Ventiquattro anni si sentono, eccome. È dal 1997, infatti, che Bologna non ospitava una mostra dedicata ad Andrea Pazienza. Tanto, troppo tempo. E la retrospettiva Fino all’estremo – accolta nelle sale di palazzo Albergati fino al 26 settembre – è un’ottima occasione per riscoprire, semmai ce ne fosse bisogno, l’infinita arte del fumettista, disegnatore, illustratore e pittore marchigiano scomparso nel 1988.

Proprio nel capoluogo emiliano Andrea Pazienza si trasferì, appena 18enne, per iscriversi al Dams e iniziare la sua carriera sulle pagine della rivista Alter Alter. Corsi e ricorsi, perché all’ombra delle Due Torri il genio di Pazienza si rivelò poi particolarmente fervido. Oggi in esposizione oltre cento opere che provengono dagli archivi delle persone a lui più vicine – come il fratello, la sorella, la moglie – tra tavole originali dei fumetti e opere pittoriche realizzate con i materiali più differenti: dai pennarelli alle tempere, dalla matite ai colori acrilici e tanto di più. La rassegna è arricchita da un’accurata selezione di storiche immagini del fotografo e artista visuale Enrico Scuro.
“Bologna è una regola”, canta Luca Carboni. Che è un estimatore di Pazienza. Ecco, prendendo il la dalla produzione dell’artista che fa leva su tre capisaldi – Pentothal, Zanardi e Pompeo – Fino all’estremo (curata da Mauro Uzzeo e Stefano Piccoli di Arf! Festival e organizzata da Piuma in collaborazione con Arthemisia) è un viaggio nella vita di Andrea Pazienza, lungo le strade di una Bologna resa infuocata dai movimenti studenteschi del ’77. Anni di rivolte, amori sfrenati, guerre politiche: con la forza e l’urlo espressivo che lo caratterizzavano, Pazienza non ha mai posto freni alla propria espressività. Lui, vero e proprio fantasista – come il numero 10 Roby Baggio che proprio a Bologna rinacque calcisticamente – è sempre rimasto al servizio di un flusso di coscienza inarrestabile e versatile chiamato (propriamente) fumetto. Come ammise lui stesso: «In questi anni ho scoperto diverse cosucce. Intanto, di non essere un genio. Perché sì, lo confesso, da ragazzo ci speravo. Invece no, sono un fesso qualsiasi. Però, c’è sempre un però, è vero, sono un disegnatore eclettico».
Info: www.palazzoalbergati.com