Hay que caminar

Roma

Viaggio come movimento perpetuo, come estensione della mente, come rigogliosa fantasia, come intessere passioni. Viaggio come ritrovamento di una meta, come perdizione nel non conosciuto, come approdo, come non ritrovarsi più. Tante altre sono le declinazioni del viaggio che molti artisti hanno indagato anche se rinchiusi dentro quattro pareti. Il viaggio non vuol dire solo spostamento corporale, ma anche spostamento immaginifico. Ed ogni volta che si parte o si raggiunge una meta, reale o illusoria che sia, si fa un’obliterazione di un biglietto, reale o immaginifico. È la continua obliterazione che ci permette di dare un tempo al viaggio, di cadenzare vittorie o sconfitte, spostamenti o persistenze. Il tempo però si può dilatare o restringere a seconda di come lo viviamo, perciò tutto diventa relativo e attraversa la transitorietà di qualsiasi luogo, di qualsiasi esperienza, di qualsiasi idea, di qualsiasi parto figurato. Nella mostra di Ak2deru Hay que caminar nell’Apocryphal Gallery, ideata da Mario Nalli, che si inaugura in questa occasione su Instagram il 26 marzo 2020 alle ore 19, con la cura di Mario Nalli, in collaborazione con Claudia Quintieri, e il testo critico di Ruggero Barberi, l’obliterazione è essenziale e reiterata. Nella mostra si parla di viaggio nelle sue diverse sfumature ed è come se l’artista attraverso i suoi diversi inchiostri sovrascritti su carte sagomate e stampate, trovasse ogni volta il modo di fermare quell’attimo, di renderlo eterno e leggibile, oppure oscuro e transitorio. Il progetto è nato circa due anni fa, ma solo adesso si sta sviluppando per trovare una completezza andando avanti con il tempo. Alla fine i lavori saranno circa 200, mentre in questa mostra ne verranno esposti una trentina. Oltre al singolo pezzo l’artista ha pensato di creare più composizioni modulari, dove il modulo è essenziale per l’idea dell’esposizione: verranno realizzate composizioni orizzontali, verticali e quadrate. In questo progetto Ak2deru porta avanti la ricerca monosemica che prosegue da oltre dieci anni. La reiterazione dello stesso segno, che lo caratterizza, deriva da una coscienza artistica che si rivela con il monosema, dal greco ”monos”, ovvero uno, e ”sema”, ovvero segno unico. Due sono i binari opposti del processo creativo: la costante unica del segno e la sua variazione perpetua con mutazioni continue che riguardano anche i materiali, i supporti, le tecniche e approcci diversi per ogni serie. Saranno poi realizzati multipli d’artista in serie limitata e stampati, riprodotti in formati differenti. Infine la mostra si arricchirà anche di tele applicate su tavola con acrilici e medium, gel e liquidi, appartenenti a cicli pittorici precedenti, realizzati fra il 2016 il 2018. L’artista è poi un compositore musicale e le sue variazioni pittoriche possono richiamare le variazioni musicali di ritmi, suoni, polifonie. In questo periodo di pandemia globale, per sostenere l’arte e la vita, si presenta al pubblico la nuova galleria Apocryphal Gallery che sarà visibile solo su Instagram. Con il riferimento della galleria all’aggettivo apocrifo si intende dire che essa è ”falsa” in una direzione ben precisa, perché essa è fruibile solo su Instagram. Essa è ”falsa” perché non ha più i canoni usuali di spazi effettivi, mentre è reale perché accoglie opere vere. Essa è composta da moduli componibili a seconda delle esigenze. In essa si svolge un incontro ideale con il luogo, ciò porta ad una relazione ideale con lo spazio che le opere vanno ad abitare. Tutto ciò è illusorio e surreale ma anche persistentemente vero. I lavori degli artisti sono di piccole dimensioni, ma non se ne rivelano le dimensioni effettive portando ad una sorta di smarrimento. La galleria accoglie lo spettatore secondo nuove prospettive proprie della virtualità che la caratterizza e che porta ad esperirla con nuovi mezzi tecnologici dando nuovi punti di vista rispetto al luogo abitato dalle opere.

Fino 10 aprile 2020 Apocryphalgallery Instagram

Articoli correlati