra la performance e l’installazione video. All’interno dello spazio monumentale della sala della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo vengono installati tre schermi nei quali appaiono le tre protagoniste dell’opera: Athena, Dee e la narratrice. Ciascuna appare su un monitor, le loro immagini si proiettano sulla superficie espositiva invadendo lo spazio insieme alle loro voci, impegnate nella lettura di un copione che è generato in tempo reale da un software AI di scrittura sviluppato dall’artista stessa. Il modello di generazione di testo produce in questo modo le parole e la sceneggiatura che le attrici interpretano in quel momento attraverso voci artificiali dando così ai personaggi la possibilità di interagire, definendo, però, con le loro voci una distanza più che una relazione.

Fandazione Sandretto Re Rebaudengo: 5 novembre – 30 gennaio 2022, Via Modane 16 – Torino