Nonostante la chiusura obbligata, il MAST non si è fermato e si è adoperato per spostare online i due grandi progetti in mostra in questo periodo, in attesa della riapertura. Del resto due iniziative di tale portata non potevano arrestarsi. Una antologica e una sperimentale. La prima, Inventions, curata da Luce Lebart e Urs Stahel, focalizzata sulle fotografie delle invenzioni più brillanti che hanno caratterizzato l’inizio del secolo scorso. La seconda, quella dedicata al vincitore e ai finalisti del MAST Photography Grant on Industry and Work, il premio rivolto ai fotografi che si cimentano con il concept del lavoro e della tecnica.
Per vederle basta collegarsi al sito del museo: https://www.mast.org/.
INVENTIONS
La mostra presenta le fotografie delle invenzioni più brillanti e geniali provenienti dalle collezioni dell’Archive of Modern Conflict di Londra e dagli Archives nationales francesi. Queste numerose invenzioni vengono realizzate e fotografate in Francia tra le due Guerre mondiali presso l’Office des inventions su iniziativa di Jules-Louis Breton, a capo del Sous-secrétariat d’État aux inventions. Breton, inventore a sua volta, voleva promuovere la ricerca scientifica e industriale, accelerando i processi e garantendo la rapida trasformazione di un’idea in un oggetto o in una macchina di pronto utilizzo. In tal senso, egli favoriva attivamente la collaborazione tra industriali, scienziati e inventori. Di corredo ai progetti e alle descrizioni dettagliate delle invenzioni, le immagini ne facilitavano la valutazione e contribuivano a conservarne la traccia. Rappresentavano così una valida alternativa ai prototipi, facili da archiviare e prontamente disponibili per la presentazione di fronte alle commissioni. La mostra rappresenta la molteplicità delle invenzioni presenti nell’archivio di Breton, che vanno dagli oggetti usati per sopravvivere in tempi di crisi ai dispositivi per godere di una migliore qualità della vita in periodo di pace. Pur essendo prodotte senza intenzioni artistiche, le immagini hanno innegabili qualità estetiche e possiedono quello che si può definire uno stile fotografico, paragonabile a quello di un autore, benché non siano mai firmate. Come spiega la curatrice e storica della fotografia Luce Lebart ”si tratta di un archivio visivo che colpisce per la sua fantasia, gli accenti umoristici e la libertà nello svelare i codici dell’oggettività fotografica. L’elemento comico è tanto più inatteso in quanto si inserisce in un contesto industriale e scientifico. Come al cinema, queste scene fotografiche ci raccontano delle storie”.
MAST PHOTOGRAPHY GRANT ON INDUSTRY AND WORK
Nato nel 2007 per sostenere la ricerca sull’immagine dell’industria e del lavoro e dare voce ai talenti emergenti, il MAST Photography Grant on Industry and Work, promosso da Fondazione MAST, consente ai giovani fotografi che vincono la borsa di studio di sviluppare un progetto su industria e lavoro e di realizzare una mostra accompagnata da un catalogo. Nel tempo il concorso ha contribuito alla creazione di una raccolta fotografica di artisti contemporanei che ora fanno parte della storica e articolata collezione di fotografia industriale della Fondazione MAST, curata da Urs Stahel.
Spiega il curatore: «Ogni due anni, la Fondazione MAST, attraverso il Premio offre a giovani fotografi l’opportunità di confrontarsi con le problematiche legate al mondo dell’industria e della tecnica, con i sistemi del lavoro e del capitale, con le invenzioni, gli sviluppi e l’universo della produzione. E spesso il loro sguardo innovativo e inedito ci costringe a scontrarci con incongruenze, fratture, fenomeni e forse perfino abissi che finora avevamo trascurato o cercato di non vedere». I progetti selezionati per questa sesta edizione sono diversi tra loro, ma legati dall’attualità dei temi affrontati e dalla molteplicità dei mezzi di rappresentazione scelti.
Alinka Echeverría (vincitrice della sesta edizione) alla soglia della quarta rivoluzione industriale, indaga alcune immagini di femminilità guardando al ruolo svolto dalle donne agli albori dell’industria del cinema e della programmazione informatica.
Chloe Dewe Mathews mostra i danni ambientali delle coltivazioni intensive nei polytunnel, le strutture in plastica che ricoprono quattrocento chilometri quadrati di superficie terrestre per consentire di produrre ortaggi tutto l’anno.
Maxime Guyon usa il mezzo fotografico al massimo delle sue potenzialità per restituirci gli aspetti tecnologici e le alte prestazioni degli aerei; Aapo Huhta esplora il mondo dell’Intelligenza Artificiale e mostra come la macchina legga in modo eticamente sospetto le immagini, sollevando dubbi sulle modalità di implementazione dei software.
Pablo López Luz fotografa le vetrine dei negozi di abbigliamento in America Latina, che resistono all’omologazione imposta dall’industria globale della moda e porta la riflessione sul paesaggio urbano quale luogo privilegiato per cogliere le trasformazioni sociali e culturali.