Chi l’ha detto che per fare una bella mostra servono per forza i grandi capitali? L’edizione di BienNolo 2021 dimostra il contrario. Anzi, Matteo Bergamini, uno dei curatori insieme a Gianni Romano, Carlo Vanoni e Rossana Ciocca, ci racconta che il proposito è proprio quello di lanciare una logica alternativa del “fare cultura” a Milano, che tenga conto dello straordinario potenziale del “sottobosco” culturale e artistico cittadino, capace di realizzare grandi progetti anche con poche risorse.
Ancora meglio, aggiungiamo noi, quando questo dinamismo libero e spontaneo viene supportato anche dai grandi capitali. Allora sì che si costruisce qualcosa destinato a lasciare traccia.
Ma va detto che il team curatoriale di BienNolo ha fatto davvero un bel lavoro. A cominciare dal titolo, la celebre ode di Orazio “Nunc est bibendum” che celebra la morte di Cleopatra. Un inno alla festa, in questo caso, dopo le lacrime versate a causa del Covid.

Nonostante le incertezze dettate dalle circostanze sono riusciti a mettere in piedi una rassegna complessa e importante, che sembra contagiare Milano, ma questa volta con le contaminazioni scaturite da un dialogo intergenerazionale animato da oltre 50 artisti. Ci sono gli storicizzati come Ugo La Pietra, Paolo Masi e Gianmarco Montesano, che interagiscono con la classe anni ’60 e ’70 di Maurizio Cannavacciuolo, Andrea Aquilanti, Flavio Favelli, Rä di Martino, Bianco Valente o Luca Pancrazzi, fino ai più significativi talenti del momento, come Sonia Andresano, Elena Bellantoni, Fabrizio Bellomo o Giulio Alvigini. E non mancano i giovanissimi, selezionati attraverso un accurato scouting svoltosi prima dell’estate. Perché BienNolo è anche questo, un’occasione per la valorizzazione dei giovani.
Quello che inizia domani è l’ultimo weekend per vedere la mostra. Ma Matteo Bergamini ha già le idee chiare sul segno lasciato da questa edizione: «Volevamo aiutare Milano a voltare pagina dopo il dramma del Covid, scacciare via le paure e tornare a parlare di arte, portandola anche nelle strade della città. E ci siamo riusciti».
E adesso… Festa.
Come sta andando questa edizione di Biennolo?
«L’edizione sta andando bene e Milano sembra voler ricominciare seriamente lasciandosi alle spalle il dramma del Covid, con le paure e le fobie che ne sono scaturite. Questa città è stata gravemente ferita da quell’esperienza e la mostra nasce per innescare un cambio di pagina».
Ecco perché è stato scelto un titolo così evocativo…
«Esatto, abbiamo scelto una frase di Orazio, una ode scritta in occasione della morte di Cleopatra: “Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus” (“Ora bisogna bere, ora bisogna far risuonare la terra con il piede libero”, ndr). Insomma, bisogna ballare e fare festa. Un invito a celebrare la fine di un incubo».

Quali sono i presupposti di Biennolo?
«Biennolo nasce nel 2019 da un’idea di Carlo Vanoni, che voleva fare un omaggio a Milano con l’arte. La proposta era di portare l’arte nel quartiere NoLo (Nord di Loreto), in una modalità che la rendesse fruibile a tutti, e per fare un’operazione divulgativa sull’arte contemporanea, che spesso vive di pregiudizi e non viene capita dal pubblico. Per questo è una rassegna che ha un legame molto stretto con la città. E quest’anno abbiamo voluto manifestare coerenza con questa mission lasciando alcune opere alla comunità. L’evento, infatti, non è stato concepito con una logica volta al consumo, ma con l’intento di lasciare una traccia sul territorio».
La selezione è molto eterogenea.
«Abbiamo scelto un taglio abbastanza trasversale, si va da artisti più storicizzati come Ugo La Pietra, Paolo Masi e Gianmarco Montesano, ai giovanissimi, che abbiamo scelto nel corso di uno scouting organizzato in un weekend alla Casa degli artisti di Milano. Se ne sono presentati più di 80 ed è stato difficile sceglierne solo una decina, a dimostrazione del grande talento delle nuove generazioni. Molte opere sono state concepite site-specific e altre place-specific, cioé reinterpretate seguendo le declinazioni dello spazio. La mostra si articola nei tre hub principali e poi si dirada nel tessuto urbano: come il grande murale di Maurizio Cannavacciuolo in via Marocco, l’installazione di Enzo Umbaca in un garage, le piutture murali di Raimundo Cesma e Flavio Favelli, che rimarranno visibili nella ex falegnameria, il lavoro di lavoro di Giulio Alvigini sull’edicola di piazza Morbegno, il balcone utilizzato da Bianco Valente. E poi ci sono le tre “discoteche”, le opere musicali di Maria Papadimitriou, Roberta Savelli e Benedetta Mori Ubaldini».
Come hanno reagito gli artisti a questo stimolo?
«Benissimo, anzi li vogliamo ringraziare per la loro disponibilità e pazienza. Non era facile organizzare di questi tempi una mostra così difficile, ma da tutti loro abbiamo avuto grande comprensione, collaborazione e complicità. Sono stati fantastici nella loro capacità di mettersi in gioco. Ma un grazie molto sincero va anche al capitale umano che si è mobilitato spontaneamente per rendere la manifestazione possibile: oltre 50 volontari, più di 20 studenti delle accademie che ci hanno aiutato negli allestimenti, i fotografi, che sono giovani studenti dell’Accademia di Brera. Abbiamo creato un bell’ecosistema culturale».
Avete rilevato qualche riflessione interessante che attingesse all’esperienza drammatica dell’ultimo anno e mezzo?
«Abbiamo notato una profonda tendenza da parte degli artisti ad annullare, in alcuni casi, la distanza tra loro e l’opera. In molti casi il lavoro è stato espresso usando l’interazione con il corpo. Penso, ad esempio, a Serena Vestrucci, che ha dipinto con le ciglia, a Lucia Amitrani, che ogni giorno ricama un arazzo, alle discoteche danzanti che abbiamo citato. Tutti esempi che ci hanno comunicato un bisogno di tornare alla socialità».

