Kronos e Kairos. I tempi dell’arte contemporanea

Roma

Kronos, il tempo, quantitativo, che scorre, e Kairos, il tempo, qualitativo, che indica un momento che accade, un momento opportuno. Kronos e Kairos incarnano due diverse dimensioni, la doppia e contrapposta identità del tempo secondo la declinazione degli antichi Greci. Tra richiami e corrispondenze antico e contemporaneo si intrecciano e le vestigia della storia passata risuonano nelle forme della contemporaneità che a loro volta in esse si radicano, traendone un inedito significato. Fino al 3 novembre lo spazio archeologico del colle Palatino ospita 15 opere d’arte contemporanea realizzate da artisti italiani e internazionali, rinnovando un appuntamento che intende far dialogare il patrimonio storico con l’arte del presente. La mostra Kronos e Kairos. I tempi dell’arte contemporanea, curata da Lorenzo Benedetti, si pone domande sul tempo, evidenziandone gli elementi di continuità e stratificazione e producendo un cortocircuito tra creatività contemporanea e i segni del passato. Sculture, installazioni, opere site-specific e audiovideo di Nina Beier, Catherine Biocca, Fabrizio Cotognini, Dario D’Aronco, Rä di Martino, Jimmie Durham, Kasia Fudakowski, Giuseppe Gabellone, Hans Josephsohn, Oliver Laric, Cristina Lucas, Matt Mullican, Hans Op de Beeck, Giovanni Ozzola e Fernando Sánchez Castillo, abitano le Arcate Severiane, lo Stadio Palatino, il peristilio inferiore della Domus Augustana, la Sala dei Capitelli,  gli scenari dei palazzi imperiali. «Illusione, potere, mito, precarietà sono i soggetti degli interventi selezionati. – spiega Alfonsina Russo, Direttore del Parco Archeologico del Colosseo – Gli stessi temi che ci restituiscono i luoghi che li accolgono. È questa corrispondenza tra spazi archeologici e creatività contemporanea che ha posto le condizioni di questo ambizioso progetto, primo risultato di un importante accordo con la Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane». Rielaborando o realizzando nuove opere in funzione del luogo, gli artisti si confrontano con i monumenti della classicità, riflettendo sui significati e i limiti del tempo. Lo statunitense Jimmie Durham, per esempio, presenta un’opera site-specific: costituita da diverse parti assemblate, il cui uso rimanda a una sorta di mitologia industriale, Stone Foundation è un ragionamento sulla velocità dell’obsolescenza della tecnologia. The Stand-in (2011) di Rä Di Martino è un’installazione di 10 proiettori che mostrano i set di produzioni cinematografiche nel deserto nordafricano. Ormai diventate nient’altro che rovine, sono in attesa di essere riutilizzate, smontate o trascinate dal vento e dissolte dal tempo. Scrive il curatore: «Un contesto come quello del Parco archeologico del Colosseo dà la possibilità di mostrare l’opera d’arte all’interno di un contesto atemporale. Un’analisi del contesto in cui posizionare il contemporaneo che si deve adattare a un tessuto passato, un contemporaneo che si deve posizionare in una produzione accelerata del consumo di arte, un contemporaneo che affronta la complessità del tempo. (…) possiamo ritrovare il contemporaneo nell’espressione di Kairos, cioè di rottura tra il presente e una certa idea di passato. L’attenzione a una struttura cronologica del tempo che rientra in uno schema lineare, una prospettiva che possa racchiudere una densa e appassionante visione storico-artistica solleva il problema dello spazio necessario alle nuove ricerche, allo sviluppo della cultura e del possibile dialogo con il contesto internazionale. Tutte le condizioni artistiche sono tendenzialmente storicizzate, inserite quindi all’interno di una dimensione cronologica. Mentre gli sviluppi dell’arte contemporanea sono piuttosto legati a una dimensione ”kairologica”».

Kronos e Kairos. I tempi dell’arte contemporanea è realizzata con il coordinamento scientifico della Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane, promossa dal Parco archeologico del Colosseo, con l’organizzazione di Electa. La mostra è stata spunto anche per l’ideazione di un progetto educativo di mediazione culturale, curato da Antonella Muzi, che coinvolge alcuni studenti provenienti dai corsi di studi in storia dell’arte dell’Università di Roma Sapienza. Dal 19 al 21 luglio e dal 1 settembre al 3 novembre gli studenti costruiranno un dialogo con gli spettatori, permettendo una fruizione partecipata e attiva delle opere in mostra.

Info: parcocolosseo.it