Stop alla vendita delle opere d’arte di Unicredit: il gruppo bancario adotta una nuova linea operativa per il finanziamento del progetto Social Impact Banking

Durante l’anno 2019, Unicredit annuncia l’avvio di un progetto ambizioso, fondamentale per avviare un circolo virtuoso per l’economia del paese. Gli interventi previsti dal progetto che porta il titolo di Social impatto banking sono funzionali allo sviluppo delle aree in cui Unicredit risulta attiva a livello imprenditoriale. Attraverso le pratiche dell’impact investing e dell’iniezione di microcredito nelle comunità locali, il gruppo bancario approva per l’Italia un investimento che supera i 72 milioni di euro.

Oltre a mettere a disposizione tali cifre economiche, si prevede l’organizzazione di corsi di formazione finanziaria, fondamentali per creare un humus imprenditoriale capace di autosvilupparsi e accrescere in prospettiva le potenzialità di investimento di tutti i player partecipanti al progetto.

La virtuosa e onorevole iniziativa annunciata da Unicredit sottintende la ricerca di importanti risorse, funzionali al suo finanziamento, e viene prevista la vendita di buona parte della sua collezione di opere d’arte che da sempre spicca come una delle più importanti sul territorio italiano. La decisione è incontrovertibile e l’avvio degli accordi per lo smembramento di una collezione in grado di vantare più di 60.000 pezzi non tarda ad arrivare. L’iniziativa viene battezzata con il titolo di Art4future

Unicredit arte
Jeanne Pierre Mustier, ex Ceo Unicredit. Sotto la sua direzione è stato avviato il progetto Art4future

La collezione Unicredit

L’ operazione di vendita della collezione d’arte di Unicredit viene data in gestione alla celeberrima casa d’aste Christie’s. Questa si assume l’onere di ricavare la migliore cifra possibile dalla prestigiosa serie di opere che spaziano dalla statuaria antica fino a giungere ai maestri della pittura moderna e contemporanea. 

Molte delle opere che nel 2013 sono state esposte al pubblico in occasione della mostra La grande Magia, un’esposizione organizzata dal MAMbo di Bologna sotto la cura e la direzione di Gianfranco Maraniello e Walter Guadagnini, vengono messe in vendita e destinate a nuovi proprietari. L’evento al museo d’arte moderna di Bologna mirava a presentare al pubblico una selezionata serie di pezzi facenti parte della collezione di Unicredit, dimostrando la validità sociale che il gruppo bancario ha da sempre letto nell’attività di collezionismo e valorizzazione del patrimonio artistico.

Il 4 ottobre 2019 apre a Londra la prima asta di Christie’s, che prevede la vendita del primo lotto contenente 312 opere scelte, alla quale seguono quelle di Amsterdam e Milano. Alla stampa l’allora CEO di Unicredit Jean Pierre Mustier rilascia dichiarazioni ricche di soddisfazione per l’andamento della vendita della collezione. 

L’interrogativo rimane aperto: qual è il motivo per cui un gruppo bancario internazionale del calibro di Unicredit deve trarre sostentamento economico per i suoi progetti vendendo parte del suo prestigioso patrimonio?

Costituire una collezione d’arte è infatti un prestigioso metodo per comunicare il proprio brand e testimoniare concretamente una vision in grado di qualificare positivamente l’azienda di fronte agli occhi dei propri stakeholders. Nonostante questo, la vendita della collezione è comunque sembrata la scelta più logica per incanalare in un nuovo progetto a finalità sociali le risorse necessarie a raggiungere gli obiettivi prestabiliti.

Andrea Orcel,CEO Unicredit

Il cambio di rotta

Arriviamo al 2021 e la vendita delle opere della collezione è ancora in corso con trattative sparse per tutto il globo. Il cambiamento però non tarda a farsi attendere: il passaggio di testimone al nuovo CEO di Unicredit, Andrea Orcel, arriva come una ventata di aria fresca e l’iniziativa Art4Future viene arrestata. 

La nuova prospettiva di utilizzo della collezione non ritiene più adeguata la vendita del patrimonio artistico accumulato in tanti anni di attività ma all’opposto vede nel sapiente utilizzo delle opere d’arte un ampio margine di sviluppo degli introiti. Grazie ad un impegno mirato verso la valorizzazione della collezione, ad un accesso virtuale della raccolta di opere e all’avvio di programmi educativi per giovani ragazze e ragazzi si può avere un ampio margine di crescita che in questo caso si lega perfettamente ai valori morali e sociali che il Social Impact Banking porta nel suo DNA.

«Tutela dellarte e della cultura sono il vero motore di sviluppo e coesione sociale. Valori e principi che sono convinto debbano essere parte integrante del ruolo che una banca deve perseguire in tutte le comunità in cui opera». Con queste parole Andrea Orcel segna un definitivo cambiamento di regime per la compagnia finanziaria. Per il momento il patrimonio artistico risulta al sicuro e la speranza è che possa acquisire nuova linfa vitale grande agli interventi che la nuova amministrazione ha annunciato di voler mettere in atto nel medio e lungo periodo.