Qual è l’importanza e la necessità delle rassegne indipendenti come BienNolo?
Nell’ultimo anno e mezzo si è evidenziato un problema a Milano: ci si è accorti che senza i grandi capitali la cultura sembra fermarsi. Ma questo è sbagliato, bisogna dimostrare che la cultura ha sicuramente bisogno di essere sostenuta e supportata, ma che esiste anche un movimento che nasce dal basso, fatto di associazioni, di collettivi e di gruppi indipendenti, che ha un grande potenziale espressivo, creativo e organizzativo. Un potenziale in grado, molto spesso, di realizzare grandi progetti e addirittura di valorizzare anche luoghi o angoli della città che altrimenti resterebbero dimenticati. Faccio l’esempio di Luca Pancrazi, con cui abbiamo occupato due vecchi billboards pubblicitari dove ha installato un lavoro pittorico: sembrano due manifesti che non pubblicizzano niente, ma stanno lì a dimostrare che ci può essere una nuova linea di orizzonte oltre questa città strana e fagocitante, dove tutto è evento da consumare e nulla resta. Abbiamo voluto, insomma, instaurare una dialettica nuova con la città per sottolineare un problema: finché le cose andavano bene eravamo tutti felici, ma nel momento di difficoltà ci siamo impantanati, senza considerare che il processo culturale può e deve andare avanti anche da solo. Da questo punto di vista ci piacerebbe invertire un po’ la logica milanese e avvicinarla un po’ a quella romana, dove il sottobosco culturale e artistico è estremamente dinamico e vitale».
Fino al 10 ottobre. Info e mappe: https://www.biennolo.org/it/
Enzo-Umbaca-Ph-F_Stipari Giovanni Frangi. Ph-F. Stipari G.Stampone-e-M.Crispal-Ph-F. Stipari Ra di Martino. Ph. F. Stipari Marilisa-Cosello-Ph-F_Stipari Kensuke Koike. Ph-F. Stipari BienNolo 2021. Ph: Fabrizio Stipar BienNolo 2021. Ph: Fabrizio Stipar BienNolo 2021. Ph: Fabrizio Stipar BienNolo 2021. Ph: Fabrizio Stipar BienNolo 2021. Ph: Fabrizio Stipar BienNolo 2021. Ph: Fabrizio Stipar BienNolo 2021. Ph: Fabrizio Stipar BienNolo 2021. Ph: Fabrizio Stipari Aldo Spoldi, cantina biennolo, 2021 Alessio Barchitta Ph. Andrea Bertolin Andrea Mastrovito, Ph. Andrea Bertolin Bruna Ginammi, Decomposizione della Materia 1993,1995 Claudia Losi, Windsocks, 2021 Ettore Favini, io che prendo il sole a milano il 1 ottobre 2021, ph Andrea Bertolin Fabrizio Bellomo, Foto di classe, 2020 Flavio Favelli, Due pacchetti di sigarette, ph. Andrea Bertolin Francesco Lauretta, Festival PH. Andrea Bertolin Gabriele Picco, la nuvola, Ph Andrea Bertolin Gian Marco Montesano, Folies Bergere ph Andrea Bertolin Loris Cecchini, Zigzag particles 2021, Ph.Andrea Bertolin Luca Pancrazzi, Space Available Ph. Andrea Bertolin Mafalda Galessi, Organiera, ph. Andrea Bertolin Marcella Vanzo Ph. Andrea Bertolin Matteo Attruia, Time Michael David Fayek, Crowd Mental Unity, 2020 Rebecca Agnes, Portable Table of Contents #0 (2015) Da sinistra Carlo Vanoni, Gianni Romano, Matteo Bergamini e Rossana Ciocca.