Vincent e Van Gogh

Roma

Disegnare da cani? No, disegnare ”da gatto”. E che gatto. Un preambolo bizzarro, a maggior ragione considerando che vuole introdurre il nuovo graphic novel dedicato al geniale e controverso Vincent van Gogh. Alcuni potrebbero storcere il naso, visto che di biografie a fumetti su Vincent Willem van Gogh – questo il nome completo del genio olandese – se ne sono scritte (e, per forza di cose, se ne scriveranno) tante. Tuttavia, Vincent e Van Gogh scritto e disegnato da Gradimir Smudja (artista nato a Novi Sad, in Jugoslavia, nel 1954), mostra un approccio diverso. A partire dal protagonista. O meglio, dai protagonisti, non necessariamente umani. Già, perché il volume (130 pagine a colori, brossurato, 22 euro) edito da Kleiner flug prende il là, nello sviluppo del racconto, da una serie di singolari interrogativi. ”Chi era Van Gogh? Un genio, un pittore inimitabile, un artista sublime, un’icona culturale, oppure un impostore? Siamo sicuri che sia lui l’autore di quei quadri che – al giorno d’oggi – vengono considerati inestimabili patrimoni dell’umanità?”. Domandare è lecito, rispondere è cortesia. E la replica arriva proprio dall’eclettico ed ironico autore del libro – fumettista, pittore e illustratore particolarmente noto in Francia – che svela (no spoiler) l’inganno. Van Gogh? Altri non era che un bugiardo, un abile millantatore privo di scrupoli nello sfruttare il lavoro di un suo caro amico a quattro zampe (il temuto precariato, almeno qui, non c’entra nulla): un rossiccio, per nulla rachitico e assai talentuoso gatto di nome Vincent, salvato dalla strada (”respira appena, spero riesca ad arrivare al mattino”). Naturalmente curioso, spinto dalla voglia di cacciarsi sempre nei guai (come quasi tutti i felini), Vincent è dotato di un incredibile estro artistico (decisamente meno comune), e pennellando le tele a suon di unghiate – ”all’improvviso, come al circo, il gatto si aggrappò alla tela, la graffiò e la grattò” – dipingerà i quadri che passeranno alla storia come quelli di Vincent Van Gogh.

Che, da parte sua, osservando il felino in azione, si lascia andare ad espressioni come ”non credo ai miei occhi, lo sta dipingendo capovolto” oppure ”ho visto migliaia di quadri, ma mai uno come questo. È più che geniale”. Ma non è tutto. Perché l’estroso gatto – menefreghista, volubile e godereccio (”ho nove vite io, e pure sette peccati capitali”) – fa la pipì in piedi, sa parlare ed essere pungente (”lascio questa stamberga per sempre, prima o poi mi supplicherai di tornare”) e gode nel burlarsi dell’umano pittore (”chiamatemi Vincent, nella mia famiglia abbiamo un pedigree artistico”). E ancora, adora bere, fumare la pipa, rubare nei musei ed è un inguaribile rubacuori tanto con i suoi simili quanto con le prostitute (”abitué del bordello, vi era sempre ben accolto”). Una simpatica canaglia che fa il paio con il gatto con gli stivali di scuola Dreamworks e si muove – piuttosto a proprio agio – nell’universo parallelo creato da Smudja, dove uomini e animali convivono all’interno di una cornice (come quella di un quadro) grottesca ed ironica. Dunque, che tipo di rapporto è esistito tra Vincent e Van Gogh? Perché si sono (ri)trovati a vivere insieme in quella casa gialla situata ad Arles, nella regione della Provenza? Spassoso e delicato, il graphic novel Vincent e Van Gogh oscilla tra racconto fiabesco e riflessione sulla figura (spesso tormentata) dell’artista. Il gatto, privo di vincoli e barriere creative, non riesce a tenere a freno il suo estro, cosa che invece fa l’essere umano, moderato e razionale. Una bella lezione felina.

Info: www.kleinerflug.com

 

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