Il cielo in una stanza

Roma

Il Covid non l’ha fermata, Francesca Leone la sua mostra prevista a marzo, saltata a causa del lockdown, è riuscita a inaugurarla il 16 settembre da Magazzino a Roma. Un progetto a cui teneva particolarmente, perché rappresenta una nuova tappa in un percorso lungo e coinvolgente che sta portando avanti da tempo, quello che ha come concept il riuso. Un messaggio molto attuale, che lei ha saputo rendere ancora più suggestivo con la sua ultima serie di opere. La mostra Si può illuminare un cielo melmoso e nero? celebra un ritorno alla pittura dell’artista romana, una pittura onirica e delicata, che si stende su lastre di lamiera, accartocciate e poi ristese. L’effetto è forte e profondo e si esalta nell’installazione site specific che dà il titolo alla mostra. Un affresco di lamiera, creato con una serie di inserti di lamiera dipinti con tinte bluastre, montato sul soffitto della sala principale della galleria e illuminato da uno spot centrale. L’atmosfera si fa cupa, l’occhio si meraviglia e il cuore palpita. L’opera arriva subito, suggerendo paesaggi mentali infiniti e tormentati, proprio come i versi di Charles Baudelaire ne L’irreparabile, da cui è mutuato il titolo della mostra. I punti di riferimento cadono di fronte all’installazione, la sensazione di spaesamento prende il sopravvento. Un lavoro sorprendente, robusto e scenografico, che fa da contraltare alla delicatezza delle opere che albergano nelle altre stanze. Dopo i pannelli di cemento armato e la griglia metallica di Trash, esposta al Macro e alla Triennale di Milano, Francesca Leone con questa mostra sembra aver trovato la sintesi tra le sue due vite artistiche precedenti, quella squisitamente figurativa, legata al ritratto, e quella più concettuale, caratterizzata dalle installazioni ”underground”. La pittura della serie Carte è molto raffinata e morbida, gioca con le venature delle lamiere invecchiate e con le velature di ruggine depositata, fino a dare al supporto l’idea di leggerezza, come fosse la pagina di un libro. Non a caso il curatore Danilo Eccher nel suo testo curatoriale fa riferimento al racconto, ”dove affiora il ricordo della pittura, dove vibra l’emozione del colore, dove si riconosce l’arte di Francesca Leone, un racconto capace di scalfire le tenebre più dense della pece”.

Dal 16 settembre al 24 ottobre
Magazzino, via dei Prefetti 17 – Roma
Info: www.magazzinoartemoderna.com 

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