Blitz cromatico, di Fiorenzo Zaffina, con il testo critico di Lorenzo Canova, è la XVII personale organizzata dall’Apocryphal Gallery. I lavori dell’artista saranno visibili fino al 18 febbraio 2021 solo su Instagram nel profilo: @apocryphalgallery della galleria. La galleria di arte contemporanea è solo virtuale e si situa su Instagram. Nasce durante il lockdown da un’idea di Mario Nalli, ed è particolare perché gli artisti non hanno la possibilità di entrarvi preventivamente per vedere lo spazio, ma si devono affidare al proprio intuito. Inoltre le opere che si mostrano sono tutte di piccolo formato, anche se in esposizione sembrano grandi. Il percorso di Fiorenzo Zaffina inizia con il rompere muri di luoghi all’aperto ed al chiuso, questo perché Zaffina cercava di scavare nella memoria, nella stratificazione dei ricordi di tali muri, come fosse una maieutica artistica delle architetture. Parte del muro distrutto era spesso colorata. Poi ha cominciato a lavorare con il cemento cellulare creando delle spaccature sulla superficie, ad esempio nella mostra dal nome Monolito, ad Operaunica a Roma nel 2011 – qui il colore utilizzato era il rosso –.

Al finissage si è svolta anche una performance: l’artista ha distrutto la scultura riducendola in vari blocchi. Zaffina ha scolpito anche il marmo, sempre rompendolo in parte, come nell’opera Monolito Sardo, che ora si trova permanentemente al porto de La Maddalena, realizzata in seguito alla vittoria della Biennale Arte e Natura de La Maddalena nel 2015: il colore che ha qui utilizzato è l’azzurro che richiama il mare e le onde. Infine ha incontrato il plexiglass, materiale di cui si serve attualmente e che ha usato anche in questa mostra. All’inizio si è cimentato con lastre di plexiglass, poi ha capito che per la sua poetica aveva bisogno di blocchi del materiale, che incide con dischi di diamante. Il diamante lascia una satinatura tale che, alla luce, la spaccatura sembra colorata di bianco e a volte espone l’opera così, senza interventi cromatici. Quando agisce, invece, con i colori – il suo preferito è il rosso, ma ama anche l’azzurro – essi sono fluorescenti e brillanti. La ricerca alla base dell’utilizzo del plexiglass è improntata sulla sua trasparenza che crea un vuoto in cui Zaffina può lasciare un segno che risulta inserirsi nella sala espositiva a partire da quel vuoto, da quell’assenza. Il suo segno è visibile da ogni prospettiva: laterale, dal basso, dall’alto, dall’interno, creando una molteplicità di fruizioni che rimangono legate alla sua personale tecnica. Alcune delle opere di piccolo formato presentate all’Apocryphalgallery sono state realizzate ad hoc, altre erano preesistenti. Dalla rottura dei muri, fino all’utilizzo del plexiglass, il percorso di Fiorenzo Zaffina si è sempre distinto per la sua originalità. Dal testo critico di Lorenzo Canova: “Nei suoi Scavi Zaffina utilizza infatti il materiale plastico entrando nel corpo della sua solidità e sublimandone la materialità spostandola verso una dimensione metaforica di trasparenza e di accensione cromatica, in sculture dove i blocchi solidi di plexiglass vengono scavati, incisi e talvolta dipinti, tracciando ondate gelide di bianchi o paesaggi fiammeggianti di rossi, di arancioni e di gialli, dove il passaggio della luce elettrica attraverso la materia traslucida prende possesso dell’ambiente e lo domina nella pulsazione cromatica di una nuova vibrazione dinamica”.
Dall’8 febbraio alle 19 su Instagram @apocryphalgallery