Hypervenezia: Mario Peliti a Palazzo Grassi racconta una Venezia onirica delineando i connotati di un volto poco familiare

Venezia

Lo straniamento provato da ognuno di noi durante le più dure fasi dei lockdown, causati dal diffondersi della recente pandemia, camminando per le vie delle nostre città semi deserte è un ricordo che difficilmente ci lascerà presto. Il formicolare delle vie delle metropoli che normalmente rappresentano le vene e le arterie pulsanti di un cuore che batte senza mai arrestarsi, hanno frenato il loro flusso improvvisamente. 

La sensazione che le lancette dell’orologio si siano cristallizzate ci è stato familiare per settimane ma ci ha anche donato l’opportunità di osservare l’ordinario da una differente prospettiva. 

L’assenza di dinamicità, la stessa sinfonia di rombi, clangori e sferraglianti che tanto eccitava le anime degli artisti d’avanguardia nel primo ‘900, si è assopita e al suo posto si è mostrato l’essenziale spirito delle metropoli: inediti non-luoghi che abbandonano le maschere pittoresche solitamente indossate per allietare avventori ed abitanti.

Questo volto della città è stato il cuore dell’ultima fase della ricerca artistica di Mario Peliti. Attraverso la macchina fotografica, Peliti porta avanti una instancabile missione dal 2006: raccogliere tracce visive di Venezia al fine di restituire, attraverso un vasto archivio, l’immagine più completa che possa essere restituita della città. Ogni sfaccettatura e qualsiasi dettaglio sono da Peliti raccolti con perizia e immagazzinati come tasselli, pronti per essere uniti e comporre il mosaico dell’anima della Serenissima senza i suoi abitanti. Ogni luogo intrappolato dall’obiettivo di Peliti è avvolto dall’aura enigmatica dell’assenza. La luce che avvolge lo spazio è l’unica protagonista immersa in un mondo omogeneamente fossilizzato e angosciante.

Venice Urban Photo Project è un esperimento nato dalla volontà di Mario Peliti di riportare il rigore metodologico delle grandi campagne fotografiche del XX secolo. La mappatura visiva delle città vuole ricalcare l’impegno che ha contraddistinto operazioni come quelle portate avanti da pilastri della storia della disciplina fotografica, quali Gabriele Basilico, Charles Marville, John Davies e Carlo Noya.

Le fotografie scattate al capoluogo veneto sono state raccolte ed organizzate all’interno di Palazzo Grassi, che inaugura la sua nuova apertura con l’esposizione HYPERVENEZIA, una città letteralmente “al di sopra” di quella che fino ad oggi abbiamo potuto osservare. L’esposizione sarà a disposizione del pubblico fino al 9 gennaio 2022.

Lo spettatore è provvisto di una speciale mappa per introdursi nel percorso espositivo e orientarsi in questa nuova dimensione onirica che da tutto ciò che ci è conosciuto sembra allontanarsi ma allo stesso tempo ci restituisce un indizio di quello che riteniamo affine al nostro ricordo. 

L’ipnotica musica di Nicolas Godin, composta per l’occasione, e la proiezione su schermo delle immagini che arricchiscono la mostra, alimentano un’esperienza totalmente immersiva e interattiva. La monumentale raccolta, che oggi è giunta a 12 mila elementi, non è previsto che si arresti: fino al 2030 infatti, come Mario Peliti ha annunciato, il progetto continuerà a crescere e delineare un ritratto sempre più completo di una città che viene dipinta come l’eco di se stessa. 

Info: https://www.palazzograssi.it/it/press/hypervenezia/#cartella-stampa

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